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Mercoledí, 29 Aprile 2009

  • messaggio da José Carlos Francisco - 29/04/2009 23:10
    Intervista a Pasquale Frisenda -disegnatore di Magico Vento e Ken Parker- con alcune tavole in anteprima del suo gigante di Tex (ancora inedito) ed anche alcune tavole di prova di Dylan Dog nel blog portoghese di Tex in versione italiana e portoghese.
    La sua risposta alla domanda "Secondo Gianfranco Manfredi, una delle cause dell'eliminazione di Magico Vento nel 2010 è la difficoltà che i disegnatori più giovani provano con il western in generale, cosa che ovviamente non è il tuo caso. Come riesci a disegnare tanto bene i cavalli, le diligenze, le città, i villaggi, insomma: il genere western nel suo complesso?":
    La cosa curiosa è che io non mi ritengo un disegnatore western! Gente come D'Antonio, Ticci, Milazzo, Serpieri o Giraud, solo per citarne alcuni, hanno saputo rappresentare il west con una capacità più unica che rara, il perché è forse anche legato ad un discorso generazionale. In ogni caso, ognuno di loro conosce molto bene quello che sta disegnando, una conoscenza del genere che va ben oltre un semplice discorso di documentazione.
    Io riesco a rappresentare il genere da un punto di vista credo solo "emotivo", amo molto il genere western e le caratteristiche e le atmosfere che gli sono proprie. Ma, da un punto di vista generazionale, il mio immaginario è stato "colonizzato" soprattutto dalla fantascienza. Un certo tipo di fantascienza, quella più legata al filone "umanistico" della letteratura e al cinema di quel genere, emersa all'incirca negli anni settanta/ottanta, insomma più vicino a "Blade Runner" che a "Guerre Stellari" (film che comunque amo). In ogni storia di Magico Vento, dopo trenta pagine, inevitabilmente cominciavo a disegnare da qualche parte astronavi in avvicinamento a qualche strano pianeta o minacciosi cyborg. Ma sono convinto che appena avrò la possibilità di disegnare una storia di SF, dopo trenta tavole comincerò a abbozzare un uomo a cavallo in una sconfinata prateria!

    Martedí, 31 Marzo 2009

  • messaggio da José Carlos Francisco - 31/03/2009 21:55
    Intervista a Mauro Boselli -autore di Zagor, Dampyr e Tex- che parla pure di Tex nel blog portoghese di Tex in versione italiana e portoghese.
    La sua risposta alla domanda "Qual è stato il suo miglior lavoro su Tex, secondo lei? Ed il più difficile?":
    La storia preferita, nel senso che mi soddisfa di più come riuscita professionale, cambia a seconda dei periodi della mia vita. Di sicuro, la mia storia texiana d’esordio, "Il passato di Carson", con Marcello, è servita egregiamente allo scopo, che era quello di lanciarmi come autore e di farmi apprezzare dai lettori... Un’altra storia che mi sembra ben riuscita, perché in linea col personaggio, epica, ma anche con riferimenti ai "cavalry films" di John Ford, è "Sulla pista di Fort Apache", realizzata con José Ortiz.
    Io ho una predilezione per il Texone "Gli assassini", perché si trattava di una trama molto intrecciata e quindi difficile da scrivere, con indagini parallele e molti cambi di scenario per divertire Alfonso Font al suo esordio. Sì, tutto sommato le storie di cui sono più soddisfatto sono quelle che mi hanno impegnato di più, quelle con più fili narrativi da non "perdere per strada".

