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" Programma "Multilife""

TESTI
Claudio Chiaverotti, Alfredo Castelli
DISEGNI
Giovanni Romanini

Tiriamo a indovinare...

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Neppure Mr.Jinx riesce a risollevare il BVZM e la serie...

Povera, ingenua Meggan. . .
recensione di Cristian Di Clemente

La dilagante mediocrità della serie regolare del detective dell'impossibile degli ultimi anni non risparmia neppure un "mostro sacro" come Mister Jinx. Per questo affascinante antagonista di Martin Mystère, un vero e proprio "diavolo" dei nostri tempi che offre la possibilità di realizzare un desiderio impossibile in cambio di milioni e milioni di dollari, è ogni volta grande la curiosità di scoprire cos'abbia escogitato di nuovo. Questo è anche un limite al suo numero di apparizioni: l'idea deve essere davvero geniale, al punto che semplici comparsate (come nel n.93-94, "Una storia di Natale", o nello Speciale 14) a fatica vengono in mente pensando alla sua cronologia. E c'è sempre il rischio di rinchiudere il personaggio nella sua solita serie di cliché.

Purtroppo questo "Programma Multilife" si è rivelato ben al di sotto delle attese. Mancano quelle ventate di freschezza che avevano caratterizzato le ultime apparizioni di Jinx, nella sceneggiatura (come in "Ricordo senza fine", n.122, con una forte situazione-limite iniziale, il BVZM in stato vegetativo) o nel plot (come in "Mister Jinx ritorna!", Almanacco 2002, in cui gli autori si erano riallacciati ad altri filoni della continuity mystèriana).

"La trama è [...] sulla falsariga delle prime apparizioni di Jinx, quasi a livello di stereotipo..."    
La trama è, invece, sulla falsariga delle prime apparizioni di Jinx, quasi a livello di stereotipo (Martin che si chiede "vorrei comparisse il diavolo per...", Martin che si chiede "Possibile ci sia dietro Jinx? Ma è morto!", Jinx che conquista un nuovo cliente e gli spiega il suo servizio), mancando della novità di quelle prime, classiche apparizioni, che avevano raggiunto il loro ideale apice con la riconquista, da parte di Jinx (imprigionato in un vecchio decrepito), di un corpo giovane da rimodellare a sua immagine e somiglianza (n.107, "Il paese dell'incubo"). Anche nel presente episodio Jinx racconta di aver usato la stessa tecnica per tornare alle sue fattezze (lo avevamo lasciato nei panni di una bella ragazza), ma il tutto ormai non emoziona più.

La possibilità di ottenere l'ubiquità è una buona idea che, tuttavia, in un certo senso va a soddisfare la stessa necessità per cui era nato "Tempo Zero" (avere maggiore tempo), il primo progetto di Jinx. E alla base di tutto c'è ancora quel computer alle proteine viventi, geniale nel 1987 ai tempi dell'"Operazione Dorian Gray" e alla base dei team-up con Nathan Never, ma ormai abusato in entrambe le serie. E il piano presenta delle falle (vedere la scheda della storia), che ne limitano alquanto la portata proclamata.

A ben vedere, le sole vere novità di questa storia sono che:

  • Jinx si è stufato di avere Martin tra i piedi: rinuncia (per usare le sue parole, pag.92 del n.269) alle "scene alla James Bond, con voi legato e io che spiego tutto", assoldando un killer;
  • per la prima volta, colui al quale Jinx ha rubato l'idea non fa una morte prematura: l'affascinante Meggan diventa la sua compagna ma, santo cielo, la sua ingenuità è proprio imbarazzante...

    La sceneggiatura si trascina avanti con stanchezza, tra coincidenze fortunose se non sfacciate: la colomba salva-situazione (ma perché Java se l'è portata dietro in taxi?) e la zelante segretaria che, incontrando Jinx casualmente (ma stiamo parlando di New York, non di un paesino di montagna, sob) dà la dritta fondamentale a Martin che stava (sigh) tirando a indovinare su dove trovarlo. Le danze sono già chiuse, in pratica, a pag.68 del n.269, lasciando altre trenta tavole che rappresentano un polpettone finale che rende il tutto ancora più indigesto (le spiegazioni potevano essere distribuite più gradualmente). Nessun brivido, nessun pathos, poche sorprese. Con l'eccezione (parziale) del sogno finale di Jinx, unica sequenza a sorprendere, ma il tutto è posticcio.

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    E se facessimo testa o croce?
    disegno di Giovanni Romanini (c) 2004 SBE

    Un episodio fiacco. Peccato, perché Jinx è sempre lui: simpatico, in gamba e ormai meglio di Diabolik: ha le maschere ed un rifugio sempre pronto. E' venuta a mancare una trama all'altezza ed un valido antagonista. Purtroppo il BVZM non ha bisogno del "Programma Multilife" per andare in crisi di identità. La presenza sua e dei tipici comprimari (Java, Diana e Travis, o erano i loro duplicati?) è del tutto gratuita: è il cliente di Jinx a mandare in fumo il laboratorio.

    La prova di Romanini ai disegni non lascia il segno e non regala brividi: proprio Jinx è il suo punto debole, cambiando troppo spesso lineamenti del volto (grassoccio nell'ultima vignetta del n.268, pag.85, mentre nell'ultima della pagina seguente è secco, gli esempi potrebbero continuare e un discorso simile vale per Doombar, il cliente, e per Meggan). Diverse vignette sono tirate via o approssimate (l'incendio nel n.269, pag.58, prima vignetta), mentre quando si cercano inquadrature insolite i risultati non convincono (la fuga del killer per le scale nella prima vignetta di pag.22, n.269, appare alquanto improbabile). Infelici alcune espressioni (su tutte quella nel n.268, pag.90, ultima vignetta, con Jinx che dichiara il suo amore a Meggan con l'espressione di chi dice "Voglio ucciderti e farti a pezzettini"). Ma lo avevamo detto, Meggan è incredibilmente ingenua...
     

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