Venerdí, 1 Dicembre 2006
messaggio da Andrea Cascioli - 01/12/2006 00:01
Salve uBC. intanto auguri. Ho letto e risposto al vostro sondaggio.
Tuttavia in esso trovo (in sintesi) la solita domanda: da chi dipende la crisi? Dal medium? Dal lettore? Dalla sua (presunta) giovane età?
Amici miei, il problema sta nel fatto che come medium siamo ancora l'equivalente del cinema muto e in bianco e nero, niente da eccepire su Charlie Chaplin o Griffith, ma oggi l'intrattenimento é un universo di suoni e colori. Tutto qui. La moda del momento é Internet? Forse la cura sono i fumetti sulla rete... forse sul telefonino...?
Non credo.
La verità é che noi Autori siamo costruttori di diligenze; nel fare la narrativa disegnata siamo assai specializzati, ma al di fuori della veste cartacea siamo difficilmente riciclabili; non credo ai fumetti su Internet tanto quanto non credo che all'inizio del '900 le prime aziende automobilistiche si siano mai avvalse della collaborazione dei migliori artigiani specializzati nelle carrozze di allora. Molto più semplice (e meno dispendioso) insegnare a dei giovani senza preconcetti radicati a fare le automobili, creare una serie di specialisti ex-novo che con disinvoltura montassero gonfi pneumatici senza aver mai montato prima alcuna ruota di stagionato legno. Perché in effetti non c'era bisogno che l'avessero mai fatto.
Alcuni costruttori di carrozze (forse i più bravi) hanno comunque continuato a costruirle e curarle per moltissimo tempo, ad esempio ancora oggi, per un mercato rivolto ai turisti, al centro di Roma circolano almeno 100 carrozze, e chi sa curarne la costruzione e la riparazione si fa davvero ben pagare. Questo non significa però che costoro non possiedano un'automobile. Sarebbe impensabile altrimenti, perché i tempi cambiano e basta, non c'é altro; é il momento dell'auto, non delle carrozze.
Nei fumetti é lo stesso, tutto il resto delle filosofie trasversali é dato dall'attaccamento di chi, nostalgico ed affezionato, non vuole credere a questo cambio di medium, perché anche solo il pensiero lo fa soffrire.
Ne incontro a centinaia all'anno, che scoprono oggi che la loro testata preferita ha chiuso da cinque, sette, nove anni, e se ne dolgono, dicendosi enormemente appassionati di narrativa disegnata. Dimostrando, nel contempo, di non aver più comprato il loro fumetto "preferito" da almeno quel numero di anni (se non più).
Sono loro, i "grandi appassionati", quelli che dicono che di Asterix ce li hanno proprio tutti tutti, dal primo al quinto; quelli che "Sclavi disegna proprio bene", quelli di "Jack Kirby era un supereroe Marvel" (che in un certo senso era anche quasi vero), sono loro, dicevo, che quando si sentono dire come stanno le cose tirano fuori che forse la striscia disegnata si salverebbe con le avventure di Paperino e Tex sulla rete, che é proprio un peccato, che bisognerebbe proprio che gli sceneggiatori scrivessero storie migliori, come una volta, non come oggi.
Però ai figli ogni anno comprano due lettori DVD, due telefonini e due abbonamenti al satellitare.
E anche due fumetti.
Finché li facciamo.
Finché ci sono i costruttori di diligenze.
Un saluto da Andrea Cascioli.
Tuttavia in esso trovo (in sintesi) la solita domanda: da chi dipende la crisi? Dal medium? Dal lettore? Dalla sua (presunta) giovane età?
Amici miei, il problema sta nel fatto che come medium siamo ancora l'equivalente del cinema muto e in bianco e nero, niente da eccepire su Charlie Chaplin o Griffith, ma oggi l'intrattenimento é un universo di suoni e colori. Tutto qui. La moda del momento é Internet? Forse la cura sono i fumetti sulla rete... forse sul telefonino...?
Non credo.
La verità é che noi Autori siamo costruttori di diligenze; nel fare la narrativa disegnata siamo assai specializzati, ma al di fuori della veste cartacea siamo difficilmente riciclabili; non credo ai fumetti su Internet tanto quanto non credo che all'inizio del '900 le prime aziende automobilistiche si siano mai avvalse della collaborazione dei migliori artigiani specializzati nelle carrozze di allora. Molto più semplice (e meno dispendioso) insegnare a dei giovani senza preconcetti radicati a fare le automobili, creare una serie di specialisti ex-novo che con disinvoltura montassero gonfi pneumatici senza aver mai montato prima alcuna ruota di stagionato legno. Perché in effetti non c'era bisogno che l'avessero mai fatto.
Alcuni costruttori di carrozze (forse i più bravi) hanno comunque continuato a costruirle e curarle per moltissimo tempo, ad esempio ancora oggi, per un mercato rivolto ai turisti, al centro di Roma circolano almeno 100 carrozze, e chi sa curarne la costruzione e la riparazione si fa davvero ben pagare. Questo non significa però che costoro non possiedano un'automobile. Sarebbe impensabile altrimenti, perché i tempi cambiano e basta, non c'é altro; é il momento dell'auto, non delle carrozze.
Nei fumetti é lo stesso, tutto il resto delle filosofie trasversali é dato dall'attaccamento di chi, nostalgico ed affezionato, non vuole credere a questo cambio di medium, perché anche solo il pensiero lo fa soffrire.
Ne incontro a centinaia all'anno, che scoprono oggi che la loro testata preferita ha chiuso da cinque, sette, nove anni, e se ne dolgono, dicendosi enormemente appassionati di narrativa disegnata. Dimostrando, nel contempo, di non aver più comprato il loro fumetto "preferito" da almeno quel numero di anni (se non più).
Sono loro, i "grandi appassionati", quelli che dicono che di Asterix ce li hanno proprio tutti tutti, dal primo al quinto; quelli che "Sclavi disegna proprio bene", quelli di "Jack Kirby era un supereroe Marvel" (che in un certo senso era anche quasi vero), sono loro, dicevo, che quando si sentono dire come stanno le cose tirano fuori che forse la striscia disegnata si salverebbe con le avventure di Paperino e Tex sulla rete, che é proprio un peccato, che bisognerebbe proprio che gli sceneggiatori scrivessero storie migliori, come una volta, non come oggi.
Però ai figli ogni anno comprano due lettori DVD, due telefonini e due abbonamenti al satellitare.
E anche due fumetti.
Finché li facciamo.
Finché ci sono i costruttori di diligenze.
Un saluto da Andrea Cascioli.