La donna eterna

Una grande storia di sangue, di vendetta e di sentimenti
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La donna eterna
Tex 651-653

Scheda IT-TX-651-653

Non è stato semplice capire perché questo Tex mi disturbasse tanto.
Tavola dopo tavola Tex continuava ad intristirmi e ne attribuivo la ragione alla rappresentazione che del nostro amato ranger aveva dato Corrado Mastantuono. Sia nella versione giovanile, sia nella sua rappresentazione di uomo maturo, quello di Mastantuono era infatti un Tex con il quale faticavo ad entrare in empatia, musone più di quanto lo richiedesse la tragicità della vicenda e con stampata sul volto un’espressione quasi costantemente arcigna, talvolta strafottente.
Mi sembrava troppo nolittiano questo Tex, crepuscolare fino al midollo e non solo o non tanto perché era la storia ad essere crepuscolare. Non sentivo in lui la "forza" che sostiene (o dovrebbe sostenere) Tex in ogni occasione e che lo fa emergere su comprimari ed avversari, pur considerando che, stavolta, tale forza si doveva misurare con la magia di un avversario particolare, il predone (o brujo?) Charvez, del quale Mauro Boselli era stato estremamente bravo a far percepire la presenza in ogni tavola, attraverso le sofferenze inferte, i cadaveri seviziati, i feticci lasciati da quest'ombra maligna, la cui "medicina" pareva sovrastare pure Tex.

La realtà dopo l'incubo
Tex 651, pag.106 - Tavola di Corrado Mastantuono

(c) 2015 Sergio Bonelli Editore

La realtà dopo l'incubo<br>Tex 651, pag.106 - Tavola di Corrado Mastantuono<br><i>(c) 2015 Sergio Bonelli Editore</i>

Quando però è riapparsa in scena Ada, ho cominciato ad intuire il perché di tanta tristezza.
Ada doveva tornare perché la vendetta non spettava che a lei, perché il cerchio doveva chiudersi e perché la storia non avrebbe avuto senso altrimenti, ma l’ammirazione con cui Tex ne parla, dimostrando di conoscerla meglio del marito («Forse so meglio di te di che stoffa sia fatta Ada Stark!») e il modo in cui le parla quella stessa notte (un modo così poco da Tex, potrebbe azzardare qualcuno, e altrettanto raro), mi hanno fatto pensare alla sola altra donna per la quale Tex ha provato tanta stima. Una stima che attraverso la gratitudine è diventata affetto e infine amore, un amore che ha dato a un giovane vagabondo una famiglia e un luogo a cui tornare, un popolo da guidare con la dignità di capo e un figlio, un figlio per il quale senza alcun dubbio anche Lilyth avrebbe lottato con la forza, il coraggio e la determinazione che animano Ada.

E allora ho capito che non era Tex a disturbarmi, bensì la sua sofferenza

E allora ho capito che non era Tex a disturbarmi, bensì la sua sofferenza, percepibile attraverso quel volto sempre cupo.
Il giovane Tex musone che libera Ada e che sa cosa dire e fare, al contrario di quella sua "specie di fidanzato", non è altro che il Tex rimasto vedovo, che col cuore pesante, in compagnia di un silenzioso Tiger, insegue i componenti de La banda dei Dalton n.8-9. Il Tex maturo, invece, il famoso ranger, l’uomo "che non si arrende mai", che sa dare ascolto alle sensazioni, che affronta l’avversario con le armi ma soprattutto mandandogli la sua "medicina"- una medicina così potente da far credere agli uomini di Charvez che "Aquila della Notte sia dotato di straordinari poteri" - è il Tex mediatore tra due mondi che si scontrano: uomo bianco e capo dei Navajos, dei quali ha interiorizzato la cultura attraverso il legame con Lilyth; uomo pragmatico e razionale ma uso a non mettere in dubbio l’esistenza di forze misteriose; padre di un figlio mezzosangue come mezzosangue è il figlio qui conteso tra bianchi (una madre e un patrigno affettuoso) e indiani (un vile Comanche, "rapitore di donne inermi e ragazzi").

Il sogno di Rick Simmons
Tex 652, pag.84 - Tavola di Corrado Mastantuono

(c) 2015 Sergio Bonelli Editore

Il sogno di Rick Simmons<br>Tex 652, pag.84 - Tavola di Corrado Mastantuono<br><i>(c) 2015 Sergio Bonelli Editore</i>

Sbaglierò, ma Lilyth mi sembra presente nel corso di tutta la storia attraverso Ada - per certi versi il suo "doppio" bianco - e nel rapporto - ovviamente diverso, ma certamente profondo - tra lei e Tex.

Quanto al resto, se questa è una storia in cui si combatte più con le rispettive "medicine" che con le armi, ecco che trova la sua ragione il procedere più lento del secondo albo, giocato più su sensazioni, reazioni, visioni e incubi dei personaggi che sull’azione e caratterizzato da una sceneggiatura che preferisce non mostrare alcune uccisioni (il massacro dei rurales, Tex che ritorna dopo avere eliminato delle sentinelle Comanches) contribuendo a rimarcare che quella in corso è una battaglia tra due "fantasmi", a comprova inoltre del fatto che per scrivere una bella storia di Tex non è necessario infilarci per forza lunghe sparatorie, battute spiritose e bistecche e patatine.
Se questa è una storia in cui è predominante la parte indiana di Tex, ecco che trova la sua ragione anche l’inserimento di un personaggio decisamente fuori dall’ordinario come Silent Foot, un mistico e un filosofo più che un cercatore di piste, che nel prosieguo della storia si rivelerà essere per Ada una sorta di Maestro Yoda, facendole trovare dentro di sé la forza necessaria per portare a compimento la sua vendetta, in ciò sottraendo a Tex la possibilità di regolare definitivamente i conti con Charvez, possibilità che gli era sfuggita già sedici anni prima.

Tex... e i suoi pards
Tex 653, pag.79 - Tavola di Corrado Mastantuono

(c) 2015 Sergio Bonelli Editore

Tex... e i suoi pards<br>Tex 653, pag.79 - Tavola di Corrado Mastantuono<br><i>(c) 2015 Sergio Bonelli Editore</i>

L’effetto di straniamento prodotto dalla lettura di questa storia si amplifica oltre misura riandando da questo Tex a quello de La stirpe dell’abisso n.649-651 o da Ada alla svenevole Leonora Diago e ponendo a confronto i personaggi di questa storia - dalla psicologia curata con estrema finezza - con i figuranti della storia precedente e quella storia con questa. D’accordo, i dialoghi sono spesso pesanti e non mancano le consuete spiegazioni, mentre a questa vicenda avrebbe giovato un dialogare più secco, e certamente qualcuno storcerà il naso per alcune soluzioni narrative non canoniche, come il doppio salvataggio di Tex, per di più da parte di una donna, ma è evidente l’abisso che separa questa storia rispetto alla precedente (o alle precedenti) del curatore di Tex, qui felicemente ispirato come ai tempi migliori.
Corrado Mastantuono interpreta in modo altrettanto raffinato la sceneggiatura di Boselli, dando vita, anima e "medicina" (buona o cattiva) a tutti i personaggi, dai principali ai comprimari fino alle comparse (un solo nome: la signora Mercer), e accompagnandoci con le sue atmosfere tragiche, dolorose e misteriose lungo tutto il corso della vicenda.



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