Ritorno alle origini

quando leggere è dissetante
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Ritorno alle origini
Nathan Never 251

Scheda IT-NN-251

Recensione

Non sarebbe "criticamente" corretto parlare di una saga che deve ancora concludersi, però questo n.251 merita un'eccezione. E non sarebbe "criticamente" corretto neppure collegare troppo il privato di chi legge col pubblico di chi recensisce, però questo n.251 merita davvero un'eccezione.

La merita perchè questo nuovo Nathan Never parla al lettore. Anzi, arriva persino ad obbligare chi ha appena letto l'albo ad alzarsi, aprire il computer e fermare "su schermo" le emozioni provate al termine della lettura, la sensazione di essere stata conquistata, messa a proprio agio, riportata a casa.

Dopo anni di uscite decantate come mirabolanti e di (presunti) avvicendamenti iperbolici, finalmente una storia che, pur avendo una trama d'azione basicamente scarna, poco più di un pretesto, regala una piacevole lettura, probabilmente perché coglie quegli aspetti dei personaggi che erano pressoché spariti con il ridimensionamento dell'apporto dei creatori del personaggio della serie.

Antonio Serra e Davide Rigamonti scrivono una storia fresca, semplice, umana, verace. Sempliciotta nell'azione? Forse sì. Ma ricca, dal gusto della terra, dal sapore delle origini, senza manierismi complicati, senza intrecci infiniti. Solo una storia, con personaggi sinceri. Detta così fa un po' Baffo Moretti, però è proprio questa la sensazione: una sorsata di birra fresca quando si ha sete. Non troppa birra, solo un po', fresca al punto giusto, rilassante, da bere in compagnia di personaggi (persone?) che si conoscono da anni.


La cupezza di Sigmund...<br>disegni di Ivan Calcaterra, pag.76<br><i>(c) 2012 Sergio Bonelli Editore</i> ...e la serenità di Legs e Nathan<br>disegni di Ivan Calcaterra, pag.97<br><i>(c) 2012 Sergio Bonelli Editore</i>


Una storia che colpisce anche per la cura per tanti particolari, che regala un senso di vera celebrazione (come le seconde di copertina che riprendono quelle dell'epoca in cui la storia poi si va a collocare...). Una celebrazione che ridona vita e spessore a personaggi che negli anni si erano smarriti: in primis un ritrovato Sigmund, isolato, cupo, che lascia intravedere il complesso di ragionamenti che lo porteranno a fare quello che è stato svelato nel n.249. Ma anche la maturazione della redazione nella gestione del rapporto tra Legs e May, che dopo oltre 10 anni prendono finalmente consapevolezza e dignità di coppia anche sulla serie "madre", o Nathan stesso che fa parte di un coro di voci, senza che questo sminuisca il valore della testata, anzi restituendo un senso al presupposto che voleva/doveva accompagnare tra l'altro la testata Agenzia Alfa, ma che è poi svanito nel corso dei primi numeri.

Complici dei disegni di alto livello (Hadija poteva essere riproposta graficamente solo da Ivan Calcaterra), la capacità di sintesi che lo staff neveriano è riuscito ad esprimere nell'arco delle canoniche 94 tavole è sicuramente un pregio non da poco: la "leggerezza" della trama orizzontale (forse a questo punto voluta, chissà) si incastona ottimamente nella solidità che via via appare per quanto concerne la trama verticale. Uno sforzo autoriale per reinterpretare tanti anni di storie che non si limita a recuperare vecchie vignette, bensì rielabora con pensiero attivo un processo creativo avvenuto decenni fa, dando prova di un artigianato di alto livello che davvero fa fare al "made in Italy" la differenza rispetto ad altre produzioni.

La vera prova del fuoco sarà il n.254, quando quest'operazione di rinascita sarà terminata e verranno rimesse sul piatto le carte...

La vera prova del fuoco sarà il n.254, quando quest'operazione di rinascita sarà terminata e verranno rimesse sul piatto le carte (le stesse di prima? Qualche nuovo jolly? Quest'esplosione di creatività potrà reggere o fisiologicamente dovrà scemare?), però nel frattempo è piacevolmente sorprendente avere di nuovo un senso di attesa per l'uscita del prossimo albo, per sapere cosa accadrà a Nathan, a May, a Sigmund... persino ad Andy Havilland e al suo pettine (sebbene i lettori di vecchia data sappiano perfettamente cosa gli succederà...).

Ecco, forse l'unica nota dolente è proprio questa: i lettori di nuova data cosa avranno apprezzato di questi due albi? Questa tecnologia così retrò, questa fantascienza così umana può davvero conquistare i lettori del 2012? Oppure l'obiettivo era solamente quello di riconquistare i vecchi lettori? E non è neppure detto che tutti i vecchi lettori abbiano apprezzato (persino lo staff ubiciotto è diviso, figuriamoci l'intero panorama dei lettori...).

Nel frattempo, una buona fetta di nostalgici può finalmente rifarsi la bocca con una fresca sorsata, semplice e ricca. In attesa di sapere come saranno le prossime: altrettanto dissetanti oppure sgasate ed ormai a temperatura ambiente?



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