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" Sogni di sangue"

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Sogni di sangue. . . e d'amore
recensione di Lorenzo Basso



TESTI
Sog. e Sce. Claudio Chiaverotti    

Il nostro cavaliere di ventura si trova invischiato in una storia torbida, dai contorni poco chiari e con personaggi moralmente piccoli. Uomini e donne frustrati, delusi da tutto e tutti, pieni di odio e rancore che trasuda dalle pagine con una forza a volte feroce, altre volte in modo del tutto involontario; è il caso di Brendon con il piccolo Joey o anche quello del pubblico ministero con il giudice, schiavo in tutti i sensi della donna, lei sadica, lui uomo soggiogato, incapace di esercitare la sua funzione e di opporsi a lei.

La storia si svolge lineare, però con un particolare non trascurabile da sottolineare: Brendon non riesce a svolgere il proprio compito al meglio, arriva sempre tardi, non salva la bella di turno (stavolta veramente bella) e si ritrova l'assassino sempre davanti... ma non lo vede, o forse vede, o cerca altro.

Risalta subito, dopo la lettura, la tragedia dell'assassino che vede la sorella suicidarsi per una delusione d'amore causata dalla sua diversità; infatti, dopo un breve periodo in cui lei riesce ad integrarsi, verrà emarginata con modi non proprio da cavaliere dall'uomo che lei amava. Il suicidio non è altro che la logica conseguenza, così come lo è la vendetta che si realizza grazie al Re Rosso, incolpevole realizzatore di sogni.

L'accento posto sull'argomento diversità, non proprio al centro dell'universo bonelliano (se si fa eccezione per Luca Enoch con Gea), fa salire di tono una storia altrimenti mediocre, piena di luoghi comuni sulle fiabe, la vita disgregante che si conduce, l'amore non corrisposto e altro.

Dulcis in fundo, arriviamo all'argomento del titolo: l'Amore, anche se l'amore (quello con la a minuscola però) è comunque al centro della storia; infatti Brendon piange disperato alla morte di Aileen come non faceva da tempo: finalmente il nostro eroe si mostra "umano" e forse il fantasma di Anja torna nella sua mente a tormentarlo.
Indubbiamente la storia scorre via facile, leggera, ma lascia qualcosa di incompiuto, di non vissuto, che resterà nella memoria di Brendon e lo renderà ancora più cupo e scontroso, se possibile.

In conclusione non si può parlare di un must, di uno spartiacque nella storia del fumetto italiano; in ogni caso di una storia piacevole sì, per quanto può esserla una di Brendon; che però lascia l'amaro in bocca una volta di più per quello che poteva essere questa serie e non è, in virtù anche della sua periodicità che lascia tempo al comunque grandissimo Claudio Chiaverotti di regalarci e regalarsi qualcosa di meglio, degno di Lacrima di tenebra.



DISEGNI
Giuseppe Franzella    

Degno di Lacrima di tenebra è al contrario il bravissimo Giuseppe Franzella, disegnatore proprio del mitico n.2 della serie, che traspone perfettamente l'idea di Chiaverotti nelle splendide tavole dell'albo. Le tavole risultano brillanti, piene di volume e spessore, e regalano alla storia una vivacità nelle illustrazioni non sempre facile da vedere in un albo seriale.

I personaggi sono resi perfettamente nelle loro sfaccettature, anche figure di secondo piano come il giudice Felton resi reali dalle illustrazioni di Franzella. In ogni tavola ritroviamo volti, sguardi, corpi che sembrano parlare, raccontarci sofferenze e frustrazioni di persone tristi e sole, che credono a favole che sono incubi, a esistenze che sono morte e non sembrano poter cambiare.

I particolari nelle tavole sono fondamentali ai fini della narrazione, uno su tutti il dolore di Brendon che piange abbracciato al corpo esanime di Aileen, la fronte corrucciata e tesa nello sforzo disperato di sopportare la morte di chi si ama. Un capolavoro!



GLOBALE
 

Buona la copertina di Corrado Roi; bello lo stacco tra il rosso del re e il fumo delle nebbie.

Nel complesso discreta puntata della saga del nostro cavaliere di ventura, anche se ci aspettiamo sempre qualcosa di meglio da Chiaverotti; una sufficienza di stima come quella che si propina allo studente migliore, che è svogliato ma anche geniale.
 

 


 
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