...ma nessun Ryo o Hiroshi a combattere il male.
Certo, non si pu� togliere la sua parte di merito all'invasore nipponico che ha movimentato il paludoso mercato italiano con le sue
armate di cyborg, teppaglia postatomica e aliene discinte. Anime disegnate restituite dalla celluloide alla cellulosa originaria,
dalle campiture approssimative dell'animazione seriale alla cura artigianale delle chine e retini.
Ma il prodotto � indubitabilmente nostrano e non ha niente a che fare con il "rinominare" un prodotto gi� fatto, introducendo in un
"Nathan Never" a caso citazioni fantascientifiche occhieggianti a "Daitarn 3" e ai "Fantastici 4"
contemporaneamente. N� ci troviamo di fronte alla pedissequa imitazione priva di seguito, come gli "spaghetti manga" (sic)
concepiti da una Comic Art ancora ben lontana dal capire l'estensione e il significato del fenomeno (quando ci arriver�,
come drammaticamente si dice, sar� "troppo tardi").
Si tratta di un prodotto che, piuttosto, attinge alla sostanza stilistica per fonderla con un proprio stile personale, come fece
un Luca Enoch con la mai troppo rimpianta "Sprayliz" e come hanno fatto i giovani autori
della Disney/Buena Vista Italia restituendoci un Paperinik eroico come non mai e, pi� tardi, cinque streghette
neanche troppo ingenue o stereotipe, nonostante il pubblico di riferimento.
Gli artigiani, in questo caso "autodidatti" e con nient'altro alle spalle che dei risparmi messi da parte, sono Elena De Grimani
ai disegni e Fabrizio Palmieri ai testi, la loro creatura, nelle loro parole: la loro figlia, si chiamava "Rigel".
Fumetto di ispirazione (attenzione: etichetta in transito) "gothic-punk", narra le avventure dell'omonima vampira nella Roma
contemporanea e del suo incontro con altri "consanguinei" (il senso, necessariamente, diventa molto esteso) e con un passato
in buona parte dimenticato. Rigel infatti incontra dapprima la fragile Lyz e, quindi, viene a scoprire l'identit�
del fantomatico Artemius, apparizione che incrociava di quando in quando, e, tramite questi incontra il perduto fratello
Caleb.
Questa serie di incontri, in alcuni casi "scontri", soprattutto con Artemius: personificazione stessa della razionalit� e
dell'autocontrollo, si rivelano in realt� "predeterminati" da una seconda natura dei quattro: incarnazione degli Elementi. In una
guerra di cui si intuiscono appena i contorni, ricercati dai nemici e perseguitati da una maledizione di immortalit� vampiresca,
i quattro devono collaborare a recuperare il loro passato e la loro natura. Missione tutt'altro che facile soprattutto per la
protagonista, incarnazione del fuoco, necessariamente pi� instabile ed ancora non giunta a patti con la sua natura di vampira
e di creatura non umana. Apparentemente dura e decisa, Rigel � ancora una bambina ferita dagli uomini, appare capace di confrontarsi
con la realt� quasi soltanto tramite il suo istinto e di tollerarla grazie all'amicizia dell'immortale cucciolo felino
Sortilegio.
L'ispirazione gotica si tempera, quindi, in elementi pi� prettamente fantasy, fornendo chiari indizi della derivazione del soggetto
da ambientazioni di "Role Playing Game".
"Il pregio di "Rigel" consiste nel semplice atto di aver animato dei "personaggi" e non delle "copie carbone"" |
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Il soggetto non presenta, in sostanza, particolari elementi di sorpresa. La commistione gotico-fantasy non � del tutto inaudita,
in particolar modo se ci si � rivolti ad oriente per l'ispirazione. La sceneggiatura regge bene il gioco: salvo qualche dialogo
forzato, alcune smargiassate in stile supereroistico che suonano stonate, i personaggi sono fedeli al carattere che si va via,
via delineando e, per quanto prevedibile, il "passo a due" tra il glaciale Artemius e la focosa (diciamo pure
"infiammabile") Rigel riesce ad evitare la caduta nel banale. Le situazioni si evolvono con un buon passo: l'entrata
in scena dei quattro protagonisti non forza i tempi e permette a ciascuno di presentarsi sufficientemente al lettore, i pochi
personaggi secondari assolvono al loro compito evitando di sembrare "piantati a forza" nell'intreccio (come i saccenti vecchietti
western) e senza diventare dei pesi morti da trascinare.