    Martedí, 17 Marzo 2009

  • messaggio da P.Dionisio - 17/03/2009 22:50
    Da un articolo de La Stampa:
    I bambini e i ragazzi della mia generazione si sono nutriti di fumetti, come quelli di qualche generazione che ci ha preceduti e quelli delle generazioni che ci hanno seguiti. Anch’io ho divorato le strisce di innumerevoli comics come milioni di altri adolescenti e adulti.
    (..)
    Ma l’emozione più forte rimaneva tuttavia l’identificazione con l’eroe giustiziere, protettore dei deboli, delle minoranze, raddrizzatore di torti come il Tex Willer/Aquila della Notte. Era confortante vederlo disegnato senza che le offese del tempo corrompessero il suo sembiante così come la sua fibra morale, ancorché espressa con metodi rudi, di «destra», si manteneva integra di avventura in avventura, di peripezia in peripezia. Più tardi, da giovane curioso e passionario, avrei scoperto che il linguaggio del fumetto era capace di esprimere con sintesi mirabile concetti politici, filosofici, antropologici e sociologici. Il pilastro di quella stagione aveva il suo «manifesto» leggendario nella rivista Linus, l’ho collezionata per anni. I giganti di quella espressione, di cui ho sempre invidiato il talento, mi ammaestravano e in pari tempo mi obbligavano a rimettermi in questione. Mi capita di continuo rammemorarne il genio e il nome: Schulz, Walt Kelly, Gary Trudeau, Johnny Hart, Frank Dickens.
    (..)
    Ma è l’incontro con l’opera straordinaria di Art Spiegelman e soprattutto con Will Eisner che mi rivela definitivamente la sconcertante «potenza» di linguaggio narrativo ed espressivo del fumetto che accede al respiro maestoso dell’arte del romanzo. La Fandango oggi offre al lettore italiano un’opportunità preziosa, quella di leggere e di avere nella propria libreria quello che a mio parere è un volume che non deve mancare: il capolavoro di Will Eisner, la trilogia Contratto con Dio. È un’intera epopea della vicenda di emigrazione e di assestamento nel Nuovo Mondo dell’ebraismo della yiddishkeit visto attraverso le pulsazioni vitali e i travagli di un condominio del Bronx, microcosmo che allude al macrocosmo. Will Eisner con un rapporto di assoluta pregnanza fra fumetto, disegno, tratto e didascalia riesce a fare partecipe di quella sconvolgente e paradigmatica epopea del nostro Occidente di minoranza ogni lettore, anche il più refrattario.
    (..)

    Domenica, 8 Marzo 2009

  • messaggio da José Carlos Francisco - 08/03/2009 21:50
    Intervista a Moreno Burattini -autore e curatore di Zagor- che parla pure di Tex nel blog portoghese di Tex in versione italiana e portoghese.
    La sua risposta alla domanda "Quali sono gli elementi narrativi a cui dai maggior importanza in una storia: ritmo, trama, personaggi, dialoghi, azione...":
    Ritmo, trama, personaggi, dialoghi e azione sono tutti elementi importantissimi, al punto che è quasi impossibile dire quale sia più importante degli altri. Direi però che, nel caso di Zagor, prima ancora di tutto ciò venga la coerenza del racconto con la tradizione, il rispetto della tradizione, di ciò che si può chiamare la "zagorianità". Ciò detto, sono d’accordo con Giancarlo Berardi quando dice che una buona storia è quella con dei buoni personaggi, e dunque i buoni personaggi sono fondamentali; però aggiungo che, secondo me, i buoni personaggi sono quelli che fanno cose interessanti, per cui la trama è altrettanto fondamentale.

    Martedí, 3 Marzo 2009

  • weblog/?4321
    messaggio da José Carlos Francisco - 03/03/2009 19:45
    Intervista al maestro Alfonso Font -disegnatore di Tex- nel blog portoghese di Tex in versione italiana, portoghese ed addirittura spagnola (per la prima volta in più di 60 anni, una intervista a un autore di Tex pubblicata simultaneamente in tre lingue) con ben sette tavole in anteprima della sua storia (ancora inedita) di Tex.
    La sua risposta alla domanda "Il genere fiction scientifico figura in molte delle sue creazioni, è quindi ovvio che è uno dei suoi preferiti. Ma da quando ha iniziato la sua carriera disegnando western, sente la stessa identificazione con questo universo così particolare?":
    Il fatto, è in verità, che ho iniziato disegnando western, e quando si è verificata l'opportunità di disegnare Tex è stato come ritornare alla mia giovinezza. Mi piace disegnare e le storie dell'Ovest nordamericano permettono un ampio spazio di possibilità grafiche: ci sono vecchie capanne rustiche, cavalli, paesaggi vasti e distinti, varie tribù indie, cow-boys, treni, nuvole tempestose, neve... insomma, un grande diletto per chi disegna.

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