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" La maschera di ferro"

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Un uomo � tenuto prigioniero con il volto coperto da una maschera di ferro... chi si nasconde dietro? Nathan e il suo fido assistente Sigmund indagano.

Di Caprio non c'e'
recensione di Giovanni Gentili



TESTI
Sog. e Sce. Stefano Piani    

La storia di Piani prende spunto dalle famose vicende della maschera di ferro narrate nei libri di A.Dumas e Voltaire e oggetto in seguito di diverse rivisitazioni. Nessun collegamento (per fortuna) con il pessimo film "La maschera di ferro" uscito quest'anno, che vedeva protagonista Leonardo Di Caprio.

L'avventura che ci viene presentata ha una sua originalit�: il fatto che ci sia un'uomo tenuto prigioniero con il volto coperto in totale analogia con la celebre vicenda � giustificato abilmente da Piani con l'ossessione di Alexander Mars proprio per le vicende della maschera di ferro (come dice Nathan a pag.58, forse pensa nel delirio di essere il discendente di Saint Mars, carceriere della maschera). La storia della maschera di ferro � ben nota e quindi � del tutto "ragionevole" che un pazzo possa trarne ispirazione e tenda a ricalcarla. A questo si deve aggiungere inoltre il ben congegnato scambio di identit� finale.

Sul piano dell'intreccio, Piani ci offre un buon giallo, poco fantascientifico, anzi, del tutto privo di fantascienza. La storia della maschera di ferro funziona nel 1600 e (Piani ce lo dimostra) funziona anche nel 2100. Quello in azione � un Nathan trasformato a pieno titolo in un investigatore dei nostri giorni (il soggetto sarebbe andato bene anche per Nick Raider). Una tendenza questa che si inizia a riscontrare spesso ma che non � necessariamente negativa.

La sceneggiatura � azzeccata, i dialoghi sono asciutti (a parte alcuni scambi), le didascalie intimiste alla Nat al punto giusto. La lettura � scorrevole e veloce e l'attenzione � sempre alta.

Unico vero neo della sceneggiatura � forse l'incomprensibile scena a pag.48-50, con dialoghi scombinati. Nathan arriva addirittura a dire "andare a letto con le persone per riuscire ad avere delle informazioni utili � uno degli aspetti peggiori di questo mestiere". Parole retoriche e una situazione incongruente con il carattere del personaggio. Inoltre dalle sue parole, sembra che Nathan lo faccia in continuazione... boh? Piani sembra fuori corda quando tocca il tasto sentimentale. Ultimamente la gestione sentimentale di Nat � stata nel complesso veramente problematica per gli autori (Nathan cambia ad ogni numero).

Da segnalare invece la bella scena finale con Nathan che guida Mars, segnato da 8 anni di prigionia, sulla strada della redenzione. Chiusura inaspettata e ben realizzata.



DISEGNI
Paolo Di Clemente    

(9k)
Nathan in stile De Angelis e in stile Cimpellin,
disegni di Di Clemente (c) 1998 SBE
   

Netto il miglioramento di Di Clemente rispetto alla prova precedente in "L'angelo rosso" ( 78 ). Molto migliorate le anatomie e i volti dei personaggi. Buona l'interpretazione di Nathan, Siggy e della frizzante signora Mars.

In molte scene di quest'albo Di Clemente sembra inseguire il segno di De Angelis, ma il tratto non � uniforme da vignetta a vignetta e questo � il primo elemento negativo. Di Clemente sembra ancora alla ricerca del suo stile definitivo.

Inoltre lascia sicuramente a desiderare il dinamismo e in proposito si possono prendere a riferimento le scene con pi� azione alle pag.71-72 o pag.82-64. Questo pi� di altro ci induce a non superare la sufficienza nella valutazione.

Da segnalare invece la sequenza della signora Mars pag.31-34, la tavola di Nathan in biblioteca a pag.47 (Nathan ne trova sempre una!), la sequenza in stile storico alle pag.53-55.



GLOBALE
 

Dopo una lunga serie di copertine eccezionali, quella di questo numero � solo buona. Non convenzionale nell'impostazione ma un po' povera.

Per altre considerazione vedi la scheda della storia.
 

 


 
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