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Domenica, 31 Dicembre 2006

  • messaggio da Fabio - 31/12/2006 00:17
    Che anno sta per finire!
    Se da un lato il mondo delle nuvole parlanti ha visto svilupparsi nuove tendenze (i film tratti da fumetti su tutto), la conferma di alcuni punti stabili (come il ventennale di Dylan Dog) e l'accrescersi della "crisi", dall'altro il 2006 è stato un anno pieno di lutti: quattro grandi maestri ci hanno lasciato.
    Prima Ferdinando Tacconi, il "re del volo" e Alex Toth, un grande americano; poi Luciano Bottaro e adesso, alla vigilia di Natale, il Maestro D'Antonio. Com'è triste venirlo a sapere...com'è triste, forse, questo stesso mio elogio, questo tentativo di ricordare... "Amarcord", diceva Fellini e io appunto mi ricordo le sue tavole originali degli anni '60, viste in casa di un disegnatore, con gli sfondi sul foglio e i personaggi disegnati su un altro tipo di cartoncino e in seguito incollati sopra..,mi ricordo Bella & Bronco e la "Storia del West"...Gino D'Antonio era nato nel mio stesso giorno, il 16 Marzo, e non l'ho mai conosciuto di persona. Nonostante questo, voglio parlargli da amico, come devono sentirsi tutti quelli che, anche per una volta, si sono sporcati le dita di inchiostro leggendo un suo fumetto o ammirando la sua arte.
    Ciao Gino.

    Venerdí, 1 Dicembre 2006

  • messaggio da Andrea Cascioli - 01/12/2006 00:01
    Salve uBC. intanto auguri. Ho letto e risposto al vostro sondaggio.
    Tuttavia in esso trovo (in sintesi) la solita domanda: da chi dipende la crisi? Dal medium? Dal lettore? Dalla sua (presunta) giovane età?
    Amici miei, il problema sta nel fatto che come medium siamo ancora l'equivalente del cinema muto e in bianco e nero, niente da eccepire su Charlie Chaplin o Griffith, ma oggi l'intrattenimento é un universo di suoni e colori. Tutto qui. La moda del momento é Internet? Forse la cura sono i fumetti sulla rete... forse sul telefonino...?
    Non credo.
    La verità é che noi Autori siamo costruttori di diligenze; nel fare la narrativa disegnata siamo assai specializzati, ma al di fuori della veste cartacea siamo difficilmente riciclabili; non credo ai fumetti su Internet tanto quanto non credo che all'inizio del '900 le prime aziende automobilistiche si siano mai avvalse della collaborazione dei migliori artigiani specializzati nelle carrozze di allora. Molto più semplice (e meno dispendioso) insegnare a dei giovani senza preconcetti radicati a fare le automobili, creare una serie di specialisti ex-novo che con disinvoltura montassero gonfi pneumatici senza aver mai montato prima alcuna ruota di stagionato legno. Perché in effetti non c'era bisogno che l'avessero mai fatto.
    Alcuni costruttori di carrozze (forse i più bravi) hanno comunque continuato a costruirle e curarle per moltissimo tempo, ad esempio ancora oggi, per un mercato rivolto ai turisti, al centro di Roma circolano almeno 100 carrozze, e chi sa curarne la costruzione e la riparazione si fa davvero ben pagare. Questo non significa però che costoro non possiedano un'automobile. Sarebbe impensabile altrimenti, perché i tempi cambiano e basta, non c'é altro; é il momento dell'auto, non delle carrozze.
    Nei fumetti é lo stesso, tutto il resto delle filosofie trasversali é dato dall'attaccamento di chi, nostalgico ed affezionato, non vuole credere a questo cambio di medium, perché anche solo il pensiero lo fa soffrire.
    Ne incontro a centinaia all'anno, che scoprono oggi che la loro testata preferita ha chiuso da cinque, sette, nove anni, e se ne dolgono, dicendosi enormemente appassionati di narrativa disegnata. Dimostrando, nel contempo, di non aver più comprato il loro fumetto "preferito" da almeno quel numero di anni (se non più).
    Sono loro, i "grandi appassionati", quelli che dicono che di Asterix ce li hanno proprio tutti tutti, dal primo al quinto; quelli che "Sclavi disegna proprio bene", quelli di "Jack Kirby era un supereroe Marvel" (che in un certo senso era anche quasi vero), sono loro, dicevo, che quando si sentono dire come stanno le cose tirano fuori che forse la striscia disegnata si salverebbe con le avventure di Paperino e Tex sulla rete, che é proprio un peccato, che bisognerebbe proprio che gli sceneggiatori scrivessero storie migliori, come una volta, non come oggi.
    Però ai figli ogni anno comprano due lettori DVD, due telefonini e due abbonamenti al satellitare.
    E anche due fumetti.
    Finché li facciamo.
    Finché ci sono i costruttori di diligenze.
    Un saluto da Andrea Cascioli.

