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Uno del Texas contro uno del Texas recensione di Mauro Traversa C'era una volta uno del Texas che si chiamava Tex ma che non stava con quelli del Texas. C'era poi un altro, anche lui del Texas; lui non si chiamava Tex pero` stava con quelli del Texas. Finirono entrambi nei guai ma per fortuna alla fine arrivarono quelli del Texas e li salvarono�
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Soggetto semplice, semplice di Boselli che ripesca dal passato del Tex esploratore al servizio dei Nordisti durante la guerra di Secessione. A differenza dalle altre rievocazioni, allo scontro tra le due fazioni, qui si aggiunge la lotta con gli indiani Kiowa ai quali, i protagonisti della vicenda, si sottraggono solo grazie al solito "arrivo dei nostri" quando ormai sembra non esserci piu` via di scampo per i bianchi. A proposito di protagonisti: questi sono, oltre a Tex, l'amico Damned Dick, che al fianco del nostro eroe ha gia` dato tante grane ai Sudisti, e il tenente confederato Beau Danville. Danville e` uno del Texas che sta, diversamente da Tex, dalla parte del Texas. E` quindi subito nemico del nostro che, distruggendo un carico di rifornimenti confederato, ha cambiato (vedere anche la scheda) le sorti della guerra nel West.
Storiella lineare con pochissimi spunti interessanti. Va detto a difesa di Boselli che il "contenitore" dell'Almanacco del West con le sue 94 pagine limita forse un pochino la fantasia dello sceneggiatore. Le avventure di Tex da sempre vengono raccontate seguendo un certo ritmo che tradizionalmente non e` mai stato troppo serrato (come e` invece ammesso nelle saghe di piu` recente creazione) e qundi in 94 tavole non c'e` poi tanto spazio per raccontare una storia molto elaborata. Notevole invece il rispetto di Boselli nei confronti dei fatti realmente accaduti, e della "tradizione" del Texas, unico stato del sud mai violato dalle truppe nordiste. I dialoghi pure sono buoni come ci ha abituato ormai Boselli fin dalla sua prima apparizione nella saga Texiana.
Alarico Gattia, lo si legge ovunque, e` considerato un maestro del fumetto italiano. E` quindi un compito molto arduo e delicato quello del recensore che, non essendo rimasto affatto soddisfatto del lavoro del maestro su Tex, e` chiamato ad esprimerne comunque un giudizio. Intanto al povero recensore non e` dato di sapere quanto le matite di Dotti (probabilmente il Maurizio Dotti di Zagor) abbiano prevalso sul lavoro di Gattia.
Spinto da ipercriticismo oggi arrivero` sino a segnalare la mia non completa soddisfazione (ed e` la prima volta) per una copertina di Villa. Il volto di Tex mi e` poco familiare cosi` come Claudio lo ha disegnato e la posizione del suo braccio in ombra non sembra troppo naturale: dritto come un palo del telegrafo. Che dire? L'Almanacco e` sempre un spazio un po` particolare dove gli sceneggiatori, possono decidere di prendersi una liberta` d'azione che la serie regolare forse non lascia loro. E` accaduto cosi` ad esempio quando la collana dell'Almanacco del West ha esordito con "La ballata di Zake Colter" scritta da Nizzi qualche anno fa. Oggi Boselli, alla sua seconda presenza consecutiva sull'Almanacco, ci presenta una storia western di impostazione classica che ben poco ha a che condividere con lo stile texiano di raccontare il west. Se la stessa storia fosse stata editata nell'antica seria bonelliana "La storia del West" che ho gia` avuto modo di ricordare sopra, sostituendo la figura di Tex con quella di un anonimo esploratore nordista, nessun lettore sarebbe mai arrivato a pensare: "Ecco una storia che avrei visto bene in Tex!" . Alla fine e` proprio questo il punto: la storia non brilla per originalita` ed inventiva ma non e` malvagia una volta considerata fuori da ogni contesto. Ma e` una storia che porta il marchio di Tex e come tale il lettore si aspetta forse qualcosa di piu` e si aspetta che il nostro eroe reciti nel consueto ruolo di assoluto protagonista.
Confinate nell'Almanacco del West queste storie rappresentano acccettabili diversivi ma occorre stare attenti a non introdurle nella serie regolare. Il successo di Tex e` legato, a parer mio, ad un certo modo di raccontare il West che Bonelli ha inventato tanti anni fa. Se questo modo ogni tanto riceve una mano di fresco per rimanere al passo con gli anno siamo tutti contenti; se viene stravolto allora i rischi di "disaffezionamento" aumentano. Se Tex fosse stato un fumetto western come tanti, oggi non ci sarebbe piu` (cosi` come non ci sono piu` tanti western nati negli anni cinquanta e sessanta) visto lo scarso interesse che e` subentrato negli anni per questo genere (almeno nella sua rappresentazione piu` tradizionale). Se Tex oggi e` vivo e gode ancora tutto sommato di ottima salute e` buona parte merito di un signore che cinquant'anni fa ha deciso di raccontare le avventure di questo eroe in un certo modo. |
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