Forse per limiti di tempo, ma si pu� sospettare anche per limiti di esperienza, a patire la peggiore caratterizzazione sono i
"villains" della situazione, di cui � fumosa l'origine, la motivazione, il modus operandi e, alla fine, il lettore li dimentica
la pagina dopo la loro comparsa.
L'origine di Rigel (c) 1998 De Grimani - Palmieri
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La verit� svelata (c) 1998 De Grimani - Palmieri
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Artemius, Lys e Caleb; mentre Rigel si caccia nei guai (c) 1999 De Grimani - Palmieri
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Un piccolo scherzo al lettore (c) 1999 De Grimani - Palmieri
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Terzo componente di questa produzione, ma mai ultimo, il tratto grafico.
Inutile dire che, ai tempi, ci� che attir� gli acquirenti fu il tratto della De' Grimani. Sicuramente ancora acerbo, soprattutto se paragonato con gli sviluppi futuri, debitore delle linee morbide e degli enormi occhioni di un Urashihara Satoshi ("Plastic Little", "Legend of Lemnear", "Eidoron Shadow"), aveva comunque una sua forza. Una certa aggressiva volont� di imporsi al lettore come qualcosa di pi� della solita "fanzinata" priva di seguito... nonostante, per stessa ammissione dell'autrice, lo fosse (ad ulteriore dimostrazione che i fumettisti sono negati per la critica e i critici sono negati per il fumetto).
Gli inchiostri ancora inesperti avevano una loro definizione, cos� come il tratteggio, e non si troveranno nei volumi usciti abbastanza errori da fare trascurare le scene di sicuro impatto emotivo e le sequenze intavolate con cura e con una buona "percezione" della distribuzione spaziale e temporale che anima questo linguaggio. Inoltre, come testimonia la differenza tra le prime due tavole (tratte dal primo volume) e le seconde due (del secondo, il terzo � praticamente introvabile), tutti gli spazi di miglioramento venivano rapidamente occupati dall'autrice.
Guardandola retrospettivamente, anche Elena de' Grimani e Fabrizio Palmieri, i due autori, rimprovereranno a questa loro opera ingenuit� e debolezze tipiche di un prodotto da "Fanzine". Purtuttavia sarebbe ingiusto non inquadrarla, come prolissamente si � tentato di fare in apertura, nel suo periodo ed in un mercato in cui le produzioni ispirate all'oriente erano, salvo i rari casi detti e pochi altri, "tracopiature" neanche tanto nascoste di uno o pi� manga famosi.
In questo senso, "Rigel" aveva il pregio, i pochi lettori che lo trovarono nelle fumetterie delle proprie citt� penso se ne accorsero, di non tentare la facile scorciatoia del citazionismo o, detta come va detta, del plagio situazionale. Della riproposizione pura e semplice del "character" di successo fosse l'aliena sexy o l'esperto d'arti marziali post-nucleare o nucleare tout-court (cio�: capace di scatenare distruzioni analoghe a quelle di una testata nucleare) i due autori, bene o male se ne infischiarono e sorvolarono anche sulla pletora di adolescenti pi� o meno gravemente complessati che agganciavano con molta facilit� il pubblico coetaneo.
Anzi, acquisita una certa sicurezza dei propri mezzi, la De' Grimani si permise persino nel secondo ed imprevisto volume di donare ai propri lettori un intermezzo tipicamente "manga" ovvero il "Fan (rinominato fun) service": quelle poche pagine a fondo volume in cui gli autori regalano angoli di voyeurismo sui personaggi, soprattutto femminili. Con altrettanta libert� in irriverente omaggio al mercato in cui si collocava, dedico una paginetta alle "avvertenze al lettore".
Insomma, se vogliamo dirla in poche parole: il pregio di "Rigel" consiste nel semplice atto di aver animato dei "personaggi" e non delle "copie carbone" cosa di cui, dopotutto, alcuni fumetti ben pi� noti non si possono sempre vantare.
Rigel - La Settima Congrega di Fabrizio Palmieri (testi) ed Elena De Grimani (disegni)
(Anatema - 1998/1999) 200 pp. circa b/n, Lire:12.000, fumetto autoprodotto in 3 volumi (esauriti)
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Tinebra (2000)
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