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" La mano sinistra del diavolo"

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Coleman

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Il diavolo � femmina. Il diavolo odora di zolfo. Il numero del diavolo � il 666. Balle. Il diavolo � uomo, vecchio, paralitico. Odora di polvere pirica e giustizia spiccia. E il suo numero � il 45. Quello della Colt, la pacificatrice

Quando l'allievo supera il maestro
recensione di Paolo Ottolina



TESTI
Sog. e Sce. Gianfranco Manfredi    

Vorrei soffermarmi brevemente sul curriculum di Ellis Ned, detto Magico Vento.

  • Nel n.1 non concede una morte pietosa a un uomo che lui stesso ha ferito a morte: bench� si trattasse di un criminale colpevole di strage e responsabile della perdita di memoria di MV, � d'uopo rammentarsi del comportamento di Nathan Never sul n.19 della serie omonima.
  • Nel n.10 uccide senza remore un uomo, gi� ferito e impossibilitato a muoversi, che puntandogli la pistola minacciava di ritardarlo nella sua "missione".
  • Nel n.15 massacra con furia belluina almeno una ventina di nemici, ricorrendo anche ad armi "sporche e cattive" come la dinamite.
  • Nel n.16, bench� si tratti di un'esperienza onirica, uccide un avversario che implora una morte onorevole.
  • Nel n.17 scopriamo che � stato, in un passato ancora da svelare, bounty killer e la cassa da morto che lo affianca nella foto ci dimostra le sue poco amorevoli cure nei confronti delle prede.

Se qualcuno, per�, fosse stato disattento, in questo n.19, non avr� potuto far a meno di rendersi conto che Magico Vento si discosta dagli archetipi dei vecchi characters bonelliani. Non � un anti-eroe, niente affatto, � un eroe (quasi) tutto d'un pezzo. Per�, � un eroe pi� moderno, pi� in linea con questo crepuscolo di XX secolo: la sua etica non ha valori assoluti, non ha imperativi categorici. E' pragmatico, � utilitarista, non � un teorico ma se lo fosse aderirebbe al "pensiero debole" piuttosto che ai vari massimalismi. "La vita prima di tutto", dogma bello e nobile dei vari Zagor e Mister No, con Magico Vento perde la sua aura di "assoluto". E a guadagnarci � il personaggio: basta a quelle scenette stereotipata e inverosimili in cui l'eroe rinuncia a far fuoco sul nemico imbelle, salvo poi ucciderlo appena il cattivo ha riguadagnato un'arma e si prepara a colpire a tradimento.

In questo n.19, Manfredi fa commettere al suo Ned un gesto fino a ieri impensabile per un "eroe" Bonelli: Magico Vento spara alle spalle, a tradimento, come un volgare assassino. E non a un'incarnazione assoluta del male (come potrebbe essere Hellingen, per citare uno dei super-cattivi), bens� al suo mentore e maestro. Coleman non � certamente un personaggio positivo: il suo disprezzo per la vita umana e il suo discutibile "senso della giustizia" sono palesi. Eppure, non � poi questo crogiolo di orrori assortiti, come il finale dell'episodio dimostra. Il vederlo crollare al suolo, colpito alla schiena, non � un semplice soddisfare i pi� bassi istinti giustizialisti che ogni cattivo-cattivo sa suscitare nel lettore.

E' piuttosto una dichiarazione di realismo, un atto che scolpisce un personaggio: Magico Vento � un uomo della frontiera, vive in tempi e luoghi turbolenti, non si pu� concedere mai di bloccare il dito sul grilletto, perch� da quel "bang" dipende la vita e la morte. Insomma, l'irrealismo continua a camminare a testa alta accanto agli eroi: le pallottole sibileranno ancora a 2 centimetri dalla testa, si conteranno a grappoli nuove ferite di striscio alla testa, le mire da coscritti dei pi� terribili pistoleros rimarranno un mistero gaudioso. Per�, questo episodio segna una piccola frattura, nella concezione dell'eroe "buono" in casa Bonelli, � indubbio.

"Questo episodio segna una piccola frattura, nella concezione dell'eroe "buono" in casa Bonelli"    

Il gesto di Ned a pag.38 �, a suo modo, indimenticabile, ma tutta la vicenda di questo n.19 � da ricordare. C'� pathos, ritmo, buoni dialoghi tra bei personaggi. Manfredi costruisce, sequenza dopo sequenza, un congegno a orologeria che esplode in uno dei finali pi� tesi e serrati della recente storia bonelliana. Chi semina vento, raccoglier� tempesta: ed � un uragano di sorprese e di thrilling quello che si abbatte sul lettore nella conclusione. La "rimonta" narrativa del conflitto di potere tra il giudice Holder e lo sceriffo Coleman � narrata con abilit�, il plot � complesso ma non cervellotico, l'affresco storico-sociale della cittadina di Eureka stenta a sollevarsi dal ruolo di mera scenografia, ma contribuisce comunque a dare credibilit� e spessore alla vicenda, emblematica di un certo West crepuscolare e iperrealistico; un West che, se raccontato con tanta vitalit�, ha ancora molto da dire e da dare.

