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Sog. e
Sce. Michele Medda
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E' una storia particolare, unica, questa "Una canzone per Sara; un tipo di storia che non pu� vedere la luce sulle pagine di una serie quando � ancora "giovane" - appare infatti come un consuntivo sulla serie ed una riflessione sul personaggio. Proprio il tipo di storia, per�, che d� un senso a un fumetto seriale, che ne individua ambizioni, limiti, significati; che crea o modifica il rapporto con i lettori, perch� crea o modifica la personalit� del protagonista, o tira le fila sparse di questa personalit�, dandogli coerenza, offrendone una visione unitaria, permettendo al lettore di seguire l'autore nella sua opera di riflessione e riconsiderazione del personaggio.
In una parola - e se mi si passa il termine - ricostruendo l'anima del personaggio.
"Una canzone per Sara restituisce a Nathan Never un'anima umana"
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E non vi � dubbio che, in questa storia e dopo un lungo tempo di attesa (troppo tempo), Michele Medda restituisca a Nathan Never la sua dimensione di persona umana. Dimensione che il personaggio � andato via via perdendo con il tempo, sfocandosi progressivamente e diventando una semplice comparsa, protagonista di storie di pura avventura, o di gialli ordinari. Storie a volte buone, altre (pi� numerose) volte non esaltanti, ed altre ancora, infine, scadenti. Ma tutte quelle storie, buone o meno che fossero, condividono una caratteristica: sono storie comuni, dove una comune figura di carta, di nome Nathan Never, vive avventure comuni.
Ad una prima - e superficiale - lettura, sembrano affiorare, qui e l� nella storia, alcune debolezze della trama, incongruenze con l'universo neveriano, errori nell'impianto narrativo. Le successive letture, per�, permettono di rendersi conto di come si tratti di caratteristiche perfettamente inserite nel meccanismo della storia e perfettamente coerenti con il gioco che Medda propone e del quale fa partecipe il lettore. Si deve, per�, voler partecipare a questo gioco: "Una canzone per Sara" richiede una lettura attiva, e non la semplice accettazione di ci� che � scritto sulla carta.
"Ad uno sguardo attento le presunte incongruenze si rivelano non essere tali"
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Qui abbiamo una storia con un valore aggiunto molto alto in termini di messa in gioco di s� stesso da parte dell'autore; leggerla tanto per farlo, con l'ottica con cui si legge un racconto puramente avventuroso vuol dire fare un torto in primo luogo a s� stessi, negandosi la possibilit� di instaurare un rapporto pi� profondo con l'atto stesso del leggere e di arrivare a comprendere i meccanismi creativi dell'autore al di l� del personaggio da lui creato. Perch� prima - e molto pi� - di essere una storia di Nathan Never, questo albo � una sorta di autobiografia minima che apre uno squarcio sugli interessi, i rimpianti, le aspettative, i riferimenti, i ricordi, le paure dell'uomo Medda. Per questo parlavo di storia unica, perch� comunque una storia di questo genere non � facilmente ripetibile - e neppure � opportuno che si ripeta spesso - nell'economia di un fumetto seriale, dove un personaggio deve vivere soprattutto del replicarsi degli schemi consolidati; ma dove, per�, sono storie come questa a creare quegli schemi, a dettare le regole; e schemi e regole non possono che derivare dalla personalit� dell'autore.
Alla luce di quanto sopra risulta chiaro che le incongruenze di cui dicevo con l'universo neveriano - Legs che cita Spielberg parlando con Reiser, Nathan che a tavola con Sara parla di film come 2001 Odissea nello spazio e relativo seguito, Sara che ricorda come il suo sogno di bambina fosse diventare astronauta (cosa che risulta sicuramente ordinaria e banale nel mondo di NN, ma non certo in quello dell'autore), l'ingenuit� romantica ed anacronistica del rapporto elettronico tra Sara ed il suo ignoto ammiratore - non lo sono affatto; non sono, infatti, i personaggi a parlarci, ma � l'autore stesso, che ci sfida a confrontare i suoi sogni con i nostri, che gioca con le coordinate pi� o meno comuni dei mondi di fantasia che ognuno di noi ha, che ci seduce spingendoci a rivivere i nostri ricordi mentre sulla pagina scorrono quelli di Nathan e Sara. Tutto questo � reso ancor pi� evidente dalla scena in cui Nathan e Sara confrontano i propri gusti in materia di fantascienza, rievocando le serie televisive (olovisive? :-) ) da loro pi� amate in giovent�.
