Qualcuno deve morire
Virginia come Gwen Stacy? Ma anche no, grazie.
Recensione di C.Di Clemente | | zagor/


Zagor 590-593
Scheda IT-ZG-590-593
- Mortimer: ultimo atto
valutazione (7,5,5) 87%
Mortimer mette il dito nella piaga di alcune delle peggiori paure con cui un eroe, prima o poi, si deve confrontareIn questo modo Mortimer mette il dito nella piaga di alcune delle peggiori paure di Zagor, del quale conosce benissimo la psicologia, e con cui un eroe, prima o poi, si deve confrontare: quella che le proprie azioni virtuose si possono ripercuotere, per la meschinità degli avversari, sui propri amici, o che il proprio buon cuore nei confronti dei nemici può provocare nuove vittime di cui si diventa indirettamente responsabili. Batman è almeno dal 1986, da quando fu rivoltato come un guanto da Frank Miller con Il ritorno del cavaliere oscuro, che fa il conteggio delle persone che ha "ucciso" lasciando in vita
Nella serie di Zagor possono anche esserci, ogni tanto, storie da leggere in stretta sequenza, ma i contenuti emozionali nascono e muoiono nellarco di un episodioE in fondo è giusto così. Non tanto per tradizionalismo, ma essenzialmente perché nella serie di Zagor possono anche esserci, ogni tanto, storie da leggere in stretta sequenza, ma i contenuti emozionali nascono e muoiono nellarco di un episodio. E quando questo non succede, si provocano danni come nella recente saga sudamericana, dove il pretesto narrativo del "tradimento" di un amico di Zagor è stato prolungato oltre misura, inserendo corpi estranei a storie che avrebbero funzionato benissimo anche senza. Se la storia non raggiunge leccellenza "zagoriana" assoluta, pertanto, non è perché è mancato il cadavere eccellente (gli amici morti sono, agli occhi dei lettori, ma non di Zagor, "sacrificabili", come a suo tempo lo sono stati, in altre serie bonelliane che promettevano una svolta radicale, il meccanico Augustino per Mister No o gli agenti Luke Sanders e le gemelle Ross per Nathan Never): eliminare personaggi di maggior spicco per una serie che è senza continuity sarebbe stato solo un impoverimento per il futuro. Se la storia non raggiunge leccellenza è invece per motivi squisitamente tecnici. Riguardo alla sceneggiatura, Burattini non perde la sua verbosità in taluni frangenti e una certa impostazione ingessata o innaturale dei dialoghi. E dato che lautore non sembra avere nelle proprie corde l'asciuttezza e la sintesi di un Gianfranco Manfredi o del compianto Paolo Morales, sarebbe interessante vederlo "sfogare" questa sua inclinazione recuperando le bistrattate didascalie di tanto in tanto: da un punto di vista narrativo, potrebbero rivelarsi più emozionali di una telecronaca in tempo reale di quello che i personaggi stanno pensando o dei ricordi parlati delle loro precedenti avventure. In questo modo anche le numerose sfide che Zagor è chiamato ad affrontare nella sua lotta contro il tempo, tra cascate impetuose, esplosioni sotterranee, una cavalcata forsennata a Port Whale, una nave in fiamme e la scalata di una parete piatta della prigione, avrebbero potuto avere una tensione drammatica che, nella lettura dei momenti di azione, è talvolta mancata.
Se la storia non raggiunge leccellenza è per motivi squisitamente tecniciSu questo aspetto incide anche la prova ai pennelli di Marco Verni, i cui punti di forza e di debolezza sono ormai noti. E un lavoro preciso, ordinato e di grande leggibilità, con una maggiore dinamicità rispetto al passato, ma per raggiungere leccellenza serve anche un valore aggiunto rispetto allordinario. Se da un lato il suo Zagor furioso è splendido e trasmette bene la rabbia e il nervosismo che lo animano (le pagine in cui grida vendetta dopo la morte di un amico trapper entrano di diritto tra quelle di maggiore impatto di sempre nella serie), il disegnatore non lascia il segno negli scenari variegati richiesti dalla storia. La sua palude di Mo-hi-La e la sua Darkwood non emozionano, mentre la sua Port Whale non sembra la leggendaria anticamera dell'Avventura da cui alcune delle più belle storie di Zagor sono iniziate, ma un qualsiasi anonimo paese. In questo Verni, più che Gallieno Ferri, di cui molti lo ritengono lerede naturale per limpostazione grafica di Zagor e Cico, ricorda semmai un altro grandissimo della serie, Franco Donatelli. Questi i motivi per i quali lepisodio non raggiunge leccellenza assoluta. Per il resto, nella storia manca davvero poco. Ci sono ritmo, pathos e tensione, lesatto contrario della precedente apparizione di Mortimer. Cè Zagor che è costretto a dover scegliere chi, fra due suoi amici, dovrà salvare. Uno Zagor così coinvolto sotto il profilo umano non si vedeva da troppo tempo, e fino allultimo non è parsa così implausibile la possibilità che la vendetta finale di Mortimer sarebbe potuta consistere nella morte sotto gli occhi di Zagor della sua antica fiamma
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