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" Eroe per caso"


Pagine correlate:

Oregon. Boscaioli. Loschi trafficanti. Indiani e soldati. Un film gi� visto? Non proprio. Non di recente, almeno. S�, perch� il protagonista � uno che mena le mani, spara, si fa rispettare da tutti, usa il cervello e non cade negli agguati. E la trama � raccontata dalle immagini, non da dialoghi interminabili. Possibile? Miracoli del turnover. Peccato che questo film non avr� un seguito.

Doctor Weisberg, I suppose...
recensione di Giorgio Loi



TESTI
Sog. e Sce. Pasquale Ruju    

L'arrivo di un nuovo sceneggiatore sulle pagine di Tex � un evento talmente raro da essere, di per s� stesso, degno di nota. Dopo un 2003 dominato dai testi di Claudio Nizzi, con l'unica eccezione dell'Almanacco di Boselli, � nuovamente l'Almanacco a ospitare una storia dell'esordiente Pasquale Ruju, nome ben noto ai lettori di Dylan Dog. Diciamo subito che la nostra impressione � contrastata, con luci e ombre. Da un lato la ventata d'aria fresca � chiaramente avvertibile; dall'altro notiamo, oltre ad alcuni perdonabili "errori di giovent�", alcuni segnali preoccupanti. Su questo torneremo nelle conclusioni.

"Soggetto: restiamo nella sufficienza, ma non di pi�"
   
La storia � di impianto decisamente classico per Tex ma, considerati anche i limiti delle 110 pagine, qualche elemento interessante lo si trova. Per esempio il medico bianco che decide volontariamente di vivere con i pellerossa e apprendere i principi della loro medicina, oppure, una volta tanto, i militari che cercano di scongiurare lo scontro con gli indiani e non di provocarlo. C'� anche una buona dose di azione, che non guasta. Peccato per alcune non lievi incongruenze, riportate nella scheda, che rovinano un soggetto certamente non originalissimo ma con buone potenzialit�. Restiamo nella sufficienza, ma non di pi�.

SuperTex
Ecco il Tex che ci piace!
(c) 2003 SBE

Meglio la sceneggiatura. Dopo un inizio piuttosto lento, praticamente indistinguibile dai classici incipit nizziani, la storia decolla e si snoda con buona agilit�, svelando i fatti man mano che si svolgono senza inutilmente anticiparli. Ci sono dialoghi abbastanza corposi ma non eccessivi, almeno non tanto da appesantire l'azione. Il ritmo si mantiene discretamente alto, forse anche perch� le 110 pagine non avrebbero consentito eccessive perdite di tempo. Noterete che stiamo elencando caratteristiche che dovrebbero essere basilari per qualsiasi sceneggiatura, ma che purtroppo su Tex, da tempo, non si possono pi� dare per scontate.

"Non c'� dubbio che vi sia un apprezzabile recupero di carisma"
   
I protagonisti sono abbastanza ben rispettati. Ovviamente avremmo preferito che Carson non si fosse fatto malamente sorprendere da un giovane indiano esaltato, e che Tex non avesse rimediato un'analoga figura con un taglialegna (in entrambi i casi a prezzo di una vita umana!), ma non c'� dubbio che vi sia un apprezzabile recupero di carisma. E' un Tex che si scazzotta (vittorioso) con un corpulento attaccabrighe; un Tex il cui prestigio di capo indiano emerge naturalmente senza bisogno di mostrare le credenziali (la fascia di Wampum); un Tex pronto all'azione, che prende in mano la situazione e diventa un leader naturale per i boscaioli in pericolo; un Tex che affronta a pi� fermo una torma di indiani, bloccandoli tra lo stupore generale. Insomma, pur con qualche sbavatura ritroviamo il vecchio eroe scaltro e risoluto, che prende decisioni (non sempre) giuste e non casca continuamente in trappola. E non � male nemmeno Carson che, a parte la sopracitata brutta figura, esce dalla dimensione di pura macchietta, ritrova una certa autonomia e pronuncia anche la frase pi� bonelliana di tutta la storia, forse un po' goffa in quel particolare contesto, ma che abbiamo apprezzato.

