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" La donna del ritratto"


Pagine correlate:

Hogan ha una moglie, ma essa è rinchiusa in una villa, sotto stretta sorveglianza: è lui che vuole farla impazzire con la crudeltà che gli conosciamo, o piuttosto è lei che è già pazza di suo? Il sospetto non sfiora neanche i nostri eroi, che immediatamente si mettono all’opera per salvare la donna dal suo nido del cuculo, per poi scoprire che esistono Norman Bates al femminile...

Rebecca, la psycho-donna che visse due volte
recensione di Giuseppe Pelosi



TESTI
Sog. e Sce. Gianfranco Manfredi    

Questa volta il soggetto ha molti debiti, e alcuni sono interni alla saga stessa di Magico Vento : nel n. 20 ), in cui la protagonista è rinchiusa nel manicomio di Bedlam per aver ucciso il marito a colpi di accetta, come Ellinor ha ucciso Harrison con un falcetto e una pala. E come la follia di Ellinor è determinata dall’essere posseduta dal fantasma della madre, così la follia della Audrey di Bedlam era determinata dall’essere posseduta da Zuzeca , lo spirito del serpente.

"Questa volta il soggetto ha molti debiti, e alcuni sono interni alla saga stessa di Magico Vento"    

Ma oltre ai rimandi interni, appaiono numerosi i riferimenti all’opera cinematografica di Alfred Hitchcock, regista che spesso ha trattato il tema della follia: il nome stesso della governante di Ellinor, Rebecca , rimanda ad un film intitolato Rebecca, la prima moglie: una spaurita fanciulla sposa un ricco vedovo, ma il ricordo ossessivo della prima moglie, Rebecca, alimentato da una governante pazza, conducono la giovane sull’orlo della follia. Ritroviamo dunque il tema della follia della giovane, nonchè la figura della governante pazza. E come non citare Psycho, in cui il gestore di un motel, Norman Bates , risulta dotato di una complessa personalità schizofrenica che lo porta ad immedesimarsi nella madre, ormai morta da tempo? Ellinor è appunto schizofrenicamente divisa tra se stessa e la madre, assassinata dal padre anni prima. E queste sono soltanto le citazioni più immediatamente coglibili, ma probabilmente potremmo continuare ancora, perché il gioco citazionista è di quelli che non finiscono mai , e il ricordo conscio si accavalla a quello non coscientizzato, i residui mnestici si confondono; come valutare, allora il soggetto? Si è detto spesso che il valore di un soggetto non dipende dalla sua originalità in assoluto: l’importante è che la citazione non sia plagio manifesto, che il citare diventi “rinarrare”, che la storia, per quanto già nota, sappia comunque catturare l’attenzione di chi legge, grazie all’inserzione di elementi inediti: si tratta di rigenerare una trama nota con una narrazione che sappia comunque farsi nuova. E ci sembra che nonostante quanto visto, l’ esercizio di restyling riesca anche in questo numero, fermo restando il fatto che “squadra che vince non si cambia”, la formula e gli ingredienti narrativi di Magico Vento restano vincenti, come dimostra il successo della testata. Alcuni elementi della trama svolgono perfettamente la funzione di “rigenerazione” di cui si è detto: la presenza della figura di Rebecca, la governante cattiva, funge da depistaggio, e almeno per due terzi dell’episodio ci fa davvero credere che Ellinor sia innocente come appare; il travestimento di Poe , che si infiltra nella tana del lupo, e gioca un ruolo da protagonista mentre l’eroe canonico è quasi nell’ombra, se non fosse per il finale, è un altro elemento di sicura presa.

