Ombre rosse ma non solo

il destino è sempre in agguato, anche sull'ultima diligenza
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Ombre rosse ma non solo
Tex 546-547 "Ultima diligenza, L'"

Scheda IT-TX-546-547

Mauro Boselli ci regala un'altra bella storia in due albi ricca d'azione, con trama e personaggi interessanti, ottimamente sceneggiata e un buon Tex che, nonostante l'elevato numero di comprimari, riesce a non perdere il centro della scena.

In sintesi. In una ghost-town mineraria dell'Arizona ha luogo uno scontro notturno fra una banda di rapinatori e un gruppo di uomini di legge guidati da Tex, informati della loro dislocazione dalla soffiata di un traditore della banda. Con l'aiuto di un giovane complice il capo, con fama di "inafferrabile", riesce a fuggire e medita vendetta. Costituita una nuova banda, progetta di assalire l'ultima diligenza che percorre la linea Warlock-Tucson, dove fra i passeggeri viaggia anche il misterioso traditore. Ma sulla diligenza viaggia in incognito anche Tex che, aiutato dal fido Carson e dal figlio Kit, dovrà catturare l'inafferrabile, smascherare il traditore e proteggere gli altri passeggeri dalla minaccia di un sanguinario Apache ribelle dal poco rassicurante nome di "Loco".

L'attacco degli Apache
Tex 547, pag.78

(c) 2006 SBE

L'attacco degli Apache<br>Tex 547, pag.78<br><i>(c) 2006 SBE</i>

Western classico allo stato puro, dove Boselli si muove con agio allestendo il consueto teatro di personaggi che conferiscono spessore e interesse all'intera vicenda
Western classico allo stato puro, dove Boselli si muove con agio allestendo il consueto teatro di personaggi che conferiscono spessore e interesse all'intera vicenda. Non un mero rifacimento di "Ombre rosse", quindi, benché il riferimento al capolavoro di John Ford sia più che evidente. D'altronde la composita compagnia che viaggia lungo la tratta Warlock-Tucson è ricalcata su quella fordiana, così come la presenza di una stazione di posta e di indiani ribelli. Manca il regolamento di conti a destinazione, che però avviene durante il viaggio. Ma che il lettore non pensi di trovarsi di fronte a una storia prevedibile, tutt'altro. L'autore non ha risparmiato la fantasia tanto nello sviluppo della trama quanto nella caratterizzazione dei personaggi di contorno, dai banditi ai passeggeri agli scout agli indiani volutamente cattivi, capaci tutti di lasciare una traccia e coinvolgerci emotivamente, soprattutto quando Boselli decide -abilmente ma perfidamente- di sacrificarne qualcuno per esigenze di copione.

Estremamente bonelliano il finale, con quella giustizia di Dio che anche nel periodo d'oro aveva più volte sollevato Tex dall'assumersi compiti ingrati. Per contro, la controversa figura di Scott Dunson, imprendibile bandito con un forte codice d'onore, è quanto di più boselliano possa esserci. Una diffusa vulgata vorrebbe Tex refrattario agli antagonisti in chiaroscuro, ma il confronto fra il ranger e l'inafferrabile, giocato sul filo di una reciproca stima e di un epilogo drammatico e inevitabile, ci lascia il solo rimpianto di vederlo chiudersi in maniera troppo affrettata.

Scott Dunson, l'inafferrabile
Tex 546, pag.9

(c) 2006 SBE

Scott Dunson, l'inafferrabile<br>Tex 546, pag.9<br><i>(c) 2006 SBE</i>

E sì, perché nonostante i molti pregi questa storia non è esente da pecche. La prima, dicevamo, è un precipitare degli eventi che non rende onore allo spiegamento di "forze" attuato da Boselli nel primo albo: un notevole intreccio di personaggi le cui potenzialità risultano poi parzialmente sprecate. Il motivo è semplice: la storia avrebbe dovuto inizialmente comparire in un Maxi per essere poi dirottata sulla serie regolare con solo due terzi delle pagine inizialmente programmate.

Kit, in particolare, sembra preda di un'involuzione che lo vede poco più che un bamboccio impacciato
Probabilmente anche il secondo difetto può essere parzialmente ricondotto alla ridotta foliazione, ossia l'uso marginale di Kit e Carson, talmente marginale che i due personaggi avrebbero potuto essere tranquillamente eliminati senza troppi rimpianti. Kit, in particolare, sembra preda di un'involuzione che lo vede poco più che un bamboccio impacciato, sempre un passo indietro al suo alter-ego mezzosangue Eddie Shadow che ne prende prepotentemente il posto dopo che Willer jr. rimane vittima di una (provvidenziale?) distorsione alla caviglia. Non va molto meglio al vecchio cammello, memorabile soprattutto per un'accurata perquisizione fra mutande e corsetti ma la cui presenza risulta, a conti fatti, dimenticabile. Boselli talvolta sembra scordare che il quartetto dei pards costituisce un gruppo autosufficiente e che, nella pletora di comprimari che caratterizza la scrittura boselliana, se in qualche modo Tex riesce a ricavarsi uno spazio autonomo i pards rischiano di uscirne ridimensionati, come in questo caso.

Un'ultima nota negativa, almeno in parte, la riserviamo ai dialoghi: ben studiati e curati, sia chiaro, ma eccessivamente seriosi, quasi del tutto privi di quell'ironia e brillantezza che hanno fatto la fortuna del personaggio di Tex. E' un caso che la frase più texiana la pronunci un bandito (n.546, pag.60) e che l'unico scambio di battute simpatico (n.547, pag.52) sia fra Tex ed Henson e non Carson?

Una pausa lungo il viaggio
Tex 546, pag.89

(c) 2006 SBE

Una pausa lungo il viaggio<br>Tex 546, pag.89<br><i>(c) 2006 SBE</i>

Niente da dire, invece, sul fronte dei disegni. Manfred Sommer si mostra in netta crescita rispetto alla sua pur buona prima prova sul texone di tre anni fa. L'artista spagnolo è dotato di un tratto pulito e gradevole, molto classico e perfettamente adatto a Tex. Una prova positiva su tutta la linea, dall'efficace caratterizzazione dei volti all'uso magistrale delle ombre e del chiaroscuro, efficace tanto nella rappresentazione di assolate pianure desertiche quanto di buie caverne abbandonate. Da rimarcare solo qualche sporadica legnosità in certe scene d'azione e una certa discontinuità nel volto di Tex, che però migliora sensibilmente con il procedere della storia.

Complessivamente una prova più che buona, dove l'ottimo giudizio sulla storia in quanto tale viene parzialmente offuscato da una gestione di Carson e Kit ben al di sotto delle loro potenzialità e da un Tex eccessivamente compreso nel suo ruolo di Eroe.

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