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" La Piccola Morte"

TESTI
Pasquale Ruju
DISEGNI
Corrado Roi

Pagine correlate:

Una Morte piccola piccola
recensione flash di Vincenzo Oliva


All�inizio della sua carriera bonelliana Pasquale Ruju ha scritto pi� di una storia di buona (quando non di eccellente) fattura. In particolare, per Dylan Dog le ottime Il vicino di casa sul quarto gigante e Il canto della sirena sul quinto; e per Nathan Never il n.75 "India".

Poi, progressivamente, la sua vena � andata inaridendosi, banalizzandosi, per perdersi in una sequenza apparentemente senza fine di storie dal comunissimo impianto "giallo", spruzzate qui e l� di antiche reminiscenze horror dal passato glorioso della serie, e condite con dosi abbondantissime (spesso davvero eccessive) di facile retorica e buoni (o meglio "buonisti") sentimenti, applicando, della lezione sclaviana, la parte pi� semplice e priva di difficolt� e, francamente, quella di cui si farebbe volentieri a meno. Per metterla gi� semplice, Ruju ha inanellato riempitivi su riempitivi.

"Dopo un esordio brillante, Ruju ha progressivamente banalizzato la sua vena creativa: galeotta fu la sovrapproduzione?"
   

Galeotta fu la sovrapproduzione? Certo, lo zampino del superlavoro deve esserci.

Costretto dalla crisi di Sclavi - e dal "tradimento" di Chiaverotti e Manfredi, giustamente presi dalle loro serie Brendon e Magico Vento, e quindi allontanatisi dalla testata - a farsi carico della serie sotto il puro aspetto quantitativo, Ruju d� mostra di aver ormai esaurito (e da tempo) la benzina e le idee. Trame (gialle o non gialle) scontate, personaggi monodimensionali, repliche di cose gi� viste popolano sempre pi� le pagine prodotte a ritmi "industriali" da un autore che evidentemente ha necessit� di tempi pi� rarefatti (e che forse d� il proprio meglio nel racconto breve: si veda oltre al citato "Il vicino di casa anche L�altro sull�ottavo gigante, dove nonostante il finale consolatorio Ruju presenta ai lettori una sceneggiatura tesa, angosciante e coinvolgente, ed un�idea che bench� non sia freschissima ha saputo sfruttare al meglio).

Non fa eccezione "La Piccola Morte", questo n.170 nel quale, con qualche aggiunta, l�autore ricicla i personaggi di una sua storia precedente (il n.135 "Scanner"), gi� essa non particolarmente brillante, una delle tante variazioni sul tema del "mad doctor".

Torna Pearl Dee, giovane scanner gi� vittima, nel n.135, delle onnipresenti branche deviate delle forze armate e degli esperimenti dello scienziato pazzo di turno, il dottor Dagherov - che ella, immancabilmente, scopre essere suo padre - ma anche carnefice in erba del suo aguzzino, il generale Ravenwing; ormai diciottenne, forse priva dei suoi poteri, Pearl se la deve vedere con Jordan Anderson, compagno della madre, immancabilmente picchiatore di donne, truffatore, molestatore di giovani ragazze, oltre che con Sacha, uno dei tanti altri figli che Dagherov aveva seminato tra Russia e Inghilterra, povero scanner disperato e terribile arma innescata, i cui poteri stanno andando fuori controllo. E oltre a loro, un risveglio d�interesse da parte dei militari, un ragazzo con mille problemi e un inevitabile senso di colpa, una madre problematica (Madeleine), un amico di nome Dylan Dog...

"La Morte � pur sempre la morte, ma Byron ne � una incarnazione in fondo simpatica"
   
Torna Byron, pupazzo inquietante eppure simpatico amico e protettore di Pearl, suo confidente, egli � (l�ennesima!) incarnazione della morte, una morte benevola, per�, riequilibratrice: i suoi interventi puniscono i cattivi, donano requie ai cuori tormentati, salvano i "nostri" (si veda pag.40, dove Dylan rammenta di dovere la vita a Byron).

Tutto ci� sa troppo di gi� visto, e si mescola ad una congerie di spunti e sottotrame (Jordan/Madeleine, Evan/Pearl, la tensione sotterranea tra Jordan e Pearl la fuga di Sacha, il deus-ex-machina Byron) che Ruju fa convergere sulla sbrigativa scena della scontro/confronto tra Sacha e Pearl senza riuscire a farne un tutto armonico, e - soprattutto - senza che l�affastellarsi dei vari elementi abbia creato una vera aspettativa nel lettore.

Si arriva cos� alla "piccola morte" del titolo, nome in codice degli scanner come Pearl, oltre che nome attribuito al coma (che Ruju si "premura" di farci sapere reversibile) nel quale lasciamo la giovane protagonista alla fine dell�albo.

Sotto tono anche la prova di Corrado Roi, meno evocativo del suo solito, pi� netto e meno sfumato, quasi gli fosse difficile, faticoso, creare quelle sue tavole piene di atmosfera "magica", di contrasti insistiti, di disegni allusivi pi� che descrittivi.

"Per Corrado Roi una prova professionale ma priva di slanci creativi sinceri "
   
Una prova piana e professionale, ma alla quale manca quel quid che � la partecipazione emotiva dell�artista.

Qui e l� si intravede il Roi delle grandi occasioni, ma sono solo frammenti: il sogno di Pearl alle pagg. 31/32 e il confronto tra Byron e Sacha alle pagg.91/92. Forse non � un caso che sia presente in entrambe le occasioni il personaggio di Byron, probabilmente l�unico a poter stimolare adeguatamente il pennello di questo "Maestro delle Ombre" (come lo definisce il volume a lui dedicato della collana "Profili" della Glamour).

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
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