|
| ||||||||
Prendi i soldi e scappa (con Ned) recensione di Riccardo Panichi
Una pesante ipoteca. Una donna pronta a tutto. Una rapina e la fuga. E per Ned arriva l'amore... |
E' veramente sorprendente constatare come la vena creativa di Manfredi da due anni a questa parte si sia fatta pressoch� inestinguibile. Le nostre dita hanno sfogliato le pagine di capolavori, ma anche di tante belle storie di contorno che non hanno mai abbassato il livello medio di una serie che ha un indice di gradimento altissimo. E questo n.36 non vuole certamente essere un'eccezione a quella che oramai sembra la regola! Come al solito infatti ci troviamo di fronte ad una storia molto ben congegnata, costruita questa volta intorno a tre linee narrative che si intersecano. Analizziamole: a) La prima, che ha come protagonisti Rita, Poe, il senatore Fulton e Winthrop, � una vicenda prettamente politica ed economica. Centro di essa � la storica disputa (spiegata esaurientemente nella Blizzard Gazette) tra banchieri e debitori a proposito del valore del Greenback, la valuta in corso all'epoca, soggetta a frequenti svalutazioni rispetto al pi� stabile dollaro d'oro.
E' davvero piacevole farsi coinvolgere dall'abilit� con la quale Manfredi ci allegerisce temi potenzialmete pesanti attraverso dialoghi brillanti e incontri con vecchie conoscenze come il Senatore Fulton (personaggio molto ben caratterizzato; solo speriamo che non diventi una sorta di Deus ex machina tutte le volte che entra in gioco il fattore politico): la lettura scorre veloce e gli indigesti particolarismi economici risultano facilmente assimilabili. b) La seconda sottotrama � l'amore tra Ned e Rita, il vero punto centrale dell'intera storia. Le valutazioni qui si potrebbero sprecare, ma mi preme evidenziarne una, ovvero il comportamento di Ned, il cui motto sembra essere "Al cuor non si comanda". Si tratta infatti di una vera e propria sbandata sentimentale per il nostro sciamano, il cui comportamento nel corso dell'albo non � del tutto esente da pecche.
c) Terza e ultima linea narrativa � lo scontro di Ned con i gemelli Buchanan. Questa � indubbiamente la parte pi� debole dell'impianto narrativo, ma mi � sembrata comunque necessaria al fine di sviluppare nella storia almeno qualcuno degli elementi tipici del genere western. La scoperta che i due rapinatori sono gemelli non � sicuramente un'idea nuova, ma va detto che qui il colpo di scena che ne deriva � appena accennato, quasi a ribadire che esso � solo un bel collante per tenere unite le sorti di Poe, Ned e Rita.
Sicuramente la carne al fuoco era molta, ma Manfredi si sta dimostrando uno sceneggiatore dotato di una grande capacit�, quella di condensare (senza per questo essere frettoloso) in poche pagine una miriade di avvenimenti, costellati di personaggi grandi e piccoli, tutti, e qui penso stia il segreto del successo di Magico Vento, caratterizzati splendidamente e mai banalmente, sia che si abbiano a disposizione mille righe, sia che se ne abbiano due. Cos�, per una storia che normalmente avrebbe richiesto almeno due albi, ci troviamo di fronte a 94 pagine che sono ritmo allo stato puro, una sequela di avvenimenti collegati con un grande senso dell'equilibrio, che ti conduce dalla prima all'ultima pagina tutto in un fiato. E quando sei giunto alla fine prendi il meritato respiro, ma non vedi l'ora di ricominciare l'apnea. E i trenta giorni ti sembrano infiniti...
Seconda prova su Magico Vento per Ivo Milazzo dopo l'esordio di qualche mese fa con il n.30. Se "Shado" era stata la prova generale per prendere confidenza con il personaggio, questo albo pu� considerarsi la prova visibile di come il disegnatore ligure abbia gi� capito e rielaborato secondo la sua sensibilit� il complesso e tormentato Ned. Milazzo fa qui (sebbene con risultato visivamente meno eclatante) un po' quello che Bacilieri ha fatto sul n.9 di Napoleone, ovvero fa "suo" il personaggio, imprimendogli una caratterizzazione dettata dal suo personalissimo stile.
Purtroppo i personaggi di contorno sono meno intensi e la loro caratterizzazione risulta pi� canonica e banale. Anche Poe appare un po' trascurato, mentre sicuramente positivo � l'effetto di sporco e di polveroso che le tavole di Milazzo trasudano. L'impressione generale � quindi quella di una prova che, all'interno delle tre linee narrative descritte sopra, d� il suo massimo nella seconda parte, quella dell'amore tra Ned e Rita, mentre per le rimanenti fornisce una prova ottima ma non eccezionale. Il motivo per cui ho dato solo 6/7 � questo, oltre al fatto che sono sicuro che questo crescendo di qualit� avr� il suo culmine gi� dalla prossima storia. Grande copertina di Frisenda, costruita su tre piani di profondit�. C'� infatti la finestra rotta, che lascia intravedere all'interno i due amanti e che riflette il pericolo che incombe su di loro. Sembra dunque una costante delle sue copertine, rispetto a quelle pi� sintetiche di Venturi, quella di essere piuttosto complesse. Ci� � un bene se sono organizzate come in questo n.36, ma il rischio � quello di un'immagine che attiri l'attenzione da troppe parti alla stesso tempo (vedi ad esempio la copertina de "L'incendio di Chicago", MV 32).
La storia nel suo complesso non � un capolavoro ma ci va molto vicino, inserendosi di diritto tra le pietre miliari di una serie tanto giovane quanto matura stilisticamente.
Sbirciando in quarta di copertina apprendiamo che nel prossimo numero far� il suo ingresso la moglie di Ned. Sembrerebbe quasi che Manfredi, dopo la temporanea sospensione del ciclo di Hogan (che siamo certi torner� a tormentare il povero Ned...) e un paio di storie di ambientazione indiana, stia preparando le carte in vista di una nuova (e speriamo altrettanto soddisfacente) saga, di cui la stessa Rita potrebbe essere parte integrante. Inutile dire che non vediamo l'ora... :-)
|
|