Infine, merita spendere due parole anche per i personaggi secondari, correttamente tratteggiati nonostante il poco spazio disponibile, dal comandante del forte al giovane ma assennato tenente, dal viscido Stroller ai vari Klamath, fino al coraggioso dottor Weisberg, un autentico uomo di scienza nel senso etimologicamente pi� nobile della parola. Non stiamo parlando di approfondimenti psicologici esagerati, che su Tex non sono nemmeno richiesti, ma di personaggi funzionali alla narrazione e che in tale ambito si muovono coerentemente.



DISEGNI
Roberto Diso    

Ci spiace dirlo, vista la profonda stima che nutriamo per l'artista, ma in questa seconda prova vediamo accentuati i difetti rilevati in "Figlio del vento" a fronte di marginali miglioramenti nella realizzazione del volto di Tex.

Se nel Maxi le (comprensibili) incertezze nella definizione dei personaggi erano compensate da stupende ambientazioni e rappresentazioni naturalistiche, stavolta queste ultime sono molto meno presenti e ci restano solo due protagonisti poco in linea con la tradizione.

Niente da dire sul resto, ovviamente. Pose, scene d'azione, uso misurato dei tratteggi, luci e ombre, scelta delle inquadrature: tutto questo rimane di buon livello, n� potrebbe essere altrimenti (stiamo parlando di Roberto Diso, non dell'ultimo arrivato), ma da Texiani ci rimane un certo senso d'insoddisfazione.

I soliti pards
Non ci si pu� mai rilassare un attimo...
(c) 2003 SBE

Inoltre stavolta viene meno la circostanza attenuante che avevamo implicitamente accordato a Diso sul Maxi, ossia la cattiva qualit� del testo. In questo caso la storia non sar� un capolavoro ma � certamente superiore a "Figlio del vento", quindi non possiamo riconoscere a Diso la scusante della mancanza d'entusiasmo.



GLOBALE
 

Una piacevole novit�, quella di Ruju ai testi, che ci ha in parte restituito il "vecchio" Tex che da tempo latitava. Quanto ai difetti, possiamo tranquillamente considerarli peccati di giovent� di cui il tempo e l'esperienza avrebbero, probabilmente, avuto ragione, ed � un vero peccato che non si avr� modo di verificarlo.

Ma... ebbene s�, c'� un "ma". Uno sgradevole retrogusto amaro.

Pensiamo a tutti gli esordi avvenuti nelle pagine di Tex. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati quelli post-400 (Boselli, Medda, Canzio, Segura) ma ci sono anche i precedenti "illustri" (Berardi, Nizzi, Nolitta). Ebbene, paragonato ai "numeri uno" di tutti questi signori, Ruju ha fornito senz'altro la prova pi� opaca.

In secondo luogo, tutti i sopracitati autori -con la sola eccezione di Nolitta- ebbero ben presente nelle loro storie una chiara matrice bonelliana, compreso quel Claudio Nizzi il cui stile � ora agli antipodi di GLB ma che vent'anni fa seppe offrirci una validissima interpretazione personale. Questa storia di Ruju, invece, nonostante i buoni spunti di cui abbiamo dato conto, ci pare pi� in linea con il basso profilo degli ultimi anni, quello che tende a eliminare l'epicit� e le esagerazioni in favore di una crescente normalizzazione del personaggio. Lo sforzo di Ruju di mantenersi sul classico-che-pi�-classico-non-si-pu� � palese (si noti, tra l'altro, la marginalit� dei personaggi femminili) ma la sensazione resta.

Difficile dire dove finisca Ruju e dove cominci la redazione della SBE. Pensiamo che, com'� immaginabile per un esordiente, i dialoghi siano stati rivisti, e questo potrebbe spiegare il Tex che, subito dopo averlo apostrofato duramente, si scusa con il tenente nonostante l'imminenza di un attacco indiano. Tanto per fare un esempio.

Ci pare comunque che la matrice nizziana stia diventando il nuovo punto di riferimento per gli scrittori di Tex, offuscando il modello di GLB. Anche qui ci � difficile discernere quanto questa matrice sia "nizziana" e quanto, invece, derivi da una precisa volont� della casa editrice. Se questo avrebbe comportato, per Ruju, un suo successivo appiattimento sugli attuali bassi livelli, non lo sapremo mai. Se questo dovesse condizionare negativamente eventuali futuri sceneggiatori, allora speriamo vivamente di sbagliarci.

 

 


 
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