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"L'albero degli impiccati"

TESTI
Gianfranco Mandredi
DISEGNI
Biglia Talami
Volante Ramella


Hop hop, cavallo!

Amor di coltelli...

Pagine correlate:

Fratelli ancora vivi, o umana gente,
non siate contro noi duri e spietati!
Più presto troverete Iddio clemente,
pietà portando a questi disgraziati...
Cinque, sei, ci vedete qui impiccati:
già in polvere si va, stecchito ossame,
ché i corpi, cui saziammo cento brame,
da un pezzo sono putridi e distrutti...
Non irridete questa sorte infame,
ma Dio pregate - che ci assolva tutti!
François Villon, La ballata degli impiccati, XV secolo

Tutti morimmo a stento
recensione di Giuseppe Pelosi



TESTI
Sog. e Sce. Gianfranco Manfredi
   

Impiccati si moriva da condannati a morte, un tempo. Prima di monsieur de Guillotin, per intenderci. Quando nessuno si peritava di toccare Caino, era un destino che segnava molti. Si moriva così, tirando calci all’aria, dopo essere stati crocifissi, ma senza il legno. E si moriva a stento, perché se la caduta non spezzava l’osso del collo, la signora giungeva per soffocamento. Ma ci metteva un po’. Insomma, anche senza la crudezza di quanto scritto nel Quattrocento da Villon, o da De Andrè che lo riprende (e a cui dobbiamo il titolo di questa recensione), una brutta morte. Una morte cattiva. E così, con questa cattiveria, inizia l’episodio di MV che porta alle guerre indiane.

V for Ven...to
Il tema di fondo, stando anche a quanto detto nella Blizzard Gazette, è quello della vendetta. E dell’efferatezza che essa può raggiungere. Si citano esempi cinematografici in cui il protagonista, colui che incarna il ruolo del Giustiziere, si comporta da assoluto crudele, ma perché ha subito a sua volta terribili violenze. E pare quasi che già in sede di redazionali Manfredi provi a giustificare lo scempio su un cadavere compiuto dal suo eroe. Anche Poe e Dexter stentano a credere che lo sciamano possa essersi comportato così. E lo stesso autore cerca di giustificare quello che probabilmente anche a lui pare un comportamento eccessivo con una apparizione, in realtà piuttosto estemporanea: il fantasma di un impiccato suggerisce a Magico Vento di colpire Zachary nel suo affetto più profondo, il figlio appunto. Basta ciò a far agire Ned da dissacratore? No. Ma il motivo vero del suo gesto crudo è che la guerra si avvicina, e Magico Vento lo sente. E stenta a trovare spazio per la pietà. Quale orso furioso sarà Ned nella guerra per le Black Hills?
Quanto all’efferatezza è anche un fatto soggettivo, in qualche modo, Ned è anche colui capace di sparare nello stomaco di un nemico per farlo morire lentamente. Come dire che Ned ha fatto di peggio, anche se magari in tempi in cui non era ancora così spiritualmente sciamano...

Un Vento si aggira per l’Europa, ops, il Dakota...
Anche se in qualche modo mascherati, forti sono i contenuti politici di questa storia: Zachary Taylor incarna lo spirito capitalista. Ned vorrebbe dare parte di quel che incassa come killer alle vedove delle vittime. Zac si oppone: sono loro i nostri clienti, loro devono pagarci, non noi. Poi accumula denaro e lo mette a frutto, acquistando terreno, a dire il vero ad un prezzo equo. Dopodiché recinta il terreno e lo difende sino ad ammazzare chi viola la proprietà. Poco importa che siano poveretti.

"Anche se in qualche modo mascherati, forti sono i contenuti politici di questa storia: Zachary Taylor incarna lo spirito capitalista. Ned sta dalla parte del proletariato".    
Magico Vento, di contro, se la prende prima coi recinti, poi con il padrone, come se dicesse: “la proprietà privata è un furto, ma se perdipiù uccidi chi la viola, oltre che ladro sei anche assassino”. E così Magico Vento, che non raccoglie i soldi che Zac gli ha tenuto da parte, perché dei soldi non sa che farsene; che ormai incarna la cultura indiana, per la quale concetti come “proprietà” o “soldi” sono estranei quando non assurdi; che nel suo essere sciamano, cioè attento al mondo spirituale, non è poi così lontano da certi contenuti della predicazione del Cristo (beati gli ultimi, beati i poveri, per non parlare del suo pauperismo francescano, se ci scusate la banalizzazione su cose così profonde...); si ritrova ad essere anche incarnazione dello spettro che si aggira per l’Europa, quello del Comunismo. Così come Poe spesso sembra sensibile al discorso socialista, che proprio nella seconda metà dell’Ottocento iniziava a farsi sentire con accenti accorati, in risposta ai disagi sociali causati dalla rivoluzione industriale.