La seconda parte dell'albo, apparentemente meno riuscita, pi� frammentaria e letterariamente non all'altezza della prima, si rivela, in realt�, non inferiore. Alla presentazione, fatta con grande eleganza narrativa degli incubi, sogni, ambizioni, ricordi veri e falsi dei tre protagonisti (Nathan, Sara McBain e il senatore Sawyer - e dopo l'intermezzo d'azione con la strikeshape - Medda fa seguire appunto la parte pi� personale del racconto.
Nella prima parte Medda va, in un certo senso, a memoria, affidandosi al suo indubbio talento di scrittore e descrivendo con il consueto vigore introspettivo le personalit� dei protagonisti, Sara e Sawyer , principalmente, mai analizzati cos� a fondo in precedenza e che saltano vividi fuori della pagina, acquistando personalit� autonoma, autonomi moventi e sentimenti, emozioni e comportamenti.
Non c'� una trama vera e propria in questa storia. Non vuole esserci. E' un dramma (ma anche una commedia) completamente fondato sull'interagire tra i protagonisti e sull'interagire dell'autore con i lettori attraverso i personaggi. Siamo a teatro, con l'autore che ci parla indirettamente attraverso la recitazione degli attori sulla scena.
Si nota, nella scrittura di Medda, una sorta di autocompiacimento e un qualche scivolamento verso un certo manierismo, come se questa storia fosse l'occasione per una riflessione anche sulle proprie modalit� di scrittura e per la ricerca dei limiti di queste modalit�, fino alle loro estreme potenzialit�. Nelle prime 40 tavole, in particolar modo, dove mediante il superbo uso del suo strumento privilegiato - la didascalia -, l'autore sembra quasi "marciarci", sfoggiando tutta la propria abilit� di scrittore.
Questo porta inevitabilmente a chiedersi se questa sia una storia, in un certo qual modo, "ruffiana", se non sia, in fondo, null'altro che un perfetto, ma vuoto, esercizio di capacit� tecnica, una lezione di scrittura e nulla pi�; una sceneggiatura esemplare senza una storia dietro. E la risposta � no, bench� l'autocompiacimento, giochi un ruolo non marginale nella narrazione. Forse non c'� molto Nathan Never in "Una canzone per Sara, � vero, n� c'� una vera storia al di l� della visione della vita dei tre protagonisti; ma il vuoto � riempito da quel che Medda vi mette di suo - il valore aggiunto di cui parlavo - dalla sua scommessa di voler proporre una storia insolita, tutta giocata sul filo dei ricordi personali e sulla capacit� di coinvolgere il lettore in questo meccanismo; con il ritmo affascinante della sua scrittura a fare da tessuto connettivo.
"Una storia dove l'autore mette molto pi� di s� che non del personaggio"
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Abbiamo, inoltre, il ritratto impietoso di tre persone.
Sara McBain, complessa, idealista; magistrato e donna coraggiosa ma emotivamente immatura e pavida; capace di ingenuit� romantiche e di ricordi tenaci, di slanci adolescenziali. Una donna ormai disabituata ad una propria vita privata e forse per questo facile preda di quelle ingenuit� romantiche, piccole isole di privacy all'interno di una vita blindata.
Un uomo ambizioso, Roger Sawyer, vendicativo, ma forse innamorato, un uomo senza scrupoli, per il quale il fine giustifica i mezzi - ogni mezzo - il ritratto dell'arrivista di ogni tempo e di ogni luogo. Ma anche gli arrivisti sono uomini con una propria vita quotidiana, con i propri fantasmi del passato, con i rimpianti comuni a tutti gli esseri umani.
E Nathan, infine, che non riesce a risolversi a mettere un punto fermo nella sua vita sentimentale. Il ricordo di Laura sembra anestetizzato, salvo riaffiorare nei sogni o negli incubi; il fil rouge della sua relazione con Sara continua a svolgersi come una minaccia (o la promessa di un sogno irrealizzato), senza trovare apparente soluzione, e il ripetersi degli inganni sembra rendere pi� stretta la loro relazione; Hadija sullo sfondo, quella tranquillit� che l'inconscio di Nathan continua a negare alla sua volont� cosciente.
In fondo � tutto molto banale, perch� non � altro che vita quotidiana....
