

Scheda IT-TX-640-642
- Prigioniero di Yuma, il
valutazione (3,2,5) 49%
Inizio la recensione ponendomi una domanda: può unottima storia western essere al contempo una brutta storia di
Facciamo uno sforzo immaginativo e proviamo per un momento a immaginare che il protagonista delle duecentosessantacinque pagine lungo cui si sviluppa questa avventura sia un abilissimo ranger di nome Ted Miller, che opera tra Texas e Arizona accompagnato dai suoi tre inseparabili pard: il figlio Kid, lamico Pete Parson e lindiano Navajo Spider Jack. Se così fosse, lunica critica che mi sentirei di muovere alla storia sarebbe quella di essere talvolta troppo densa di parole e di balloons; ma si tratterebbe un peccato veniale, destinato a scomparire davanti ai numerosi pregi: in primis i notevoli comprimari, tre fratelli tenuti assieme da un indissolubile legame di sangue eppure rosi da antichi rancori mai dimenticati, ma anche la semplicità e lefficacia della trama, il ritmo sostenuto, il pregevole tono adulto della narrazione, il sorprendente finale. Senza contare che lintuizione di inventarsi un legame di parentela che unisca due vecchi avversari di Tex - pardon, Ted - è brillante, nella sua semplicità. Il tutto finemente illustrato da un grande nome del fumetto europeo, quel Font che, seppure non al proprio meglio, rimane comunque un eccellente disegnatore western. Secondo la valutazione di uBC, che va da un minimo di 1 a un massimo di 7, la storia si meriterebbe quantomeno un 6. Se il protagonista si chiamasse Ted Miller, appunto.
Il fatto è che non è di un qualsiasi Ted che si sta parlando, bensì di Tex
Il fatto è che non è di un qualsiasi Ted che si sta parlando, bensì di Tex, ovvero di un fondamentale personaggio che ha alle spalle sessantasei anni di storia editoriale e le cui caratteristiche sono state "cristallizzate" dal suo stesso creatore, il citato Gianluigi Bonelli, già negli anni Cinquanta. Rispettare le suddette caratteristiche è basilare per chiunque si cimenti nella scrittura delle avventure texiane: del resto, una parte non indifferente del piacere che la narrativa seriale fornisce ai lettori consiste appunto nel riconoscimento di schemi e comportamenti noti: sia pure se calato in contesti di volta in volta differenti, ci si aspetta che Tex agisca da Tex, e magari lo si pretende anche. Non cè dubbio che Boselli sia in grado di gestire con disinvoltura il personaggio e la sua (ingombrante?) storia: lha dimostrato scrivendo alcune delle più belle storie del Ranger, come le amatissime Il passato di Carson e Patagonia; ma cè riuscito anche stavolta? Secondo il parere di chi scrive, no. Ecco perché.
La storia si apre con due notevoli sequenze che vedono protagonista il redivivo
Strada facendo cè modo di conoscere meglio i fuggitivi: Durango, Kid Rodelo e Dallas si chiamano rispettivamente
E poi si arriva al finale, la vera nota stonata
E poi si arriva al finale, la vera nota stonata di una storia che fino a quel punto, nonostante qualche piccola sbavatura, non esito a definire pregevole. Scampato allassalto di
Viene da chiedersi se sia stato saggio, da parte di Boselli, mettere Tex in una simile situazione
Discorso chiuso, quindi? Non proprio: perché è senzaltro vero che Gradson è dipinto come un personaggio spregevole e che il Kid, almeno a sentire Dallas, non è marcio comera Durango, ma è altrettanto vero che il banchiere e gli uomini al suo servizio sono stati uccisi a sangue freddo, spietatamente. Quando Tex e pard raggiungono labitazione di Gradson e scoprono questulteriore carneficina, si trovano nella difficile posizione di dover decidere come comportarsi con il giovane assassino, fortunosamente sopravvissuto alla sparatoria. Il ragazzo ha perso il braccio destro e con esso luso (temporaneo? Parrebbe di sì) delle gambe, ma rimane il fatto che, assieme ai fratelli, il Kid è responsabile per luccisione di almeno una ventina (!) di uomini, alcuni dei quali senza la minima colpa. La situazione è efficacemente sintetizzata da Carson: «Kid Rodelo non ci ha fatto il favore di morire e neppure quello di farsi uccidere da noi con la colt in pugno!» (Appuntamento con la vendetta, p. 109). Tex è messo di fronte a una duplice scelta: può consegnare il menomato Kid Rodelo alla legge o può lasciarlo libero sotto la tutela della sorella e del futuro marito
Già qui cè di che rimanere perplessi: daccordo, Tex non è uno sbirro inflessibile e schiavo del codice e da sempre privilegia la giustizia alla legge, però limpressione è che qui si vada un po oltre, e che coloro ai quali è stata regalata la libertà non abbiano fatto molto per meritarsela. Ma forse, a ben pensarci, la decisione non è stata presa alla leggera: una delle caratteristiche di Tex è quella di essere un infallibile giudice di uomini, ed è possibile che guardando negli occhi Dallas e il Kid egli abbia scorto in loro la volontà di vivere nella legalità il resto dei propri giorni, tornando a essere da lì in avanti nientaltro che i fratelli Molly e Philip Rainey. È andata così, quindi? La risposta è no: anzi, per Tex il Kid sarebbe dovuto andare in carcere. Il fatto è che la libertà del ragazzo è stata decisa dopo una votazione: i quattro pard, diventati occasionalmente cinque grazie alla presenza di Mike, hanno messo ai voti il destino del fuorilegge e lesito - una maggioranza di tre a due - ne ha decretato la definitiva liberazione.
