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Zagor: l'eroe e il supereroe Sergio Bonelli ha definito la creazione di Zagor come un procedimento di ingegneria fumettistica. Nell'intento di creare un fumetto di successo, lui e Gallieno Ferri hanno riunito nello Spirito con la Scure le caratteristiche di molti altri eroi dei fumetti: da ci� deriva l'ambientazione western (molto in voga negli anni '60), la presenza della spalla comica Cico, il muoversi per la foresta con le liane (come Tarzan). Tra le fonti di ispirazione, non mancano i comics americani, e la tipica figura del supereroe. Non per niente, Zagor sfoggia un costume molto appariscente, con una vistosa aquila sul petto, che ricorda molto l'analogo pipistrello di Batman o la "S" di Superman, per non parlare di alcuni quasi-superpoteri, come la forza erculea (caratteristica che si perder� col tempo, a favore di un maggiore realismo), la vista e l'udito eccezionalmente sensibili, e un "sesto senso" fuori dal comune. La nascita del supereroe bonelliano ha risvolti estremamente tragici, narrati con suprema maestria da Nolitta&Ferri nel classico "Zagor racconta..." (ZG 55-56), in seguito ripubblicato dalla Mondadori in un grande volume cartonato a colori. Qui si scopre che Mike Wilding, padre di Patrick Wilding (questo � il vero nome di Zagor) era un feroce massacratore di indiani. Dopo aver assistito all'uccisione dei genitori da parte del fanatico Salomon Kinsky, il giovane Patrick dedica la sua vita alla loro vendetta, e successivamente, una volta scoperte le colpe del padre, si proclama difensore del popolo rosso e giustiziere di Darkwood.
Come ormai tutti sanno, il 1986 fu un anno fondamentale per il comicdom d'oltre oceano (e non solo), dato che vide la pubblicazione di "Il ritorno del cavaliere oscuro" (The dark knight returns) di Frank Miller e "Watchmen" (id.) di Alan Moore e Dave Gibbons. Miller e Moore, ognuno a modo suo, hanno donato al supereroe un'inedita verosimiglianza e una potente carica emotiva. Hanno impietosamente grattato via la patina dorata che copriva il paladino della giustizia, mettendone a nudo le contraddizioni e la psiche tormentata, mostrandoci come sarebbero veramente i supereroi, se esistessero. Inutile dire che "Il ritorno del cavaliere oscuro" e "Watchmen" sono ancora oggi pi� attuali che mai, e rimangono due pietre miliari del fumetto non solo americano, ma mondiale. E' grazie a questa presa di coscienza della realt� superoistica se oggi possiamo leggere le avventure di eroi pi� complessi e credibili, come ad esempio lo Starman di James Robinson, o godibili divertissement come l'Hitman di Garth Ennis. Poteva il supereroe bonelliano rimanere insensibile a tutto questo? Certo che no, e infatti solo due anni dopo, nel 1988, esce "Incubi" (ZG 275-280), di Tiziano Sclavi e Gallieno Ferri, la pi� lunga storia zagoriana mai pubblicata, che vede il ritorno di Hellingen, la nemesi dello Spirito con la Scure. O meglio, una delle nemesi. L'altra � ovviamente Supermike, antagonista nella bellissima "Zagor contro Supermike" (ZG 122-125) di Nolitta/Ferri: un evidente omaggio di Nolitta al fumetto supereroistico americano, e una delle migliori avventure di Zagor di sempre.
Belle domande. "Incubi" � un po' il "Watchmen" della saga zagoriana. Un'ottima storia, ma anche un duro colpo per ogni fan dello Spirito con la Scure. Per fortuna, Zagor non si � trasformato in un eroe dark disilluso e amareggiato, e le domande poste da Sclavi non hanno avuto risposta. O meglio, la risposta � quella che potrebbe dare Guido Nolitta o un qualsiasi fan dell'eroe di Darkwood: Zagor � un eroe positivo, se inganna gli indiani lo fa a fin di bene; il problema del colore della pelle non si pone nemmeno: Zagor � sempre e comunque schierato dalla parte della giustizia; e se la sua missione di difensore del popolo rosso � senza speranza... beh, pazienza, noi ci accontentiamo di leggere le sue avventure e di sognare un West migliore di quello che � stato in realt�. Risposte semplicistiche, se vogliamo, ma - per mille scalpi! - lasciateci ai nostri sogni, e gli incubi di Sclavi alberghino pure in una dimensione parallela.
Parole che colpiscono, certamente, ma Mauro Boselli non � un autore tormentato come Sclavi (o come era Sclavi, anni fa) e se pone il problema deontologico della missione di Za-gor-te-nay, � per darne una soluzione. Nella storia, lo Spirito con la Scure recupera il rapporto con il padre, che � s� colpevole, ma nel frattempo ha ottenuto il perdono degli Abenaki, le vittime del massacro di Silver Lake, massacro compiuto da un giovane tenente Wilding, divorato dall'ambizione e dall'odio. Ammettendo le sue colpe, senza cercare scusanti, Mike Wilding ottiene cos� il perdono del figlio, e anche quello di tutti i lettori. Zagor rinuncia anche al proposito di rivelare ai pellerossa di non essere un vero Spirito inviato da Manito, ma solamente un uomo, e Darkwood mantiene lo status quo, che sembrava sul punto di crollare definitivamente. Tutto cambia, nulla cambia, alla fin fine, e il Re di Darkwood � pronto a tuffarsi in nuove avventure come sempre, solo con il cuore un po' pi� leggero.
Credo che il pubblico e la critica siano compatti nel riconoscere l'ottimo lavoro svolto finora da Mauro Boselli e Moreno Burattini, che hanno saputo restituire la dimensione epica e il sense of wonder alla serie intitolata all'eroe di Darkwood. "Il ponte dell'arcobaleno" � una meta importante, e un nuovo punto di partenza per il personaggio di Nolitta e Ferri, che, a distanza di quasi quarant'anni, prosegue le sue avventure con rinnovato vigore.
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