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" La maschera del
dio cannibale



Pagine correlate:

Un episodio indiano funge da intermezzo alla lotta con Hogan: rivalità tra tribù, prove di coraggio di giovani guerrieri un po’ incoscienti, efferate crudeltà al palo della tortura, credenze e usanze dei nativi americani. Anche nelle cosiddette storie singole, quelle cioè meno inserite in continuity, Magico Vento resta un fumetto capace di interessare e appassionare.

Soldato rosso
recensione di Giuseppe Pelosi



TESTI
Sog. e Sce. Gianfranco Manfredi    

Sembra quasi che i lettori di questa testata si dividano in due gruppi ben distinti: quelli che apprezzano solo lo scontro con Hogan, in quanto appassionante come un romanzo d’appendice, e quelli che amano gli episodi sulla cultura indiana, in quanto piacevolmente informativi e originali anche dal punto di vista narrativo. Questo episodio dovrebbe in realtà metterli d’accordo entrambi, dato che agli elementi della cultura indiana unisce l’azione serrata tipica dei migliori episodi con Hogan. Inoltre anche qui compaiono elementi di continuity, dato che ritroviamo personaggi già visti in altri numeri (a parte Rifiuta di smettere, vi è un serissimo cameo di Uccide se stesso, l’heyoke della tribù, cioè l’indiano che fa tutto al contrario, già visto nel n. 2). La figura storica di George Catlin, il ritrattista di indiani, ispira il personaggio di Cole Turpin, mostrando ancora una volta l’accurata documentazione di Manfredi. Pertanto il testo risulta interessante già a livello di soggetto, al solito sapiente miscela di azione e riflessione, suspence e introspezione psicologica, storia e fantasia.

"Il testo risulta interessante già a livello di soggetto, al solito sapiente miscela di azione e riflessione, suspence e introspezione psicologica, storia e fantasia."    

Eppure l’idea di fondo è quanto di più noto esista: nella tribù dei Crow, al vecchio capo che rispetta l’antico codice di guerra, succede il giovane capo con intenti bellicosi; è davvero una trama già sentita, ma l’inserzione di elementi aggiuntivi (Rifiuta di smettere reticente alle proposte di matrimonio; i due giovani Sioux che cercano gloria contro i Crow per farsi vedere da lei e dal villaggio intero; la scena al palo della tortura; la figura dell’uomo bianco ritrattista di indiani) crea qualcosa di completamente nuovo, cancellando la sensazione di già sentito. Naturalmente merito di ciò va anche alla sceneggiatura: non è importante solo ciò che si racconta, ma anche e soprattutto come lo si racconta, e ancora una volta Manfredi è splendido, in questo: la perla è la scena in cui Tempesta di grandine entra nella tenda di Rifiuta di smettere, e l’ultima vignetta della pagina lascia intuire qualcosa di terribile: il suo suicidio allo stesso modo di Passa volando. La sceneggiatura allude, crea una tensione, costringe a girare pagina, e vedendo che nella pagina seguente c’è un cambio di scena, a tornare indietro per guadagnare da una lettura più attenta indizi più chiari di quello che si sospetta.

"La sceneggiatura allude, crea una tensione, costringe a girare pagina"    

L’episodio presenta molti momenti di azione, diremmo che è proprio una storia d’avventura pura, e anche in questo la sceneggiatura è molto chiara, cosa che, purtroppo, non sempre avviene quando a narrare sono solo le immagini. Del resto gli stessi cambi di scena sono meno presenti del solito: la narrazione tradizionalmente sincopata e caleidoscopica di Manfredi si fa qui stringente, univoca, a tutto vantaggio della linearità del raccontare; la tensione non viene qui costruita con la tecnica del montaggio alternato che l’autore ben utilizza altrove, ma con movimentate eppure chiare scene di azione, limpidamente illustrate e narrate per immagini.



DISEGNI
Stefano Biglia    

(20k)
La Maschera del Dio Cannibale,
disegni di Biglia
(c) 1999 SBE
      
 
E vediamole, dunque, queste immagini: si tratta di un esordio su questa collana e di un quasi esordio in assoluto: Stefano Biglia ha disegnato qualche numero di Nick Raider in collaborazione con Copello, con cui ha realizzato anche una storia di Tex, e solo un paio di cose completamente da solo. Si tratta di un esordio veramente riuscito, dobbiamo dire: il disegnatore si dimostra padrone dei personaggi e delle loro fisionomie, capace di gestire le scene di movimento e molto interessante nella rappresentazione delle scene e dei paesaggi naturali, alberi, boschi e montagne. L’unico appunto che ci viene da fare, ma più per il gusto di trovar peli a qualsiasi uovo, che per reale mancanza, sta forse nel fatto che lo stile di Biglia ci appare ancora come poco personale: il tratto ricorda moltissimo quello di altri disegnatori visti su questa collana, e sopra tutti Frisenda, che è comunque un ottimo modello, no?



GLOBALE
 

Questa volta la copertina di Andrea Venturi non ci ha convinto appieno: prima di tutto è poco denotativa, dato che descrive una scena che in realtà non appare all’interno dell’episodio (Magico Vento si scontra con Volpe che corre che indossa la maschera soltanto a cavallo, e in realtà la maschera risulta alleata di Ned e non nemica...); inoltre continuano a non piacere le mani disegnate dal nostro: quella appoggiata sul petto di Ned appare sproporzionata. In compenso la costruzione della tavola sfiora ancora una volta la classicità nell’equilibrio (sarebbe eccessivo scomodare Raymond?): i due corpi segnano le due diagonali, e le loro linee sono rinforzate da strisce d’ombra per la diagonale inferiore, e dal copricapo indiano per la diagonale superiore, e anche le braccia dei due contendenti sono costruite simmetricamente. Nel complesso, dunque, una copertina con qualche pecca ma anche con i soliti pregi.
 

 


 
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