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Sog. e
Sce. Carlo Ambrosini
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Continua l'ascesa qualitativa della serie capitanata da Ambrosini. Con questo numero denso
di atmosfera e molto impregnato della personalit� del protagonista, Napoleone sembra aver gi�
imboccato la strada della maturit�. Ci sono infatti oramai familiari le pulsioni psicologiche
del protagonista, il suo background culturale e l'ovattata Ginevra che gli ruota intorno. Ottenere
un tal risultato dopo appena tre albi mi pare un ottimo avvio, anche per una serie a "morte annunciata"
(anche se iniziano a girare voci di ripensamenti in extremis) come questa e che quindi deve
inevitabilmente condensare in pochi numeri il retroterra di Napoleone.
La storia � intrigante ed originale e lascia in sospeso il lettore fino all'ultima vignetta. Le due storie,
quella del folle e quella della paranoia di Napoleone, corrono via parallele lanciandosi di tanto
in tanto rimandi fasulli ma non esageratamente espliciti.
Lo sdoppiamento di personalit� di Napoleone � raccontato in modo mirabile:
l'autore non perde occasione di rimarcare che il persecutore del nostro � solo un parto
della fantasia, ma comunque lascia il lettore nel dubbio perenne. Il tutto senza forzare nulla, come
nello stile soft eppur efficace di Ambrosini.
Il lieto fine tragico, altro
marchio di fabbrica di
Ambrosini...
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La sceneggiatura, come gi� dicevo, � molto immersiva. L'autore appare puntiglioso nelle
descrizioni ginevrine dimostrando di aver scelto la Svizzera come teatro delle azioni avendone
valutato attentamente le potenzialit� noir. Chicche quali lo scontrino rilasciato dal tabaccaio
dopo l'acquisto del pacchetto di sigarette (diversamente da quanto accade in Italia, ove la vendita
del tabacco � in regime di monopolio e quindi tassata a monte) e le dettagliatissime indicazioni stradali
aiutano il lettore a calarsi nella diversa realt� d'oltralpe.
Il "lieto fine tragico", altro marchio di fabbrica di Ambrosini, � la perfetta conclusione di un albo
onirico ed emozionale: al "the end" il pensiero va subito agli innumerevoli messaggi d'aiuto che,
per pigrizia o scarsa sensibilit�, ognuno di noi ignora nel corso della propria vita.
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Giulio Camagni
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Disegni efficaci ma poco omogenei, con volti appena accennati inframmezzati di tanto in tanto da
ritratti iperealistici. Nessun grossolano errore ma questa tendenza a "dimenticarsi" delle tavole precedenti
rendendo il tutto s� vario, ma alquanto caotico. Buona comunque la dinamicit� dei volti e delle posture.
Copertina che sembra quasi presagire una classica detective-story (ok, escluso il gendarme ossuto ;-)) e che
presenta quasi a mo' di catalogo gli elementi che si ritrovano all'interno.
Un bell'albo, originale quanto basta per giustificare la presenza della creatura di Ambrosini nelle
oramai affollate tipografie di via Buonarroti.
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