"Ancora inganni tra Nathan e Sara"
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Cosa resta, dunque? Un finale apparentemente non all'altezza: la soluzione del robot con le sembianze di Sara suona teatrale se non incongrua. Sara avrebbe almeno potuto tentare di eludere la sorveglianza di Sawyer ed avvertire Nathan della cosa? Certo l'agente Alfa non le avrebbe negato il proprio aiuto. In realt� la cosa rientra (anzi � esemplare) nelle dinamiche dello "strano triangolo" che lega Nathan, Sara e Sawyer; l'ambiguit� dei loro rapporti, i ricordi dolorosi che legano e dividono i due ex amanti, tutto concorre a creare un legame perverso in cui Sara non riesce ad esimersi dal ferire Nathan per poi autopunirsi e rinnovare il rimorso per non aver saputo (n� voluto, probabilmente) trattenere l'uomo all'epoca della fine della loro relazione, per punirsi di aver sempre avuto paura di lottare per il loro amore; Nathan, del resto, trova negli inganni di Sara l'espiazione della morte della moglie Laura (si ricordi come la donna abbia gi� mentito a Nathan, nella storia, sempre raccontata da Medda, dei nn.52/53).
Al limite, si pu� muovere un appunto all'autore per la relativa banalit� della figura di Uhlman; infatti, appare forzato il dettaglio di un ex mercenario psicopatico che riesce ad inserirsi nella guardia del corpo del procuratore Sara McBain, una delle persone pi� protette del sistema solare. Mi sembra comunque una leggerezza minima nel contesto di questa storia!
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Roberto De Angelis
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Nessun artista avrebbe potuto interpretare "Una canzone per Sara" meglio di come ha fatto Roberto De Angelis; basti guardare come ci introduce nel racconto, con quelle prime quattro tavole nelle quali sposa, quasi magicamente, i chiari e gli scuri, giocando sui loro contrasti netti, ricercando - ed ottenendo - la massima espressivit� dei personaggi, che si lasciano leggere nelle proprie emozioni con facilit�, con naturalezza.
Presente per la terza volta negli ultimi quattro albi della serie regolare, in questa occasione la sua prova � - se possibile - ancor pi� convincente.
Chiamato a disegnare una storia statica, dove l'azione � limitata a due brevi - secondarie - sequenze, e dove la fanno da padrone i personaggi e le loro emozioni, De Angelis si fa interprete sensibilissimo di queste ultime, raccontandocele con un tratto incisivo e al contempo sommesso, perfettamente adatto ai toni raccolti della narrazione.
I personaggi recitano con il corpo, gli occhi, la mimica facciale. L'utilizzo sapiente del nero e del bianco nelle vignette detta il ritmo e la forza evocativa delle sequenze narrative, specie nelle scene oniriche o in flashback, dove il prevalere dei toni cupi � sottolineato dall'eleganza grafica dei netti contrasti di colore utilizzati da De Angelis, salvo, ad es., utilizzare una luminosit� chiarissima ed un'ammirevole economia di linee nella seconda vignetta orizzontale di pag.8, momento consolatorio e dolcemente nostalgico.
Simile l'uso degli sfondi: ora dettagliati - in scene descrittive come gli interni dell'Hindenburg - ora essenziali o addirittura assenti laddove l'attenzione del lettore deve essere focalizzata al massimo sui personaggi, sulle loro azioni ed emozioni (ad esempio, l'uccisione in sogno di Ned Mace a pag.7, la vignetta a pag.87 con Nathan accanto al robot di Sara distrutto a terra - scena che riprende una delle pi� belle copertine di De Angelis, quella per il 78 "L'angelo rosso" -; o ancor pi� le tre vignette iniziali di pag.60 dove si consuma l'incontro tra Nathan e Sara, e dove De Angelis asseconda bene l'imbarazzo dei due, ben sottolineato dalla decisione di utilizzare quella sequenza di vignette).
Ma � comunque nella recitazione dei personaggi che l'artista salernitano d� il meglio di s�.
