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" La foto che urla"

TESTI
Diego Cajelli
DISEGNI
Luca Rossi

L'ospedale psichiatrico

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L'importanza dell'immagine
recensione di Guido Del Duca

Per la sua terza prova dampyriana, Diego Cajelli si cimenta con una storia horror classica, con tutti gli annessi e connessi del genere, e cerca di svilupparla secondo alcune linee guida ormai tipiche della serie, pur senza rinunciare ai guizzi personali. L'alchimia che ne deriva non dà forse risultati eclatanti, ma senz'altro una storia gradevole e riuscita, con momenti orrorifici autenticamente angoscianti.

Harlan ha di nuovo a che fare con una sensitiva, che in questo caso è molto pericolosa. Per non far mancare alla storia quell'ancoramento al passato che è una caratteristicaa ricorrente della serie, lo sceneggiatore riserva ampi flashback alla vicenda personale della sensitiva, mettendola in correlazione con Aleistere Crowley, personaggio realmente esistito.
E sempre nel solco della tradizione, c'è la coppietta che finisce nelle grinfie del mostro di turno, 'topos' replicato a breve distanza con una coppia di cacciatori, per sottolineare la crudeltà della Bobasch.

"Riuscita la caratterizzazione della Bobasch, anche se nel finale diventa una cattiva troppo tradizionale"    

E proprio la particolare caratterizzazione della sensitiva, nel finale diventa un'arma a doppio taglio poichè la Bobasch è così sottilmente perfida (magistrale la dimostrazione della piccola Claudine a pag.15) ma disperatamente sola, che quasi dispiace che nelle ultime pagine si comporti come il classico nemico di turno e venga di conseguenza eliminata da Harlan. Buona anche la resa del protagonista che, come spesso capita nelle storie di Cajelli, passa attraverso esperienze durissime, ma è anche particolarmente 'vivo' grazie ad alcune battute riuscite.

La prova di Luca Rossi, pur non essendo paragonabile ai suoi capolavori, è comunque di ottimo livello. Il disegnatore si mette al servizio delle atmosfere della storia adottando un bianco e nero rigoroso (unica eccezione, il riflesso acquerellato negli specchi della clinica psichiatrica), in cui il contrasto tra chiaro e scuro è netto, mentre le espressioni e le figure, come sempre ben curate, passano in secondo piano rispetto alle ombre, all'inquietudine delle inquadrature, agli sfondi e ai riflessi mai lasciati al caso, che amplificano e rendono tangibile l'angoscia di cui è permeata la storia. E non poteva essere altrimenti, in una storia incentrata sull'immagine.

(70k)
L'ospedale psichiatrico
disegni di Luca Rossi (c) 2005 SBE

Doppio impegno per Cajelli che, dopo l'albo minerario, immaginifico ma piuttosto deludente, sforna un validissimo intermezzo tra i filoni dampyriani.
Per la copertina, Enea Riboldi tratteggia un Harlan ancora una volta diverso dal solito ma finalmente convincente, con lineamenti duri e colori cupi, di grande carattere, anche se la posa eccessivamente plastica, e l'impostazione stessa della cover (poco dinamica, con la Bobasch alle spalle del protagonista e disegnata con stile differente) attenuano il risultato finale.

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
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