Delirio di amorosi sensi, con orrore. Tanto.

tanti autori in cerca di personaggio
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Delirio di amorosi sensi, con orrore. Tanto.
Dylan Dog Gigante 18

Delirio di amorosi sensi, con orrore. Tanto.

Scheda IT-DD-g18a

Scheda IT-DD-g18b

Scheda IT-DD-g18c

Scheda IT-DD-g18d

Non in tutte le botti piccole c'è il vino buono

Nel complesso il volume è eccellente, e quasi ineluttabilmente la storia più debole appare quella di Gualdoni, che sembra aver rapidamente sviluppato un altro -ismo bonelliano dopo nizzismo e recagnismo: ovviamente il gualdonismo (tenterò qui di seguito di illustrarne la caratteristica fondante).

Lo stesso Saudelli del resto si impegna al minimo, poi ovviamente il talento lo sostiene. La storia è, come d'abitudine, più che buona fin quasi alla fine. Leggera, per carità, ma frizzante e piacevole. Poi frana all'ultima tavola su uno di quei controfinali desolanti marchio di fabbrica dal peggior Chiaverotti. E' senza dubbio una patologia interessante e curiosa quella che porta Gualdoni a rendere le proprie storie ingiovibili sempre all'ultima tavola, e sempre dopo averle condotte fin lì con mano dignitosa se non eccellente. Speriamo guarisca.

Le altre tre storie invece sono tutte ottime, e tutte diverse tra loro.

Dylan assediato dagli scarafaggi
disegni di Franco Saudelli, Dylan Dog Gigante n.18

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Dylan assediato dagli scarafaggi<br>disegni di Franco Saudelli, Dylan Dog Gigante n.18<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Un disegnatore mostruoso

La seconda storia breve, quella di Di Gregorio e Dall'Agnol per dimensioni è un piccolo episodio, molto dylaniano, che unisce funambolicamente sogno, realtà e surrealtà. Tenera? Mah, sì, il suo aspetto esterno lo è sicuramente, ma questa storia ha in sé una scheggia di vera poesia, e la poesia vera non ha molto a che fare con la tenerezza; più con la forza, e se parla di sentimenti "teneri", si addentra nelle pieghe scandalose che questi possono nascondere. Ecco quindi che l'amore, ineludibilmente, comporta sofferenza. E non sofferenza di amorosi e languidi sensi, ma rischio della propria vita. Cambia poco che il tutto sia trasfigurato in parabola all'interno di quella piattaforma onirica cui accennavo. Lato disegni: Dall'Agnol giganteggia su tutti gli altri. Una tale capacità di evocare e descrivere con un segno così stilizzato eppure ricco di sfumature ci consegna la sua piena maturità. Se saprà mutare ancora avremo un vero e proprio mostro di bravura.

Dylan e il Piccolo Principe si prendono cura della Rosa
disegni di Piero Dall'Agnol, Dylan Dog Gigante 18

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Dylan e il Piccolo Principe si prendono cura della Rosa<br>disegni di Piero Dall'Agnol, Dylan Dog Gigante 18<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Le storie di Celoni e Barbato&Brindisi non sono certo da meno.

Confuso? No, elaborato

Anche Celoni ci offre una storia molto dylaniana, del Dylan Dog onirico e surreale. Una storia che pesca suggestioni in mille dove e le restituisce nell'amalgama di una storia coesa e focalizzata sulle dimensioni narrative dell'amore, del desiderio, della memoria e della fantasia. Sovraordinata a tutto, la morte. La paura della morte e della vecchiezza. E di perdere financo il ricordo dell'amore. Al volo, graficamente mi è parso di cogliere bagliori da Alberto Breccia e da Philippe Druillet. Sovraccarica fin troppo, invece, la messe di riferimenti letterari, che pure Celoni metabolizza bene e impasta in un gioco di specchi con la versione labirintica che fornisce dell'anima e della memoria del suo personaggio, Ozra, che rimanda con forza all'Ezra di Mort Cinder (magari con la "O" di Oesterheld?), ma che nell'incipit della storia mi ha riportato alla mente lo straordinario protagonista della straordinaria novella di Stefan Zweig, "Mendel dei libri".

Dylan nel mondo di Ozra
disegni di Fabio Celoni, Dylan Dog Gigante n.18

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Dylan nel mondo di Ozra<br>disegni di Fabio Celoni, Dylan Dog Gigante n.18<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

... e dulcis in fundo

Ma la sorpresa vera è Paola Barbato. Non perché scriva un'ottima storia anche lei - questo è più o meno quanto da lei mi aspetto regolarmente -, ma perché offre quasi un unicum: stavolta scrive una storia di Dylan Dog, e non una storia con dentro un tizio vestito da Dylan Dog (e tanto per intenerire ancor più il cuore di questo vecchio scettico l’autrice ha concesso un immediato bis nella storia apparsa subito dopo sulla serie regolare: alla via così, madame!). Una storia a sua volta perfino sovraccarica. Di simbolismi e sentimenti forti. La comunità chiusa e ripiegata su sé stessa, il capro espiatorio, la società che si rifiuta di guardare in faccia la realtà e omologa gli individui, l'omertà di gruppo sui "peccati" della comunità medesima.

Affollamento di gemelli
disegni di Bruno Brindisi, Dylan Dog Gigante n.18

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Affollamento di gemelli<br>disegni di Bruno Brindisi, Dylan Dog Gigante n.18<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Anche questa è poi una storia d'amore. Di quanto può essere pericoloso, anche malato, l'amore. Le spiegazioni finali (che in realtà la Nostra fa accortamente partire da un po' prima della classica riunione nel salotto con l'investigatore) scivolano quasi inavvertite grazie al vigore delle emozioni e al disvelarsi delle tortuosità mentali e delle psicologie. A questa impalcatura razionale Barbato riesce pure a fondere bene una componente più surreale e genuinamente dylaniana, sfruttando fino in fondo la portata simbolica dell'omologazione degli individui per costruirvi sopra la storia della "maledizione" sugli abitanti del villaggio. Brindisi va a memoria - calligrafica memoria - e asseconda con vicario spirito di servizio i testi della Signora in Dylan.

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