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"Lacrima di tenebra"


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I destini di Brendon, solitario cavaliere di ventura, e di Anja, ex soldatessa dell'esercito di Nympha, si incrociano nella tana di un aracnoide, uno dei mutanti nati nell'epoca seguente la "Grande Tenebra". Sbarazzatisi del mostro, Brendon e Anja si scoprono "anime gemelle". Ma l'ex-donna soldato ha qualche debito da regolare col proprio passato...

Piacere, Brendon D'Arkness. Mi libero del ragnone e sono subito da lei!
recensione di Francesco Manetti



TESTI
Sog. e Sce. Claudio Chiaverotti    

Dopo aver acquistato "Nato il 31 febbraio", il primo numero di questa serie (BR 1), cominciavo gi� a sospettare che questo nuovo prodotto bonelliano avrebbe potuto soddisfare le mie aspettative di lettore unicamente dal punto di vista dei disegni (come mi lasciavano intuire i preview delle tavole di Giuseppe Franzella e di Corrado Roi). Di fatto, il testo di "Lacrima di tenebra" attenua un poco la mia sfiducia nei confronti della serie.

Innanzitutto, in questo secondo albo non si trovano incommensurabili sciocchezze come il far s� che dei chirurghi dei nostri giorni innestino una maschera fantasy sul volto di una ragazza in coma o il far parlare una lingua gutturale a dei nomadi del deserto sordomuti! Decisamente minore, inoltre, sia la presenza, nella Gran Bretagna del post-catastrofe, di oggetti risalenti al nostro tempo che ben difficilmente avrebbero potuto conservarsi per oltre un secolo e mezzo (cfr., nel n.1, i manifesti e i libri bellamente esposti alle intemperie, le etichette ancora spenzolanti dai vestiti esposti nelle vetrine infrante dei negozi, le pellicole cinematografiche del periodo del muto ancora in buono stato...), sia l'introduzione di fastidiose spiegazioni (fastidiose in quanto eccessivamente e immotivatamente dettagliate) sul come l'umanit� sia potuta sopravvivere alla catastrofe causata dall'asteroide.

In "Lacrima di tenebra" si ha, se non sbaglio, una sola didascalia "spiegazionista", riguardante la natura degli aracnoidi (pag.14-15). Ogni altra informazione sull'universo immaginario nel quale si muove Brendon viene narrativizzata o lasciata tranquillamente cadere. Meglio cos�, a mio avviso. Personalmente, penso che sia preferibile lasciare il giusto spazio all'intuizione, all'immaginazione del lettore, piuttosto che spiegare tutto ad ogni momento; che sia preferibile il fascino di ci� che evoca, che suggerisce, rispetto alla prosaicit� di spiegazioni pedantesche; o che, al limite sia pi� opportuno confinare queste spiegazioni, se proprio si ritenessero indispensabili, in un'apposita rubrica sullo stile del vecchio Alfacom di Nathan Never o della Blizzard Gazette di Magico Vento, piuttosto che introdurle all'interno del testo stesso.

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Anja e Brendon. Disegno di Franzella.
(c) 1998 SBE
   
 

Resta invece, anche nei dialoghi di questo albo, la stessa enfasi gi� riscontrata nei dialoghi dell'albo precedente, la stessa tendenza a travestire da dotti aforismi o da grandi declamazioni quelle che in realt� sono frasi fatte o affermazioni abbastanza banali. Ho trovato enfatica, ad esempio, la frase con la quale Anja attribuisce un'aura da personaggi maledetti a Brendon e a se stessa: "La morte � sempre la morte... e noi ce l'abbiamo scritta negli occhi... tutti e due... Siamo maledetti, Brendon... maledetti... e soli..." (pag.78). Queste frasi, cos� come la caratterizzazione da "bel tenebroso" di Brendon, sembrano peraltro costituire una delle peculiarit� delle serie (cfr. anche la vignetta del n.3 preannunciata in quarta di copertina, nella quale Brendon, trovandosi nel bel mezzo di una citt� in rovina, non trova di meglio che pensare fra s� e s�: "Tutto sa di morte, qui... di morte e di follia...").

Il gusto per l'enfasi, per le iperboli portate all'estremo, per la melodrammaticit� a tinte forti � qualcosa, mi pare, di tipicamente adolescenziale. Sembra cos� confermato quale sia il tipo di lettori ai quali Chiaverotti intende rivolgersi (anche se il modo in cui � gestita la rubrica della posta farebbe piuttosto pensare ad un pubblico pre-adolescenziale...). La mia, ovviamente, non � una critica, ma semplicemente una presa d'atto. Ci sar� poi, eventualmente, modo di discutere, in diversa sede, se Brendon, in quanto prodotto destinato ad una fascia giovanile di lettori, sia pi� o meno valido di altri fumetti che hanno un'analoga destinazione.

Mostri, filosofeggiamenti retorici e belle donne...    

Continuando a comparare i primi due albi, inoltre, si pu� infine constatare come in entrambi siano presenti mostri (o pseudo-mostri come lo Shamain del n.1), filosofeggiamenti retorici (sull'esistenza, sull'amore o su che altro) e belle ragazze da portarsi immancabilmente a letto; ovvero almeno tre delle caratteristiche peculiari della serie di Dylan Dog. Si tratta di un "omaggio" alla serie per la quale lo stesso Chiaverotti ha scritto e continua a scrivere un gran numero di sceneggiature? O si tratta di un tentativo (probabilmente destinato al successo) di conquistare i favori di buona parte degli ammiratori dell'Indagatore dell'incubo? Comunque sia, non criticherei pi� di tanto Chiaverotti per i vari punti i contatto fra il suo personaggio e Dylan Dog, dato che l'ambientazione post-apocalitica gli consentir�, in ogni caso, di ideare storie di tipo diverso (o almeno cos� credo...).