    Domenica, 12 Novembre 2006

  • messaggio da Vincenzo - 12/11/2006 00:11
    Gentilissima redazione,
    nel dicembre 1998 sul n.43 di "Star magazine oro" veniva annunciata la pubblicazione, sul n.44, dell'edizione compatta della miniserie americana Gen 12 (una sorta di prequel di Gen 13 ambientato negli anni settanta, in puro stile Apocalypse Now - n.d.r.). Tra dicembre e gennaio, però, la Star Comics, a causa di falliti accordi commerciali con l'America, sospese tuti gli albi americani e dunque Gen 12 non uscì. Qualche testata continuò in seguito con Magic Press, e ancora adesso esce Wildstorm. Tuttavia, ancora devo scoprire se la miniserie in questione è uscita in Italia per qualche altro editore o meno (per averla annnunciata deduco che era era materiale quasi sicuramente tradotto).
    Aspetto con trepidazione risposta che da tanto ancora non conosco.
    Sentitamente vi ringrazio. Risponde Claudio Crimi Trigona, uBC staff:
    Chi detiene i diritti della Wildstorm (la branca Image gestita da Jim Lee e passata sotto l'egida della DC Comics) in Italia dopo la Star Comics è la Magic Press che non ha mai pubblicato la miniserie, ma solo quattro volumi su Gen 13 (due della serie regolare e due crossover: uno con I Fantastici Quattro e uno con Superman), senza contare le relative apparizioni sul periodico Wildstorm.

    Venerdí, 10 Novembre 2006

  • messaggio da zappodrago - 10/11/2006 00:05
    Personalmente non capisco le critiche di Max Bunker sul modo in cui la Sergio Bonelli Editore conduce le proprie testate: il fatto che i disegnatori e gli autori cambino continuamente serve a dare maggiore poliedricità e spessore ai personaggi che altrimenti diverrebero sì noiosi. A parte il fatto che Bunker si è sempre mostrato irrispettoso nei confronti dei suoi lettori, dapprima annunciando che avrebbe chiuso la serie, e poi proseguendola e adesso con questo totale cambio di prospettiva, personalmente leggo in questo restyling di Alan Ford (che ritengo un pessimo fumetto) la paura di rischiare: creare una nuova testata può essere un investimento pericoloso, invece utilizzare il nome di una testata che ha i suoi aficionados e infilarci a forza qualcosa di diverso per accaparrarsi nuovo pubblico è un ottima operazione di marketing.
    Ognuno fa quello che vuole con i suoi personaggi, Schulz morendo ha voluto che nessuno disegnasse più i Peanuts ma come lui ce n'era ben pochi e le sue strisce si basavano più sulle atmosfere che su un corpus narrativo... atmosfere che nessun altro probabilmente avrebbe saputo ricreare.
    Ma perchè Max Bunker vuole convincerci che questa debba essere una regola nel mondo del fumetto? Vi immaginate come sarebbe il nostro mondo se adesso non ci fosse Tex? Non è nemmeno un caso che Bunker si accanisca sempre e comunque su Bonelli... che sia una pessima forma di maldicenza pro-marketing?
    Saluti.

    Giovedí, 12 Ottobre 2006

  • weblog/?2695
    messaggio da Paolo - 12/10/2006 00:01
    Salve. Volevo fare una domanda: mi sono ritrovato fra le mani una collana di 6 fumetti Sin City di Frank Miller dal titolo "Si può anche uccidere per lei". Ho controllato che in Italia sono stati pubblicati 7 volumi di Sin City e nessuno di questi corrisponde al titolo della collana che ho io. Vorrei sapere quindi di cosa si tratta. Grazie. Ciao. Rispondono R.Gallaurese e M.Migliori, uBC staff
    Uno dei volumi di Sin City di Miller s'intitola "Una donna per cui uccidere" e ha come protagonista sempre il Dwight del volume "Un'abbuffata di Morte": la prima versione di questa storia è stata pubblicata, col titolo "Si può anche uccidere per lei", dalla Comic Art, nella Collana Legend in 6 albi da 1900 £. Parliamo del 1994, e si tratta della prima storia di Sin City.

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