Il leader del gruppo è sempre e soltanto uno: Tex. Nei pochi casi in cui le opinioni del gruppo non convergano, lultima parola spetta a lui
Personalmente trovo criticabile anche il fatto che Dallas rimanga completamente impunita (e dire che Carson, poco prima, laveva definita "non [...] meno pericolosa dei fratelli" - Appuntamento con la vendetta, p. 18), ma quel che veramente fatico ad accettare è che per decidere il destino del Kid sia stato necessario indire una votazione; sistema democratico per eccellenza eppure inadatto al gruppo dei pard, sia perché le azioni dei quattro dovrebbero essere caratterizzate da una costante unitarietà dintenti, sia perché il leader del gruppo è - e deve essere - sempre e soltanto uno: Tex. Nei pochi casi in cui le opinioni del gruppo non convergano, lultima parola spetta a lui: il Ranger è un protagonista di raro carisma, abituato per originaria caratterizzazione a prendere decisioni e, di conseguenza, ad assumere su di sé lonere della scelta, anche - e soprattutto! - quando questa non è semplice. Del resto, il suo innato spirito di giustizia e il suo pragmatico buon senso fanno sì che Tex, semplicemente, sappia sempre qual è la cosa da giusta da fare, pertanto è solo naturale che i pard si affidino a lui nel caso di scelte problematiche. La matassa era ingarbugliata? Lo era: ma proprio per questo il compito di dipanarla spettava a Tex. Qui il Ranger accetta di essere messo in minoranza e, quindi, di sostenere una decisione che di fatto lui non approva; in aggiunta, questo avviene grazie allintervento di un pard occasionale, quel Mike Foster che, come correttamente affermato dal Kid, "non conta", in quanto "ormai è della famiglia!" (Appuntamento con la vendetta, p. 113).
Loperato di Tex, va da sé, apre una serie dinterrogativi sulle possibili conseguenze della mancata incarcerazione di Kid Rodelo: e se in futuro lopinione dei due pard che hanno votato per il sì si rivelasse sbagliata? Se il Kid recuperasse luso delle gambe - cosa tuttaltro che esclusa -, imparasse a sparare con la sinistra e mietesse altre vittime innocenti, il loro sangue non ricadrebbe forse su Tex, responsabile di aver accettato una decisione che non condivideva? Certo, solo Boselli sa che strada prenderà il giovane fuorilegge, ed è possibile che nulla di quanto da me pronosticato si avveri; ciò non toglie che, allo stato attuale delle cose, lorizzonte dattesa del lettore sia così ampio da non poter escludere alcuna possibilità, gradevole o meno che sia.
Oltre a tutto questo, la scena in questione - per quanto solo raccontata e non mostrata - ne riporta alla mente una analoga risalente a qualche anno fa, e non è un bel ricordo: mi riferisco al sondaggio dopinione indetto da Tex nel sedicesimo Albo speciale, il Texone I predatori del deserto (alle pagine 196 e 197). In quel caso si trattava di un espediente a dir poco superfluo - davvero occorre chiedere il parere degli altri pard prima di andare al salvataggio di una ragazza in pericolo? -, in questo si tratta del modo sbagliato per affrontare una questione effettivamente problematica.