Detto questo, osserviamo adesso questa storia in se stessa. Ad un esame un po' puntiglioso si finiscono per notare alcune "semplicionerie" (o, se preferite, "licenze narrative") nella costruzione del racconto: Brendon si libera un po' troppo facilmente della resina collosa in cui � stato avvolto dall'aracnoide; l'accanimento di Shelzar nei confronti di Brendon mi pare un po' eccessivo (c'e' davvero cos� bisogno di un "colpevole"?); la macchinazione di Janus � abbastanza maldestra (e infatti Shelzar, mica fesso, si accorge subito del bluff); il migliore antidoto per il veleno nero �, guarda caso, proprio l'amnios gi� sottratto all'aracnoide...

Ho trovato invece interessanti e ben delineati i personaggi, sia Anja (ben pi� accattivante della leziosa quanto grottesca Ariel) che Janus e Shelzar, i due "cattivi". Buone le suggestioni offerte da questi personaggi (penso agli sguardi torvi di Janus, ad esempio, al muoversi al vento della sua tunica "sbrindellata"...), dall'ambientazione ai confini col deserto e da scene come quella dell'"esecuzione" alla quale viene sottoposto Brendon. Altrettanto buona la gestione delle tavole e delle transizioni fra le diverse sequenze. Direi anzi che � proprio il ritmo conferito in fase di sceneggiatura al soggetto a contribuire a rendere gradevole la lettura dell'albo. Lo puo' dimostrare, ad esempio, il brusco e inaspettato passaggio fra la pag.44 e la pag.45: � grazie ad esso, infatti, che il flashback sul passato di Anja (nel quale vengono riproposti una serie di triti stereotipi: il solito "padre-padrone", la solita madre incapace di reagire ai soprusi del marito...) viene ad essere almeno parzialmente riscattato.



DISEGNI
Giuseppe Franzella    

Eccezionale esordio nel mondo del fumetto per il giovane Giuseppe Franzella. Spesso anche i pi� grandi disegnatori hanno alle spalle un esordio artistico non ancora impeccabile, se non francamente deludente. Basta comparare, ad esempio, le tavole di Alessandrini realizzate, vent'anni fa, per la prima serie di Ken Parker, con quelle, da 7/7 :-), che egli realizza adesso per Martin Myst�re e la Magic Patrol... Franzella, invece, appartiene a quella (ristrettissima?) categoria di disegnatori (penso a Bruno Brindisi, a Pietro Dall'Agnol, ad Aldo Capitanio...) i quali dimostrano sin dai loro primi lavori di possedere un notevole talento.

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Brendon dinanzi al boia
di Blackfield. Disegno di Franzella.
(c) 1998 SBE
   
 

Anche accantonando ogni considerazione, inevitabilmente soggettiva, sul suo stile, mi pare "oggettivamente" incontestabile :-) la capacit� di Franzella di saper scegliere sempre e comunque la migliore inquadratura possibile per ogni vignetta, riuscendo cos� a delineare, per ogni sequenza, la giusta atmosfera. La sua Anja � un personaggio tragico e seducente; Januz e Shelzar diventano, grazie alla loro rappresentazione grafica, due villain da antologia; e anche Brendon viene ad avere un aspetto un po' meno da fotomodello rispetto alla fisionomia che gli aveva conferito Rotundo nel numero scorso.

Mi ha colpito, inoltre, l'assoluta nonchalance con la quale Franzella affronta le inquadrature per cos� dire pi� "anomale". Anche quando i soggetti sono ripresi dall'alto o dal basso, ad esempio, Franzella non dimostra la minima incertezza nel gestire le prospettive degli ambienti e le proporzioni dei personaggi.

La parte graficamente pi� deludente di questo numero � invece rappresentata, a mio parere, dalla scena in cui Brendon e Anja si trovano avviluppati dalla resina collosa dell'aracnoide (pag.21 e seguenti). Tale scena, peraltro, rappresenta anche il punto pi� basso dell'albo per quel che riguarda il soggetto.


GLOBALE
 

Superata la delusione per il pessimo "Nato il 31 febbraio" (a mio avviso il peggior albo Bonelli dell'anno), "Lacrima di tenebra" mi � parso, tutto sommato, un albo che consente di riporre un certo margine di fiducia nelle prospettive future di Brendon. Ad un primo sguardo, dopo aver letto questi primi due numeri, direi che una delle potenzialit� di questa nuova serie consiste nella sua possibilit� di variare con estrema facilit� ambienti e personaggi. E' significativo, a questo proposito, il fatto che Chiaverotti abbia deciso, facendo morire Shelzar e Cyrus (quest'ultimo nel n.1), di liberarsi di due personaggi che avrebbero potuto rappresentare, rispettivamente, un ottimo nemico ricorrente e un simpatico amico da rivedere, di tanto in tanto, con piacere (ebbene s�: Cyrus mi stava simpatico...). Questa decisione dimostra infatti come Chiaverotti abbia probabilmente intenzione di rinnovare, ad ogni nuovo numero, sia il contesto in cui far agire Brendon, sia i comprimari da affiancargli (mentre ricorreranno costantemente, mi pare di intuire, i soggetti fondati sulla contrapposizione fra eros e thanatos).

Se aggiungo qualche punto al globale (mentre l'angolo della posta mi indurrebbe invece a toglierne...) � per� solo in ragione del brillante esordio di Franzella. Godibile, per il disegno e per la tonalit� dei colori, anche la copertina di Roi, malgrado lo scontro fra Brendon e il "ragnone" rinvii ad una scena marginale (e, come gi� detto, assai poco felice) della storia.
 

 


 
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