Le parti e i ruoli si confondono e si mischiano nel rutilante climax, in cui le spiegazioni, sapientemente diluite e innestate nel fluire degli eventi, non ammorbano il ritmo con pagine di dialoghi fini alla mera comprensibilit�. Una conclusione molto "politica", che lancia interrogativi etici mica da poco per un fumetto "d'avventura". Chi sono i delinquenti? I pistoleri bang-bang o gli industriali che affamano i lavoratori e li obbligano a violentare la natura? Come canterebbe De Gregori: "Tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati, o dalla parte di chi li ha costruiti rubando?" E la risposta di Magico Vento, salomonica, � che lui non sta n� con gli assassini con la colt n� con quelli in doppiopetto.

"Quello che manca a Manfredi per mirare al vero capolavoro � un po' di cura formale"    

Se dal punto di vista drammaturgico la storia � un gioiello di perizia e di inventiva, quello che manca a Manfredi per mirare al vero capolavoro � un po' di cura formale. Prendiamo l'incipit della sceneggiatura: una narrazione in soggettiva del giornalista Tony. Una attacco cos� fortemente connotato dal punto di vesta "tecnico" presupporrebbe almeno due cose: che al personaggio che introduce la vicende fosse conferita una dignit� superiore a quella di comparsa e che l'espediente narrativo (il racconto in soggettiva) fosse coerentemente ripreso pi� avanti. Invece non accade n� l'una n� 'altra cosa. Per la carit�, � una nota tecnica che non inficia affatto l'efficacia della storia (che � quello che conta, no?), ma � un altro sintomo del fatto che l'iperlavoro di Manfredi d� anche qualche frutto indesiderato.

Nella memoria restano, appunti formali a parte, una manciata di sequenze esemplari: l'introduzione del conflitto Holder-Coleman (pagg.8-18); il flashback di Ned e Maude (pagg.32-38); il primo incontro tra Magico Vento e Coleman (pagg.63-67).



DISEGNI
Pasquale Frisenda    

(19k)
La "mano sinistra del diavolo". Disegno di P.Frisenda
(c) 1998 SBE
   
 

Difficile aggiungere qualcosa su Frisenda dopo quanto gi� detto nella recensione di MV14. Difficile pensare, d'altronde, che il suo segno fine, elegante ma non banale, possa scontentare fortemente qualcuno.

C'� molta perizia non solo nel disegno in s�, ma anche nella narrazione per immagini: l'uso delle inquadrature svaria con fantasia, ma senza pregiudicare n� la leggibilit� delle tavole, n� le proporzioni delle figure umane. Anzi, le molte inquadrature leggermente sghembe regalano inquietanti punti d'osservazione al lettore, il tutto unito a un uso delle chine tra i migliori dell'intera Bonelli: notate, in particolare, i preziosismi visivi delle prima parte, ambientata nel saloon, o l'ottica della vignetta finale che sembra ottenuta con una lente anamorfica.

D'altronde un qualcosa lo si deve pur apprendere lavorando con Berardi&Milazzo...;-)



GLOBALE
 

C'� un po' di rammarico nel pensare a tutti i lettori che la testata ha perso per strada, delusi dalle molte storie ordinarie o anche meno lette sui primi 10 numeri della testata. Pian pianino, Manfredi ha portato la serie tra le migliori del parco testate SBE, grazie a storie come questa o come "Cielo di Piombo", "La danza degli spettri", "La grande visione". Anche Venturi � progressivamente cresciuto, fino a diventare uno dei migliori copertinisti italiani di oggi. Sostenuta da un pool di disegnatori che non ha nulla da invidiare a nessun'altra testata bonelliana, Magico Vento offre una bella confezione (oltre alle cover, le rubriche sono curate con passione e si fanno leggere con grande piacer) e un ripieno ancor pi� gustoso, fatto di storie che accontentano sia chi cerca un centinaio di tavole di sana azione, sia chi vuole un fumetto con approfondimento psicologico e cura storica.

Parlo di rammarico, perch� viene da chiedersi come mai non sia stata fatta una programmazione pi� oculata, una programmazione che lanciasse qualche storia da ricordate tra i primi 8 numeri, quelli che di solito sfrondano il pubblico dai lettori occasionali e che creano uno zoccolo duro di appasionati.

L'altra fonte di rammarico � che Manfredi, un vero tarantolato della macchina da scrivere ;-), solletica i lettori con storie riuscitissime e poi li delude il mese successive con episodi raffazzonati e assai poco geniali. E' successo anche stavolta: "Bedlam", il n.20, � su ben altri livelli rispetto alla "Mano sinistra del diavolo"...
 

 


 
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