Struca el boton

se la continuity peggiora una buona storia
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Struca el boton
Zagor 586-588

Scheda IT-ZG-586-588

Presa da sola, La Chiave della Conoscenza è una storia di Zagor più che godibile, con cui Mauro Boselli ha chiuso, in attesa di eventuali nuove "vacanze" da Tex e Dampyr, il filone narrativo dei continenti perduti, da lui stesso inaugurato sulla testata dello Spirito con la Scure nel 1995 con Il segreto degli Anasazi.

La Chiave della Conoscenza è una storia in continuo crescendo, con l’esplorazione dell’Antartide nella prima parte, l’introduzione di una minaccia sempre più incombente nella seconda (tra l’avvicinamento prima e l’arrivo poi nella colonia perduta di Atlantide) e il suo completo dispiegarsi nella terza. La grande quantità di carne messa sul fuoco non impedisce all’autore di chiudere tutte le trame in soli tre albi, in volata e con un ritmo incalzante nell’ultima parte, tra creature mostruose gelatinose e persino il fugace ritorno di un vecchio nemico. Sullo sfondo, aleggia il tema etico del conflitto tra scienza, conoscenza e pericoli per il genere umano, presente nei dialoghi ma anche ben simboleggiato dalla decisiva figura del mostro-scienziato.

L'ultima città di Atlantide
disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.588, pag.7

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

L'ultima città di Atlantide<br>disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.588, pag.7<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Il fatto che La Chiave della Conoscenza sia la storia che chiude un ciclo di oltre tre anni di vita editoriale, spesi dallo Spirito con la Scure ad inseguire attraverso il Sudamerica un amico che lo ha tradito, l’archeologo Dexter Green, per impedirgli di ritrovare le armi di Atlantide, ci mette tuttavia nella necessità di fare anche altre considerazioni. E non va dimenticato che, per stuzzicare la curiosità dei lettori, il viaggio di Zagor in Sudamerica gli era addirittura stato profetizzato quando il nostro non era ancora diventato lo Spirito con la Scure, poiché legato ad una missione di grandissima importanza che avrebbe dovuto compiere: un rischioso espediente narrativo datato 2011 (in A volte ritornano), che aveva fatto salire ulteriormente le aspettative per questa trasferta.

Presa da sola, La Chiave della Conoscenza è una storia più che piacevole.
Sebbene ci sia capitato di elogiare la progettualità di questo ciclo di storie e la presenza di una sottotrama che prosegue oltre i singoli episodi, a posteriori si può sostenere che l’idea di legare tre anni di vita editoriale di Zagor, una serie non abituata a un medesimo filo conduttore per periodi così prolungati, sia stata troppo ambiziosa. La continuity si è infatti rivelata posticcia e soltanto apparente, spesso un corpo estraneo a singole storie il cui tema principale era altro e che avrebbero funzionato anche senza di essa.

Si è trattato, infatti, di una continuity basata più sulle parole che su elementi tangibili. Rispetto agli Anasazi, la prima avventura sui continenti scomparsi, si può notare che oggi le trame avventurose e il sense of wonder non sono più considerati sufficienti per sostenere una trama, e che per aggiungere pepe a storie "già viste" serve aggiungere una gran quantità di informazioni quando, privando le storie dei balloon, quello che è rappresentato dai disegni nel finale La Chiave della Conoscenza non è poi molto diverso da quanto visto in quelli de Il segreto degli Anasazi o Ultima Thule (le altre storie con finale in una base scientifica, con gli archivi del sapere universale che si ritorcono contro coloro che li hanno cercati).

La continuity di questa trasferta sudamericana è stata posticcia e basata più sulle parole che su elementi tangibili.
Nel corso della trasferta sudamericana Zagor è andato prima sul Machu Picchu e poi dalle Amazzoni per avere un’informazione: il luogo dove è diretto Dexter Green. Tutto quello che ha affrontato per ottenerla è indipendente dalla stessa. La missione di Zagor consiste nello schiacciare il pulsante di autodistruzione della base di Atlantide, e lui è predestinato a questo perché nessun altro conosce la lingua perduta con cui leggere le parole scritte nel quadrante: una conoscenza che aveva già prima di partire per il Sudamerica e che non ha faticato pertanto ad acquisire nella narrazione dell’episodio finale. La minaccia da sventare è la diffusione nel mondo di mostruosi esseri, che (lo dicono le parole) possono assorbire le conoscenze e l’intelligenza degli esseri viventi per sottomettere l’intera umanità: con buona pace di tutte le altre creature affrontate da Zagor nella sua carriera (dagli Akkroniani al Kraken, quest’ultimo grande come un centinaio degli Shayogan visti ne La chiave della conoscenza), che Zagor ha affrontato senza che gli fosse mai stato profetizzato alcunché. Ce ne è abbastanza per provare un po’ di delusione per le premesse che erano state create, ma alla fine di questa "continuity" di parole resta soltanto un pulsante da schiacciare.

