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Blizzard non è stata semplicemente abbandonata, è stata uccisa dal suo stesso dolore e da chi ne ha voluto approfittare.
Blues per una città fantasma
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Quella di Magico Vento è una catalogata come serie horror-western e, se non vi è dubbio che la storia sia tipicamente horror, è altrettanto vero che gli elementi del western classico non mancano: la rapina, gli scontri a fuoco e la città abbandonata . Blizzard è una città ora in rovina, non vi sono più abitanti se non i loro fantasmi decisi a vendicare la loro morte. Il tutto a causa di un falso frate, Groddek, che, approffittando del dolore degli abitanti, decise di utilizzare un fenomeno naturale quale il riflesso dei cristalli di quarzo, perchè...il perchè non viene spiegato! Si capisce, tuttavia, che Groddek era solo e che è grazie all'aiuto di alcuni giovani desiderosi di fuggire da casa riesce a mettere in piedi il suo piano. Un momento, ma qual è il piano? Per allontanarsi definitivamente da casa è necessario uccidere tutti? La sceneggiatura presenta dei buchi: ad esempio, se i cristalli di quarzo riflettono la luce della luna, perché non dovrebbero riflettere anche la luce del sole (che è ben più potente)? Capisco che il dolore per la perdita di un figlio sia lacerante, tuttavia nel west erano cose abbastanza frequenti ed in ogni caso questo dolore non può giustificare una intera città che perde la ragione. Possibile che solo Goodfellow non creda a Groddek?
Una intera città fantasma è un boccone molto ghiotto per gli amanti dell'horror, tuttavia lo spunto viene quasi dimenticato. Il soggetto di "Blizzard" era buono: l'idea di una città fantasma che colpisce e condanna i suoi assassini è quanto mai azzeccata, tuttavia dopo aver letto l'albo si rimane con l'amaro in bocca perché una simile occasione non andava sprecata in questo modo. Viene tirato in ballo anche Hogan che prende sempre sempre più le sembianze dell'Anticristo: è possibile che dove c'è il male ci sia anche lui?
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La coppia Barbati/Ramella arriva al suo quinto albo (n.2, n.6, n.9/10) in soli quindici numeri, di gran lunga la più produttiva della serie. Tuttavia rimangono i dubbi che hanno caratterizzato il loro lavoro: il tratto non è proprio dettagliato, i primi piani sono abbastanza precisi e i campi lunghi lasciano abbastanza a desiderare. Una prova un pò al di sotto del loro solito.
In prima battuta avevo dato un voto in meno; poi, mi sono ricordato che Dino Battaglia era solito nel dire che "certi giorni il pennino non svolge il suo compito in modo soddisfacente, il più delle volte per motivi a noi sconosciuti". Beh, voglio credere che questo numero sia uno di questi casi.
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Riassumendo: il soggetto e il disegno sono apprezzabili, tuttavia la sceneggiatura ha lasciato a desiderare. La copertina è buona: mi piace l'immagine di Ned inginocchiato ed impotente mentre un misterioso frate gli punta la pistola. Il "Blizzard Gazzette" é come sempre interessante, in particolare nella prima parte, quando si sofferma sul significato e sull'origine storica del termine Blizzard.
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