X-Men per sempre - final cut (brrr)

un tuffo nel passato con Claremont
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X-Men per sempre - final cut (brrr)
X-Men

Recensione

È un po’ di tempo che Claremont è tornato alla Marvel eppure, escludendo qualche raro esempio tra cui spicca il meraviglioso Uncanny X-Men 467, non aveva dato prova d’essersi ripreso da quello che possiamo definire tranquillamente "il pasticciaccio brutto" delle collane mutanti che lo costrinse ad abbandonare gli X-Men nel 1991.

Ora, a quasi vent’anni di distanza, da quando ho letto X-Men Forever 1, è successa una cosa molto strana: non faccio altro che rileggermi le storie di Claremont tra il 1987 e il 1991 e le trovo ancora bellissime e intriganti.

Esattamente come XMF che ha un ritmo infernale, pieno com'è di colpi di scena e accadimenti stravolgenti!

Questo anche se certe situazioni generano un senso di deja-vu (probabilmente dovuto al fatto che Claremont, prima d'andar via, ha parlato dei progetti futuri che serbava per le serie mutanti con gli editor Marvel che, preso nota, hanno fatto poi sviluppare trame il cui risultato è stato nelle migliori delle ipotesi deprimente... vedere "Wolverine: nemico pubblico").

Questo anche perchè i personaggi ci sono tutti... e allora via con la nostalgia. Logan è di nuovo un cane sciolto, aggressivo e violento nel difendere la propria "famiglia", Jean Grey è ancora la donna che ha avuto per estensioni Fenice e l'infernale Maddy, Tempesta ha il fuoco nelle viscere e la sua furia è totale.

Gli X-Men di Jim Lee
copertina di X-Men 1

(c) 1991 Marvel Comics

Gli X-Men di Jim Lee<br>copertina di X-Men 1<br><i>(c) 1991 Marvel Comics</i>

Insomma... un tuffo nel passato. L’unico neo è che Claremont ha avuto troppa fretta a riversare in queste storie tante, troppe informazioni e non ha dato spazio ai momenti riflessivi che rendevano gli X-Men memorabili. Questo però, a ben riflettere, è comprensibile: vista la precedente esperienza con la Marvel, l’autore ha voluto sparare subito tutte le sue cartucce prima che la collaborazione finisse per mere questioni economiche. Errare humanum est eccetera.. insomma...

Ma il dubbio che sorge spontaneo è il seguente: tanto son diversi i personaggi adesso, paradossalmente appaiono più puerili rispetto a come erano nel 1991 e questa superficialità traspare anche nelle storie. È evidente che i tempi sono cambiati e il medium fumetto-supereoistico si è evoluto, basandosi ora su altri nuovi criteri narrativi e per questo non sono più in sintonia con quello che per decenni è stato un eccezionale fumetto (ad essere precisi, il mio fumetto preferito).

Tuttavia una cosa è chiara: è vero che i tempi cambiano, e sicuramente anche gli autori, però non è forse che questi nuovi artisti non hanno proprio la stoffa per creare grandi storie paragonabili a quelle che ancora è in grado di scrivere Claremont?

Ai posteri l’ardua sentenza.

A ogni modo viva Quesada e.. X-Men per sempre!



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