Neppure il trattamento riservato a Dexter Green ha esaltato. Si sapeva sin da Lo scettro di Tir-hinan, il prologo della trasferta, che un rito diabolico aveva introdotto il male nella sua anima. La speranza di chi scrive era che si trattasse di un puro escamotage per renderlo un personaggio più complesso e meno candido e ingenuo (meriterebbe tanti schiaffi per come non avesse compreso, in tutto questo tempo, i veri obiettivi di una base governativa come Altrove), più preda delle proprie ambizioni e della sete di conoscenza dello scienziato. La spiegazione finale del suo tradimento è invece la più semplicistica che si potesse trovare: in lui è stato inserito lo spirito del vero cattivo, il mefistofelico Ludwig Richter. La sensazione è che si sia persa la possibilità di arricchire la folta galleria dei personaggi più complessi e non manichei della serie (invero piuttosto diradatasi con il trascorrere degli anni in favore di quelli più semplici da identificare come buoni o cattivi) e sfruttare le potenzialità narrative di questa situazione, anche come confronto ideologico e umano con Zagor. Invece su tutto questo si è dato un colpo di spugna. Il conflitto interiore con cui Dexter si libera dei propri demoni è anch’esso limitato alle parole, questa volta riferite dall’anonimo e decisivo scienziato di Atlantide, nel corso del frenetico finale, perché a pag.98 si deve chiudere. Dexter e Zagor si ritrovano solo a giochi fatti, con il primo svenuto. Forse un confronto tra i due ci sarà nell’episodio successivo, nel viaggio di ritorno, ma come corpo estraneo di un’altra trama principale.

Avere le idee chiare
disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.586, pag.16

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Avere le idee chiare<br>disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.586, pag.16<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

Se Lo scettro di Tir-hinan e La Chiave della Conoscenza fossero state pubblicate in stretta successione, il giudizio su questi aspetti di continuity sarebbe meno severo. Ma dopo tre anni in cui abbiamo spesso visto Zagor chiedersi "Dexter, perché mi hai abbandonato nelle sabbie mobili?", tale risoluzione appare poco appagante. Quella che viene bocciata è pertanto questa gestione della continuity, con un esile filo conduttore appiccicato a tante storie per lo più indipendenti tra loro: il miglior esempio di utilizzo della continuity nella serie resta probabilmente la trasferta africana, nella quale furono riaperte e sviluppate vecchie trame, richiudendole nel giro di poche storie pubblicate a stretto giro, senza che Zagor avesse nel frattempo passato anni a Darkwood distraendosi dalla minaccia di turno per chiedersi "Cain e Marie Laveau, siete ancora vivi?". Il problema non è stata pertanto la sottotrama atlantidea, invisa ad una frangia di lettori, né la trasferta fuori Darkwood in sé (avercene di più, anzi). E, si ripete, La Chiave della Conoscenza resta di per sé un episodio ben strutturato e piacevole, sopra la media di una trasferta di qualità per documentazione e locations, con un solo episodio veramente scarso ma anche con un solo capolavoro.

Una minaccia strisciante
disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.588, pag.62

(c) 2014 Sergio Bonelli Editore

Una minaccia strisciante<br>disegni di Raffaele Della Monica, Zagor n.588, pag.62<br><i>(c) 2014 Sergio Bonelli Editore</i>

I disegni di Raffaele Della Monica per questo capitolo conclusivo sono invece promossi senza riserve. Una prova di efficacia e leggibilità in ogni situazione e scenario, dalle distese ghiacciate dell’Antartide alla spettacolare città di Atlantide, dagli Shayogan al laboratorio scientifico. Non da meno è la caratterizzazione grafica dei protagonisti e coprotagonisti chiamati al macello, specie nel convulso e a tratti claustrofobico sviluppo della parte conclusiva, con l’orrore, il pericolo e la tensione ben raffigurati sui loro volti. Non il più appariscente tra gli attuali disegnatori della serie, ma con un segno che denota equilibrio tra modernità e tradizione.

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