Il breve "nostos" dell'odissea sudamericana

se le Falkland diventano un'isola utopica
Recensione di P.Martinotta |   | zagor/

Il breve "nostos" dell'odissea sudamericana
Zagor 589-590

Il breve "nostos" dell'odissea sudamericana

Scheda IT-ZG-589-590

Da Atlantide a Darkwood, con un cappello pieno di ricordi

Il tema del ritorno a casa dell’eroe rappresenta uno dei principali tòpoi della letteratura. Gli antichi greci ne fecero un vero e proprio genere letterario, identificato dal termine "nostos", etimo della parola "nostalgia", perché ogni viaggio porta con sé il desiderio del ritorno.

Per gli autori dello Spirito con la Scure il richiamo di Darkwood è talmente incontenibile da decidere di dedicare al nostos del nostro eroe non più di centocinquanta pagine. Così, dopo oltre due anni (dal punto di vista editoriale) di peregrinazioni per tutta l’America Centro-Meridionale fino al Polo Sud, l’odissea zagoriana trova ne Il signore dell’isola una conclusione capace di evidenziare pregi e difetti di questa lunga avventura.

Il signore dell’isola si rivela un buono specchio dei pregi e dei difetti dell’odissea sudamericana
L’esigenza di valutare l’albo non autonomamente, ma in rapporto all’intero viaggio, è accentuata dalla parte iniziale e da quella finale, che cercano, in modo piuttosto posticcio, di mantenere una continuity attraverso il tema atlantideo. Così, nel giro di poche pagine, senza troppe sottigliezze, si specifica come la nave Endurance riesca a farsi rapidamente largo fra i ghiacci grazie al cannone a raggi atlantideo, perché "ogni strumento è buono o cattivo a seconda dell’uso che se ne fa"; tono moraleggiante ripreso nell’epilogo, quando un Dexter Green ormai rinsavito asserisce che "il desiderio di conoscenza non può assolvere chi sceglie consapevolmente il male". Il continuo soffermarsi, in queste pagine, sulla figura dell’archeologo hanno l’obiettivo di donare al suo personaggio un maggiore spessore psicologico e finendo, all’opposto, per renderlo ancor più ambiguo e quasi schizofrenico.

Le famosi volpe argentate

L’impressione di discontinuità fra Il signore dell’isola e il resto dell’odissea sudamericana non è attenuata dalla collocazione geografica nelle isole Falkland, che sembra completamente gratuita: in realtà "l’isola delle volpi argentate" - titolo originario e forse più consono all’atmosfera misteriosa della storia - rappresenta la classica isola utopica ("senza luogo"), fuori dalle categorie del tempo e dello spazio.

L’atmosfera della storia è fin dal primo impatto evocativa e straniante. I suoi elementi sono la notte, la nebbia e una serie di personaggi primari e secondari affascinanti ma non sempre ben sviluppati. Si pensi ad esempio alla figura del marinaio irlandese che parla in rima, che avrebbe meritato maggiore spazio ma si rivela mera occasione per snellire la tensione ed esaltare la vis comica di Cico. Atipici sono i due personaggi di fondo: da una parte l’antagonista satanista Jethro che sembra uscito da un film di serie Z; dall’altra la bella Moon, dai due volti ambigui come la luna, innocente e strega, bella e sfregiata, in simbiosi con la natura e gli animali ma capace di aggredire improvvisamente un cacciatore di pellicce o accoltellare senza indugi un nemico alle spalle.

Moon e le sue volpi
disegni di Gallieno Ferri, Zagor n.589, pag.51

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Moon e le sue volpi<br>disegni di Gallieno Ferri, Zagor n.589, pag.51<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Riemerge il tema del conflitto fra etica e conoscenza, ma in una declinazione più prettamente ecologica
A partire da questi elementi e naturalmente dalle volpi argentate- simbolo della natura incontaminata e incarnazione della natura utopica dell’isola - riemerge esplicitamente il tema del conflitto fra etica e conoscenza che faceva da sfondo alle precedenti avventure atlantidee di Zagor e assume in questa occasione una declinazione più prettamente ecologica. Eppure questa traccia è sviluppata in maniera poco convincente, nella misura in cui la componente umana viene completamente svilita a favore di quella animale; basti pensare agli abitanti del villaggio ridotti da Jethro a meri burattini, tanto che i nostri eroi sembrano tenere meno alla loro sopravvivenza che a quella delle volpi.
Specchio di quest’ambiguità è il personaggio del dottor Wasson, che dovrebbe rappresentare la possibilità di conciliare la scienza e il rispetto per la natura; eppure la sua figura si rivela fallimentare perché, una volta abbandonata ogni curiosità e desiderio di conoscenza, lo scienziato diventa nient’altro che un "vecchio naturalista ubriacone" e infine una vittima sacrificale.

Lord Jethro e il suo "gregge"
disegni di Gallieno Ferri, Zagor n.589, pag.68

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Lord Jethro e il suo "gregge"<br>disegni di Gallieno Ferri, Zagor n.589, pag.68<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Pur tralasciando queste debolezze generali, la trama stessa si rivela non sufficientemente curata e un po’ raffazzonata in alcuni punti, specie nella seconda parte, decisamente compressa e sbrigativa. In particolare disturba la passività di Zagor, che non dirige mai l’ordine degli avvenimenti ma lo subisce senza alcun progetto (eloquente in tal senso la scena della liberazione di Efrem).

Un riempitivo riadattato

Nel complesso, come sopra detto, Il signore dell’isola si rivela un buono specchio dei pregi e dei difetti dell’odissea sudamericana, il cui epilogo aveva per molti versi deluso le aspettative, mancando di quel respiro epico che avrebbe dovuto chiudere perfettamente il cerchio. L’impressione è che la funzione di questa storia sia quella di colmare un vuoto e tirare un po’ il fiato prima dell’atteso ritorno dello Spirito con la Scure nel suo regno di Darkwood. Una nostalgia comprensibile e per certi versi condivisa, ma che, se comporta impazienza e superficialità, rischia di compromettere ogni sensazione di essere stati ai confini del mondo. Buona parte dei difetti mostrati da questa storia sono infatti riconducibili al fatto che la sceneggiatura - opera d’esordio di Giorgio Giusfredi, coadiuvato dal più esperto Maurizio Colombo - era stata inizialmente concepita per accompagnare altre due storie all’interno di un Maxi Zagor che ospitasse le storie di 94 pagine rimaste "orfane" dell'Almanacco dell'Avventura (non più intitolato allo Spirito con la Scure), prima di essere ampliata e dirottata nella serie regolare.

L’albo vede il ritorno alle tavole dello storico creatore grafico del personaggio, Gallieno Ferri, che all’età di ottantacinque anni non riesce a nascondere alcune incertezze (soprattutto nelle proporzioni e nelle prospettive) ma il cui tratto mantiene quella suggestività che lo rende da sempre il copertinista ufficiale della serie.

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