È un vero peccato che unavventura avvincente e ben costruita finisca per essere pesantemente penalizzata da un finale che, in sé, sarebbe più che valido, ma che mal si adatta alle caratteristiche e alla storia del protagonista. È un peccato perché fino a quel punto cera ben poco da rimproverare a Boselli, che era riuscito a imprimere alla narrazione un tono adulto e privo di qualsivoglia buonismo, aveva saputo imporre il giusto ritmo al racconto e, soprattutto, aveva indovinato in pieno la caratterizzazione dei comprimari e il loro problematico rapporto. Ma quella chiusura riesce a guastare quanto di buono e persino di ottimo si era letto fin lì. Rimangono alcune pregevoli sequenze che, prese singolarmente, si fanno apprezzare per labilità con cui sono sceneggiate: lincipit, crudo e di forte impatto; lammiccante scena della rapina compiuta da Dallas, con il suo tono quasi da commedia; i battibecchi tra i fratelli Rainey, così simili e così diversi; le suggestive sequenze oniriche che vedono Kid Rodelo confrontarsi con quello che evidentemente egli considera il proprio principale nemico, un Carson minaccioso e implacabile (cfr. Lisola della nebbia, pp. 107-111 e Appuntamento con la vendetta, pp. 106-107).
La prova di Font è in complesso egregia, ma non per questo è esente da difetti
Ai pennelli Alfonso Font, il creatore grafico di Durango e pertanto il più indicato a illustrarne il ritorno. Anche in questoccasione lartista spagnolo dà prova dellabituale familiarità con il disegno western, a cui si dedica con la meticolosità e con la ricchezza di dettaglio che gli sono abituali. Gli ambienti sono delineati con gusto e finezza, il tratto è elegante e mirabilmente descrittivo. Convincenti anche i quattro pard, con un Tex granitico e arcigno - fin troppo, talvolta - e un Carson segnato dalletà ma non per questo meno agile e dinamico dei più giovani compagni davventura. La prova di Font è in complesso egregia, ma non per questo è esente da difetti: lautore ha la tendenza a disegnare dei pard talora troppo longilinei e meno massicci di quelli canonici, e occasionalmente compare nelle sue tavole qualche imperfezione anatomica (si vedano per esempio lo sgraziato Kit della quarta vignetta di pagina 100 di Giovani assassini, nonché le sproporzioni dellultima vignetta di pagina 23 di Appuntamento con la vendetta). Si tratta di peccati veniali, ma è comunque giusto segnalarli; ottime, in compenso, le rappresentazioni grafiche di Dallas e di Kid Rodelo, questultimo ben modellato a partire da quello rappresentato da Carlo Raffaele Marcello. Eccellenti le due copertine dedicate da Claudio Villa alla storia; da segnalare come la seconda, che presenta come meglio non si potrebbe Appuntamento con la vendetta, sia "generica", ovvero non faccia riferimento ad alcun episodio specifico narrato allinterno dellalbo.
Sì, unottima storia western può non essere una buona storia di Tex
È infine il momento di tornare alla domanda iniziale, lasciata volutamente in sospeso. Come si sarà intuito, per quanto mi riguarda la risposta è affermativa: sì, unottima storia western può non essere una buona storia di Tex. In una testata come quella dedicata allinossidabile Ranger il peso della tradizione diventa per forza di cose una componente essenziale, ed è inevitabile - e perfino doveroso - che ogni nuova avventura prodotta dalla Casa editrice venga messa a confronto con il "canone texiano", ovvero con le storie del personaggio scritte da Gianluigi Bonelli. Il rispetto del canone diventa quindi componente essenziale per la riuscita di ogni nuovo racconto del Ranger: è uno dei motivi per cui scrivere Tex, come spesso ripetuto dagli autori che vi si sono cimentati e che tuttora lo fanno, è "unimpresa da far tremare i polsi". Come valutare, quindi, unavventura che si caratterizza per lalta qualità di testi e disegni ma anche per unevidente componente "eretica" che la pone in contrasto con la tradizione texiana? Per quanto mi riguarda, negativamente. La mia impressione è che in questo caso, per le ragioni che ho provato a spiegare nel corso della recensione, la coerenza con il passato del personaggio manchi. E' una storia che mi sentirei di consigliare ai lettori non texiani che volessero leggere un western adulto, avvincente e dallo sviluppo non banale; al tempo stesso, la sconsiglierei decisamente a chi volesse farsi di unidea di chi è Tex e di quale sia il rapporto che lo lega ai pard.
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