È degli autori il fin la meraviglia
Se riduciamo la trama ai minimi termini, abbiamo un proprietario di ranch che compie delitti per difendere la sua proprietà, e l’eroe che arriva ad impedirglielo. Eppure, pur con una trama così classica, l’autore riesce ancora a stupirci. La scena del duello finale, è sorprendente per due aspetti. Fino a quel punto del racconto, Magico Vento ha fatto quello che ha voluto: è scappato inseguito da più uomini, senza riportare alcun danno. Quando da giovane ha incontrato Zac, lo ha aiutato in maniera determinante. Insomma, tutto fa presumere che uno scontro diretto, pistole alla mano, non possa vedere che un vincitore: Magico Vento. Splendido. Ultima vignetta della pagina dispari, partono i colpi di pistola, e Ned viene ferito al braccio. Salta tutto. Devi girare pagina (perché anche lo sceneggiatore ha i suoi trucchi per tenere l’attenzione...) per vedere che Ned è solo ferito, e grazie ad un intervento di Poe, anche Zac lo è. Tutto da rifare. Si va ai coltelli. E non ce lo aspettavamo una seconda volta. Entrambi i contendenti, però, son costretti ad usare la sinistra; ancora una volta dobbiamo girare pagina per sapere chi vince, anche se il fatto che questo fumetto si chiami “Magico Vento” e non “Zachary Taylor”, è già un bell’indizio... Non è l’eroe ferito, che stupisce. Quello è un classico, anche se su MV è successo poche volte, e pochissime in uno scontro diretto. È che la scena è costruita per creare determinate attese, che giustamente vengono, appunto, disattese...

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Giddap! disegni di Biglia-Talami-Volante-Ramella (c) 2005 SBE

Pensare che basta così poco. Voglio dire, in fin dei conti siamo lettori di fumetti, abbiamo ancora un grosso bambino dentro di noi. Siamo pre-disposti a stupirci. E invece episodi come questi ci ricordano che non tutti scrivono fumetti come si deve. Qualcuno (molti) si dimentica la cosa più importante: stupirci. Manfredi, lui, no. E da quasi cento numeri. Maledetto Manfredi: ci fa vedere che scrivere fumetti è una cosa seria, non si improvvisa, va fatta con metodo e mestiere, oltre tutto lui la fa sembrare comunque una cosa facile. Eppure quanti fumetti reggono il confronto con Magico Vento? Manfredi mostra da 96 numeri che qualche osannato autore, anche della sua stessa casa editrice, in realtà è un re nudo.

Ma deve essere colpa della playstation.

Senza parole
Dieci tavole senza parole. Un inizio da cinema muto. E anche la sequenza del duello presenta diverse tavole senza parole. Avevamo segnalato un caso analogo un paio di numeri fa, e in una testata solitamente piuttosto “scritta” come MV, la cosa inizia a incuriosirci. Se di tendenza si può parlare, come interpretarla?
Sbaglierebbe chi ingenuamente pensasse che l’autore risparmia sulle parole per guadagnare velocità di scrittura: in realtà queste tavole impegnano sicuramente di più lo scrittore, che deve sempre mirare alla comprensibilità senza però poter contare su dialoghi o altri deittici verbali.
Secondo noi, ma prendetela con beneficio di inventario dato che proprio solo di opinione personale si tratta, questa afasia è segno della piena fiducia guadagnata dai disegnatori nei confronti di Manfredi. L’autore si è reso conto che certi “suoi” disegnatori sono in grado di rendere le situazioni narrative con perfetta padronanza del codice. Pare una banalità, ma non lo è. A scrivere fumetti, la prima cosa che ti domandi è: riuscirà il disegnatore a far capire quello che voglio dire? Ecco, Manfredi forse non se lo domanda più. Grazie a Ramella & co., soprattutto...



DISEGNI
Biglia Talami Volante Ramella    

La bottega dell’arte
Come per i grandi affreschi medioevali, a questo numero ha messo mano una bottega intera: due matite, due chine... E come nei grandi affreschi medioevali, in alcuni punti è facile scorgere la mano del maestro, in altri pare abbian fatto tutto i giovani di bottega... Dato che, obiettivamente, difficile definire giovane di bottega uno qualunque degli esperti artisti di questo numero, la nostra risulta solo una boutade per dire che, forse inevitabilmente, un po’ di discontinuità nella mano si avverte. Perché in alcune tavole il volto di Taylor rimanda a quello di Robert Mitchum, e in altre questa somiglianza non si nota per nulla? Perché anche in altri volti (compreso quello di Ned, cfr. p.46, terza vignetta e p.47 quarta vignetta) si notano differenze? Nel complesso, però, non ce la sentiamo di valutare negativamente quella che resta una buonissima prova: le scene senza parole sono rese con chiarezza senza pari, diverse tavole regalano un dinamismo entusiasmante (Ned a cavallo proprio all’inizio dell’albo), l’insieme sempre perfettamente equilibrato. L’inconsueto numero di disegnatori ha forse consentito di ridurre i tempi di lavorazione, ma non possiamo certo dire che la qualità ci smeni.

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Coltelli in aria
disegni di Biglia Talami Volante Ramella (c) 2005 SBE



GLOBALE
 

Vogliamo dirlo ancora una volta? Se potete leggere un solo fumetto al mese, bhe, dovrebbe essere Magico Vento. Io addirittura lo regalo agli amici, quando c’è un’occasione. No, non è che tema per le vendite. Manfredi ribadisce da tempo che MV sta abbastanza bene. Insomma, almeno non sta male. Ma il fatto è che mi piace condividere le cose belle, le cose che amo. Perché non regalate un numero di MV a qualche persona che pensate se lo meriti?
 

 


 
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