Il primo Linus

arriva la letteratura a fumetti
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Il primo Linus
 

Il primo Linus

Recensione

Anni Sessanta: palingenesi dell'idea di fumetto

Gli anni Sessanta sono un segmento storico fondamentale nel dispiego di quel "secolo breve" che si apre con la Rivoluzione di Ottobre e si conclude con la Caduta del muro di Berlino. Per il mondo artistico gli anni Sessanta rappresentano una cerniera attraverso la quale si schiuderanno visioni artistiche impensabili che romperanno con il passato e dalle quali non si potrà  più prescindere. Anche il fumetto italiano, recluso in una ristretta visione che lo assimila alle illustrazioni destinate a un pubblico infantile, subisce qualche ripercussione derivante dagli scossoni che sorgono da un mondo in profonda trasformazione culturale.

Sono gli anni in cui qualche intraprendente editore prova a proporre un fumetto di taglio diverso da quello consueto e inizia a rivolgersi a una fascia esclusivamente adulta. Nel 1962 Alice Giussani presenta Diabolik (e subito dopo seguiranno i suoi epigoni) come prodotto popolare, di evasione e di facile consumo che ottiene un enorme successo per la sua capacità  di solleticare corde di torbido e di trasgressione.

Ma c'è anche chi vede nel fumetto un maturo prodotto culturale fruibile da un pubblico colto.

Nel 1964, Umberto Eco, nel suo lavoro Apocalittici e integrati, tratta il fumetto come una particolare forma di letteratura, individuandone, fra i primi, la semantica. Questo lavoro coglie di sorpresa l'intellighenzia italiana che risponde con sospetto se non, addirittura, con aperta ostilità.

Ma i tempi stanno maturando. Nel 1965 si può apprezzare in Italia la presenza di un vasto interesse nei confronti del fumetto che inizia ad essere percepito come momento di intrattenimento, in grado, però, di esprimere pulsioni artistiche evolute. Espressione di questa sensibilità  è l'organizzazione del 1° Salone Internazionale dei Comics che si terrà  a Bordighera il 21 e il 22 febbraio di quell'anno. Parte in quell'anno quella kermesse del fumetto che si trasferirà l'anno dopo a Lucca, divenendo, quindi, l'attuale Lucca Comics & Games.

Linus

In quello stesso 1965 un gruppo di intellettuali, animati da passione comune, si raccoglie intorno all'idea di una rivista di fumetti rivolta a un pubblico adulto e colto. L'obiettivo è quello di offrire materiale di qualità, mantenendo un dovuto rispetto filologico che non sfoci però in ubbie intellettualistiche di carattere archivistico o museale. Il fumetto è correttamente inteso come una materia viva e anche sfuggente, difficilmente classificabile o racchiudibile dietro le sbarre di categorie predefinite. Nell'aprile del 1965 vede la luce il primo numero della rivista Linus. La casa editrice è la Milano Libri. Il primo direttore è Giovanni Gandini.

Arriva il Grande Cocomero
Linus, aprile 1965, quarta di copertina

(c) 1965 aventi diritto

Arriva il Grande Cocomero<br>Linus, aprile 1965, quarta di copertina<br><i>(c) 1965 aventi diritto</i>

Lo scopo dichiarato è qualità assieme a piacevole intrattenimento. "Valore" e "divertimento": sono queste le parole chiave su cui si incentra l'editoriale di apertura del primo numero.

L'unico criterio di scelta di questa «letteratura grafica» è quello del valore delle singole opere, del divertimento che ne può trarre il lettore, oggi; non quello di un interesse puramente documentario o archeologico.
(Linus, n.1, aprile 1965, p.1.)

L'obiettivo è, quindi, di proporre i migliori esempi di "letteratura grafica" del presente e del passato, con un'attenzione alla qualità e una cura filologica che in passato, in Italia, era stata del tutto trascurata.

La rivista si riguarda di sottrarsi a pregiudizi intellettualistici, al fine di non rimanere reclusa all'interno di una fascia ristretta di appassionati, ma piuttosto si perita di proporsi a un vasto pubblico adulto.

