Ombre rosse ma non solo
il destino è sempre in agguato, anche sull'ultima diligenza
Recensione di G.Loi | | tex/
Scheda IT-TX-546-547
- Ultima diligenza, L'
valutazione 74%
In sintesi. In una ghost-town mineraria dell'Arizona ha luogo uno scontro notturno fra una banda di rapinatori e un gruppo di uomini di legge guidati da Tex, informati della loro dislocazione dalla soffiata di un traditore della banda. Con l'aiuto di un giovane complice il capo, con fama di "inafferrabile", riesce a fuggire e medita vendetta. Costituita una nuova banda, progetta di assalire l'ultima diligenza che percorre la linea Warlock-Tucson, dove fra i passeggeri viaggia anche il misterioso traditore. Ma sulla diligenza viaggia in incognito anche Tex che, aiutato dal fido
Western classico allo stato puro, dove Boselli si muove con agio allestendo il consueto teatro di personaggi che conferiscono spessore e interesse all'intera vicenda
Western classico allo stato puro, dove Boselli si muove con agio allestendo il consueto teatro di personaggi che conferiscono spessore e interesse all'intera vicenda. Non un mero rifacimento di
Estremamente bonelliano il finale, con quella giustizia di Dio che anche nel periodo d'oro aveva più volte sollevato Tex dall'assumersi compiti ingrati. Per contro, la controversa figura di
E sì, perché nonostante i molti pregi questa storia non è esente da pecche. La prima, dicevamo, è un precipitare degli eventi che non rende onore allo spiegamento di "forze" attuato da Boselli nel primo albo: un notevole intreccio di personaggi le cui potenzialità risultano poi parzialmente sprecate. Il motivo è semplice: la storia avrebbe dovuto inizialmente comparire in un Maxi per essere poi dirottata sulla serie regolare con solo due terzi delle pagine inizialmente programmate.
Kit, in particolare, sembra preda di un'involuzione che lo vede poco più che un bamboccio impacciato
Probabilmente anche il secondo difetto può essere parzialmente ricondotto alla ridotta foliazione, ossia l'uso marginale di Kit e Carson, talmente marginale che i due personaggi avrebbero potuto essere tranquillamente eliminati senza troppi rimpianti. Kit, in particolare, sembra preda di un'involuzione che lo vede poco più che un bamboccio impacciato, sempre un passo indietro al suo alter-ego mezzosangue
Un'ultima nota negativa, almeno in parte, la riserviamo ai dialoghi: ben studiati e curati, sia chiaro, ma eccessivamente seriosi, quasi del tutto privi di quell'ironia e brillantezza che hanno fatto la fortuna del personaggio di Tex. E' un caso che la frase più texiana la pronunci un bandito (n.546, pag.60) e che l'unico scambio di battute simpatico (n.547, pag.52) sia fra Tex ed
Niente da dire, invece, sul fronte dei disegni. Manfred Sommer si mostra in netta crescita rispetto alla sua pur buona prima prova sul texone di tre anni fa. L'artista spagnolo è dotato di un tratto pulito e gradevole, molto classico e perfettamente adatto a Tex. Una prova positiva su tutta la linea, dall'efficace caratterizzazione dei volti all'uso magistrale delle ombre e del chiaroscuro, efficace tanto nella rappresentazione di assolate pianure desertiche quanto di buie caverne abbandonate. Da rimarcare solo qualche sporadica legnosità in certe scene d'azione e una certa discontinuità nel volto di Tex, che però migliora sensibilmente con il procedere della storia.
Complessivamente una prova più che buona, dove l'ottimo giudizio sulla storia in quanto tale viene parzialmente offuscato da una gestione di Carson e Kit ben al di sotto delle loro potenzialità e da un Tex eccessivamente compreso nel suo ruolo di Eroe.
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