La seconda trilogia
Articolo
- La prima trilogia
il principio - Nathan, Andy e lo "Speculum Iustitiæ"
dualità - Quando 6 (non) è uguale a 3+3
qui si opina, direbbe Totò
Scheda IT-NN-194-199
- Quando la città muore
valutazione (3,4,5) 61%
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Il compimento
"..E io capisco che davvero è successo..".Silenzio assordante per il troppo rumore. La speranza di guardare ma di non vedere.
Alla fine, Urania soccombe a se stessa.
Gli incipit dei num. 197 e 198 innalzano un muto inno alla tragedia, dove i pensieri di Nathan riacquistano narrativamente un senso dopo molto tempo. Non è facile parlare dellinfinitamente grande, quando tutto è talmente fuori scala, talmente sovrabbondante, da annichilire qualsiasi altra cosa, qualsiasi definizione di pleonasmo.
Alla fine, Urania soccombe a se stessa. Alla fine, il silenzio è lunico sfogo al troppo rumore, dentro e fuori i pensieri.
Due incipit, si diceva. Due diverse prospettive iniziali. Due stili visivi, entrambi asserviti ad una necessità induttiva che, dal particolare della solita mano che emerge dalle macerie, di un veicolo mozzato a mezzaria, dellapatia degli occhi di un corvo, o di un doccione che si sfracella su un suolo che non esiste più, risalgono lentamente ad una visuale totalitaria che, nonostante tutti gli sforzi di prospettiva, mal si adatta al formato della pagina.
I retini usati da Di Clemente restituiscono un risultato più "naïf" rispetto al tratto chiaro, ma non meno "dark", di Olivares. Nel primo caso, la forza bruta che si ribella a chi nello spazio volle "seguir virtute e canoscenza"; nel secondo, la prima elaborazione del lutto, con inquadrature più documentaristiche, di chi ha preso coscienza di una lacerazione profonda ed eterna, e combatte per non cedere ulteriormente al collasso della pazzia.
...Alla fine, Urania soccombe a se stessa...
Ma non se ne potrà mai parlare in maniera esauriente. Lo sappiamo noi lettori come lo sanno Di Clemente ed Olivares. E come lo sa lo stesso Vietti che, sempre secondo il manuale di sceneggiatura di cui in precedenza, agisce stavolta in maniera deduttiva, focalizzando lattenzione solo su alcuni tra sopravvissuti e sopravviventi:
Cornice e collante di tutto rimane ovviamente Nathan, prima nella sua disperata ma fruttuosa ricerca di
La città muore e lAgenzia Alfa rimane additata come unica responsabile. Nonostante la possibilità di alzare gli occhi al cielo (num. 197, pag. 89) per contemplare lo spettacolo della flotta di Melpomene giunta in soccorso, i pensieri scorrono frenetici, come la gente che si affanna a ripopolare le strade, nello sforzo e nellillusione di estirpare dai propri sensi quel cadavere che porta il nome della Musa dellAstronomia e che - ironia del destino - squarcerà per sempre il velo di stelle toccato in sorte alla Città.
I pensieri scorrono frenetici, e a farne le spese è anche un epilogo stringato in cui si compie il destino di Nicole, rifugiata e contemporaneamente persa nellaltroquando delle braccia e dellamore di un uomo.
La fine
È il momento di calare tutti gli assi nella manica, e stavolta è lecito anche presentarsi al tavolo da gioco con un mazzo di quaranta carte tutte identiche (come fece Totò in uno dei suoi più grandi successi).
Si parte allora con panoramiche di forte impatto, che si avvicendano lungo limmaginaria linea che unisce lo sguardo di Nathan a quello del
Proconsoli...chi erano costoro? Formiche corazzate venute alla ribalta per addomesticare una sindrome post-apocalittica, burocrati ottusi anche nellinterpretazione della vecchia regola del bastone e della carota, "fans" inconsapevoli, fuori luogo e fuori tempo, della Mega City One di Dredd e compari. Corazzati, appunto. Ma pur sempre formiche che, fintamente coraggiose, si immergono nella bocca addormentata di Urania, assoggettate a palazzi/denti che cadono perché non più sorretti da avvizzite gengive tecnologiche. Il tutto immerso in vignette verticali che esaltano lo slancio della tavola, grandangoli che richiamano in sottofondo un ritmo anapestico di attesa, pronto a cedere il posto ad un tappeto sonoro di archi e di vento quando compare il mistero più grande di tutti: la stella cometa attorniata da una moltitudine di Magi, messisi in cammino dopo aver ricevuto una chiamata che, alla luce di quello spettacolo, non può non trasmettere un fremito quasi messianico.
E il miracolo avviene.
Una mano di luce restituisce la vita ad un bambino e si manifesta così al Proconsole "dormiente".
Il miracolo e il dormiente, The miracle and the sleeper, come in Metropolis part.1, uno dei pezzi storici dei Dream Theater, che tra laltro recita: I was told, if you dream of a next world, youll find yourself swimming in a lake of fire.
Il mondo del futuro. Il fuoco della distruzione.
...il mistero più grande di tutti: la stella cometa attorniata da una moltitudine di Magi...
Distruzione. Come Delirio, Desiderio, Disperazione, Sogno, Destino. E Morte. Le sette personificazioni antropomorfe cantate nelluniverso gaimaniano di "The Sandman" si radunano tutte nellimmenso teatro fuori e dentro la Città, fuori e dentro Urania.
Urania che decide, secondo disegni imperscrutabili ai più, chi accogliere nel proprio grembo abitato dagli occhi dei ratti. Urania che sceglie di ergersi ad altare sacrificale dellestremo confronto tra Nathan e la sua nemesi Andy. Urania che seleziona i "suoi" buoni dai "suoi" cattivi, influenzando (forse inquinando) le azioni ed i pensieri, dividendo alcune persone ed unendone altre.
"..Urania! Immensa e gelida..essa è viva! Si è appena risvegliata dopo anni di sonno..e sembra pregustare lecatombe che porterà sulla Terra..io lo sento!..." (num.199, pag.43)
Con queste parole il grande burattinaio finisce di imbastire tutti i punti e dà inizio alla fine.
Ecco allora che si tornano a respirare per un attimo quelle atmosfere oniriche che impregnavano quasi fanciullescamente le pagine una quindicina di anni fa, quando leco dal futuro delle guerre contro i Tecnodroidi si faceva largo tra i sogni di Nathan, e la sagoma di
Ecco che le pagine centrali del num.199 segnano impietose ed efficaci la cronaca di uno di quei "prima" di cui si è avuto modo di parlare: una regolare ripartizione delle tavole, in cui i particolari si rincorrono secondo schemi ben precisi e giocano con i confini delle singole vignette, replicando un montaggio dal ritmo alternato, lento/veloce, lento/veloce, e restituendo in definitiva un effetto finale che ricorda da vicino molti dei capolavori di Frank Miller.
Ecco che, nel prologo del num.199, ancora una volta un filo invisibile si diparte, zoomando dalla corona scura attorno agli occhi di Nathan attraverso un efficace piano sequenza, per ridiscendere verso lapparente solidità dello sguardo di Darver.
Ecco che lo stesso Darver abbatte (o rimane abbattuto da) lultimo e più difficile ostacolo, costituito dai pochi centimetri che allontanano le sue labbra da quelle di Elania Elmore.
Ecco che, finalmente, quellabisso delle memorie che aveva iniziato a colmarsi con la morte di
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- La prima trilogia
il principio - Nathan, Andy e lo "Speculum Iustitiæ"
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