"La formula e gli ingredienti di Magico Vento restano vincenti, come dimostra il successo della testata"    

Un elemento che ci è parso particolarmente curioso è legato al fatto che, in realtà, Ned e Poe prendono un granchio: sospettano che Hogan stia torturando psicologicamente la moglie (e in questo Poe si rivela più agguerrito di Ned, che mantiene una capacità di giudizio obiettivo), in realtà sbagliano: il comportamento di Hogan non è così facilmente decifrabile: in realtà il nostro cattivo non è così cattivo, si preoccupa sinceramente della moglie, e non è lui a volere la pazzia della moglie, fosse anche solo per il fatto che la moglie è già pazza... Ma Hogan lo sa? Tenendola reclusa difende se stesso o proprio lei? Perché non la elimina, comunque? Hogan non è un personaggio monodimensionale , anche se questi potrebbero parere punti oscuri del soggetto... È pur vero che il numero non aggiunge niente alla saga hoganiana, e la moglie di Hogan risulta personaggio effimero, dato che scompare già in questo numero: si può considerare questa sorta di stasi narrativa negativamente, come un diluire il brodo, un tirare per le lunghe, un rimandare gli sviluppi promessi e innanzitutto lo scontro definitivo (?) tra protagonista e antagonista; oppure positivamente, come la pausa atta a far salire la tensione per lo scontro imminente, l’ennesimo particolare che serve a definire il quadro, un altro pezzo del progressivo disvelarsi degli eventi, che mira ad ottenere un effetto di climax .

(77k)
Il labirinto dell’anima
(c) 1999 SBE
   

In definitiva, pur considerando la non eccessiva novità del tutto, ci sentiamo di dare al soggetto una valutazione di sufficienza piena proprio in virtù degli elementi di contorno, magari anch’essi non originalissimi, ma comunque capaci di colpire il lettore. E proprio per questo stesso motivo diamo un punto in più alla sceneggiatura, che sa soffermarsi sulla descrizione dei personaggi, anche quelli più marginali (la governante rancorosa, il pavido dottore profittatore); sa fornire intreccio quasi giallistico (i più smaliziati avranno intuito subito la responsabilità di Ellinor nella morte del padre, ma la sceneggiatura forniva buona copertura alla verità...); e sa anche finire con una scena di pura azione, classica ma ben concertata: l’incendio, la morte di tutti gli abitanti di questa villa dei veleni, l’ultima verità.



DISEGNI
Giez (Carlo Bellagamba)    

Quello di Giez è un disegno difficile: fortemente chiaroscurale, privo di sfumature, non concede niente all’estetica: cerca la sintesi in tutto fuorché nei volti, che appaiono invece fortemente segnati, con linee grezze che mirano ad ottenere un effetto espressionista.

(22k)
Poe nei panni di Mister Bierce
(c) 1999 SBE

   

Davvero mi sembra che abbia ragione il mio amico Emanuele De Sandre quando avvicina questo tratto a quello degli argentini Muñoz e Sampayo: anche Giez sembra sottolineare i volti con linee quasi caricaturali, onde costringere il lettore a interrogarsi sui sentimenti dei personaggi; l’approfondimento psicologico parte dai disegni, e sicuramente Manfredi (che lavorò con Giez già su Nick Raider) ha voluto che fosse lui a disegnare questa storia, così caratterizzata dal viaggio nella psiche dei personaggi, proprio per questo.

Al lettore può destare un’impressione negativa: il disegno sembra frettoloso, e invece richiede molto tempo in lettura, il lettore deve “fare fatica”, scontrarsi con un tratto non uniforme, ma non si può negare che questo disegno sia assolutamente efficace nel coprire tutte le gamme della recitazione dei personaggi. Ovviamente può non piacere, ma non può essere considerato un cattivo disegno, e pertanto il voto è buono.

GLOBALE
 

Come abbiamo detto, non consideriamo nel complesso i rimandi interni ad altre storie di Magico Vento come uno stanco ripetersi, ma prevediamo che il lettore ne possa ricavare alla lunga l’impressione di un depauperarsi dei temi narrativi, e questo elemento gioca in maniera negativa sulla valutazione globale del numero; resta però il ricorrere a personaggi già visti (in questo caso Jim, per tacere del resto), e resta una copertina, quella di Andrea Venturi, che ci ricorda molto (nella mano che impugna la pistola) una vecchia copertina di Tex, ma che al di là di questo, tutta giocata com’è sulla verticalità e sul contrasto buio-chiaro, non manca di colpire e invitare alla lettura.
 

 


 
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