"De Angelis ha il dono di mostrare ogni stato d'animo dei personaggi"
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La sua Sara � davvero il personaggio complesso che Medda tratteggia: rabbia, rammarico e rimpianto durante il colloquio con i genitori; perplessit�, una vaga stanchezza, l'ombra di un sorriso appena compiaciuto a pag.23; imbarazzo, allegria, malinconia, tristezza, gioia, ancora rimpianto a cena con Nathan e la disperazione, la vergogna della scena in flashback con Sawyer; fino a un piccolo gioiello come la vignetta di pag.21 con il luminoso, intrigante primo piano di Sara, sul cui volto appare lievemente accennata l'ombra di un sorriso maligno, con gli occhi che sembrano brillare di quella gioia malevola che viene dal piacere perverso che danno le sofferenze altrui. De Angelis la ritrae in ognuno di questi atteggiamenti, facendo s� che al lettore si disvelino chiaramente, permettendegli la massima comprensibilit� della storia. N� sono da meno i ritratti che fa di Nathan, della sua irresolutezza, dei suoi dolori e rimpianti; o della meschinit� e della disperazione del senatore Sawyer.
Molto buona anche la resa drammatica della scena con la strikeshape alle pagg.44/48, dove si sfoga tutta la tensione accumulatasi e trattenuta nella prima parte della storia. E pi� in generale � sempre eccellente la costruzione della tavola, alla ricerca dell'impatto pi� efficace sull'occhio del lettore nel riuscito sforzo di coniugare al meglio leggibilit� ed espressivit� (si veda l'ultima tavola dell'albo, ad esempio); cos� come la scansione delle vignette, molto attenta alla migliore interpretazione dei personaggi e delle situazioni (si vedano la sequenza dei "ricordi" di Tony alle pagg.41/42 e l'ultima scena di pag.53).
Un rimpianto, una consapevolezza ed una speranza, questi i sentimenti alla fine della lettura dell'albo.
Il rimpianto di aver dovuto aspettare davvero troppo a lungo per rivedere un Nathan Never credibile e umano e per poter gustare una storia che avesse qualcosa da dire al di l� di un puro e semplice intreccio avventuroso. L'ultima storia con queste caratteristiche data maggio 1997: 72 "Il sogno della farfalla".
C'� stata, � vero, l'eccezione rappresentata dal gigante 4, ma quella storia, pur mostrando un Nathan Never molto ben delineato psicologicamente, e libero per un attimo dalle pastoie del buonismo da manuale che ha appesantito la serie negli ultimi anni, pur essendo una storia dal forte impatto emozionale,
pur rappresentando il possibile punto di partenza di un'eventuale evoluzione del personaggio (evoluzione di cui nessuno si � fatto carico, in seguito), presentava anche alcune debolezze nell'impianto narrativo, cosa completamente assente in questa occasione. Noto anche en passant, che troppo rarefatte sono le storie di Medda perch� possa essere lui a portare avanti l'evoluzione di Nathan. Pu�, semmai, dettarne i capisaldi e precisarne i contorni in albi come questo.
La consapevolezza di non avere la possibilit� di leggere spesso storie siffatte all'interno di una produzione seriale. Ed anche del fatto che un fumetto seriale non pu� proprio essere fatto di storie come questa. Perch� esulano dalla struttura della serie, pur rappresentandone le fondamenta, in quanto costitutive delle caratteristiche del personaggio per come esso si fissa nella memoria del lettore.
Storie come questa - o come Tex 407/409 "Il passato di Carson", o il recente Maxi Mister No 2 "C'era una volta a New York", o ancora la lunga avventura zagoriana di "Incubi (ZG 275/280), o i giganti n.2 e n.3 di Martin Myst�re - sono, al di l� dell'apprezzamento personale, storie in un certo senso "strategiche", pietre miliari. Sono quelle storie eccezionali, nel puro senso di fuori della norma, che tuttavia danno senso a un fumetto seriale.
La speranza che questa storia possa davvero - e finalmente! - rappresentare un nuovo punto di partenza per la testata; che non debba essere solo un consuntivo finale dopo il quale la serie non abbia pi� nulla da dire. La mini saga che parte con l'albo di questo mese di dicembre non potrebbe avere miglior viatico di "Una canzone per Sara"; quando sar� finita potremo, con ogni probabilit�, renderci conto se Medda abbia scritto il canto del cigno di una serie che in passato ha avuto momenti di autentico splendore, o se invece il personaggio ed il mondo di Nathan Never abbiano ancora da dirci qualcosa.
Un'ultima parola ancora su Roberto De Angelis, la cui crescita artistica � stata ininterrotta da quel Numero Zero disegnato tanti anni fa, e che ha saputo cogliere - e mano mano costruire - il carattere dolente e inquieto del personaggio.
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