Pochi concetti ma piuttosto incisivi che non avevano mai avuto applicazione in Italia dove il fumetto era stato destinato alla fascia infantile della popolazione, con propositi più educativi che di mero intrattenimento, e perlopiù aveva subito deturpazioni, modifiche e adeguamenti per fini che spesso nulla avevano a che vedere con le modalità  espressive dell'autore.

Un interessante dibattito su Charlie Brown cui intervengono Umberto Eco, Elio Vittorini e Oreste Del Buono, apre il primo Linus e chiarisce al lettore lo spessore culturale che vuole raggiungere la rivista.

I contenuti del primo numero

La rivista pubblica, ovviamente, i Peanuts di Schulz corredandoli da una presentazione di Bruno Cavallone. Quindi si accattiva il lettore con una storia di Braccio di Ferro del 1939, dal titolo Braccio di Ferro e le arpie. Bisogna precisare che le storie americane di Braccio di Ferro erano praticamente sconosciute in Italia. Il personaggio, ideato nel 1929 da Elzie Crisler Segar, era famoso in Italia in ragione della popolarità che aveva oltreoceano e delle serie a cartoni animati. Le Edizioni Bianconi, che pubblicavano in Italia le storie di Braccio di Ferro, avevano provveduto a una profonda rivisitazione del personaggio originale, modificando i contenuti surreali ritenuti inadeguati e adattandoli a un pubblico di ragazzi.

L'ineffabile Poldo, estetista per arpie
Linus, aprile 1965, p. 29

(c) 1939 King Features Syndicate

L'ineffabile Poldo, estetista per arpie<br>Linus, aprile 1965, p. 29<br><i>(c) 1939 King Features Syndicate</i>

Il lettore di allora sarà quindi rimasto sorpreso nello scoprire un personaggio completamente diverso da quello della edulcorata versione italiana. Ancora oggi, infatti, si rimane ammirati per gli elementi straordinari che sono mescolati con cura in questa storia (così come anche nelle altre della saga): il cinismo esilarante, la sagacia delle battute, il surrealismo delle situazioni, la formidabile caratterizzazione dei diversi personaggi, anche comprimari.

Con la storia Li'l Abner e gli shtunk slobboviani, vengono presentati, per la prima volta al lettore italiano, Li'l Abner e gli altri incredibili personaggi di di Al Capp. Le storie di Al Capp, per i continui riferimenti a fatti e situazioni collegate alle vicende americane, erano state ritenute poco comprensibili per il lettore italiano e per questo non avevano mai trovato un editore disponibile alla pubblicazione. La storia proposta in Linus, che satireggia con efficacia sulla mania di grandezza e le mode dei ricchi, si presenta, viceversa, divertente e godibile anche per il lettore nostrano.

L'immortale Krazy Kat di George Harriman conclude la sequela dei fumetti di questo primo numero.

Completano la rivista un pezzo di Vittorio Spinazzola sulla fantascienza da Flash Gordon a Barbarella e un ampio articolo di Rino Albertarelli. Si tratta di una interessante ricostruzione del percorso artistico di Antonio Rubino, uno dei maestri dell'illustrazione italiana, deceduto l'anno prima: il 1° luglio del 1964. Sebbene l'articolo abbia la forma di ineccepibile pezzo critico, occorre evidenziare il valore che assume (soprattutto agli occhi di chi va a rileggerselo oggi) di omaggio, a un maestro dell'illustrazione, da parte del disegnatore Rino Albertarelli, maestro non secondo che ha contribuito alla storia del fumetto italiano.

Linus dunque esordisce in grande stile con contenuti adeguati alla linea editoriale annunciata. Questa coerenza critica unita alla fatica intellettuale dei suoi redattori contribuiranno a rappresentare la rivista come indiscussa vetrina del fumetto d'autore italiano ed estero. Ma non solo, Linus sarà  anche l'imprescindibile punto di riferimento per le riviste che in Italia vorranno proporre il fumetto di qualità .

A cominciare da Eureka, la rivista che, nel 1967, sarà  fondata da Luciano Secchi, in arte Max Bunker, papà  di Kriminal e Satanik.

Ma questa, come si suol dire, è tutta un'altra storia.



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