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"Lampo mortale"? Sar� mica il ritorno di quel fessacchiotto di Thunderman?
Fermo o ti fulmino! recensione di Daniele Alfonso |
La prima cosa che salta all'occhio, leggendo "Lampo Mortale", � il gran numero di citazioni che l'autore, Maurizio Colombo, sparge a piene mani per tutta la storia. Non sono contrario alle citazioni, che hanno sempre caratterizzato la produzione della SBE e di Zagor in particolare, ma c'� modo e modo di usarle.
Inoltre, mi pare naturale che il lettore sia portato a perdere la fiducia nell'autore che ricorre costantemente, e senza un particolare scopo, ai rimandi ad opere altrui. Viene da chiedersi se chi scrive in questo modo non lo faccia solo per mascherare una scarsa capacit� di inventiva. Peggio ancora, in presenza di una bella scena, in cui non si riconosce nessuna citazione, viene da chiedersi se non sia magari tratta da qualche opera non nota. Sempre e comunque, si sente puzza di bruciato.
La questione delle citazioni usate in modo inappropriato inficia senza dubbio la godibilit� di questa storia, il cui soggetto, tuttavia, non � male, almeno nelle sue linee essenziali, e poteva essere sufficiente a imbastire una storia potenzialmente appassionante. Purtroppo, la situazione peggiora ulteriormente a causa di alcuni svarioni abbastanza gravi (per i quali rimando ancora una volta alla scheda), e di una sceneggiatura che evidenzia una gestione dei personaggi piuttosto maldestra. Ad esempio, il comportamento di Bubba � alquanto inspiegabile, e risulta risibile il suo ruolo nel processo che conclude la storia. Ma soprattutto, delude Johnny Nakiar, con i suoi melensi racconti di vita vissuta, e col suo rapporto conflittuale con Zagor, che alla fine prova un sentimento di stima assolutamente non condivisibile per uno spietato assassino, un inaffidabile farabutto che non ha fatto altro che beffarlo e insultarlo in continuazione.
Cassaro svolge un lavoro pi� che discreto, mostrandosi abile nel rappresentare con il dovuto dinamismo le frenetiche scene d'azione che Colombo dissemina per tutta la storia. Il fumetto si legge quindi rapidamente e senza problemi, mantenendo tutto il ritmo. Purtroppo suscitano una certa delusione le caratterizzazioni dei personaggi, le cui fisionomie, peraltro eccessivamente spigolose, non sono ben rispettate da una pagina all'altra della storia. Decisamente opinabile anche l'interpretazione che d� Cassaro dei due personaggi principali, Zagor e Cico, che in pi� di un occasione fanno storcere il naso, e ci� � tanto pi� vero quanto pi� il campo della vignetta � ravvicinato. L'autore se la cava bene nei siparietti comici che vedono il pancione alle prese con l'asino Salvador, e nel complesso il giudizio non pu� che essere positivo.
Rimane il sospetto che con questa storia Maurizio Colombo abbia solamente voluto fare sfoggio della sua onniscienza cinematografica, e -prevedibilmente- ci� non gli � bastato a tirare fuori una storia di piacevole lettura. Per il futuro, mi auguro di trovare meno citazioni e pi� sostanza nella sceneggiatura, e una maggiore attenzione alle caratterizzazioni fisiche nei disegni.
Non molto soddisfacenti le due copertine di Ferri. Nella prima, risalta eccessivamente lo sfondo, di uno sgradevole colore rosso; la seconda � sicuramente pi� pregevole, ma quantomeno curiosa: Zagor si aggira in una ghost town di cui non c'� traccia all'interno della storia.
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