|
| ||||||||
Neppure Mr.Jinx riesce a risollevare il BVZM e la serie...
Povera, ingenua Meggan. . .
|
La dilagante mediocrità della serie regolare del detective dell'impossibile degli ultimi anni non risparmia neppure un "mostro sacro" come Mister Jinx. Per questo affascinante antagonista di Martin Mystère, un vero e proprio "diavolo" dei nostri tempi che offre la possibilità di realizzare un desiderio impossibile in cambio di milioni e milioni di dollari, è ogni volta grande la curiosità di scoprire cos'abbia escogitato di nuovo. Questo è anche un limite al suo numero di apparizioni: l'idea deve essere davvero geniale, al punto che semplici comparsate (come nel n.93-94, "Una storia di Natale", o nello Speciale 14) a fatica vengono in mente pensando alla sua cronologia. E c'è sempre il rischio di rinchiudere il personaggio nella sua solita serie di cliché. Purtroppo questo "Programma Multilife" si è rivelato ben al di sotto delle attese. Mancano quelle ventate di freschezza che avevano caratterizzato le ultime apparizioni di Jinx, nella sceneggiatura (come in "Ricordo senza fine", n.122, con una forte situazione-limite iniziale, il BVZM in stato vegetativo) o nel plot (come in "Mister Jinx ritorna!", Almanacco 2002, in cui gli autori si erano riallacciati ad altri filoni della continuity mystèriana).
La possibilità di ottenere l'ubiquità è una buona idea che, tuttavia, in un certo senso va a soddisfare la stessa necessità per cui era nato "Tempo Zero" (avere maggiore tempo), il primo progetto di Jinx. E alla base di tutto c'è ancora quel computer alle proteine viventi, geniale nel 1987 ai tempi dell'"Operazione Dorian Gray" e alla base dei team-up con Nathan Never, ma ormai abusato in entrambe le serie. E il piano presenta delle falle (vedere la scheda della storia), che ne limitano alquanto la portata proclamata. A ben vedere, le sole vere novità di questa storia sono che:
La sceneggiatura si trascina avanti con stanchezza, tra coincidenze fortunose se non sfacciate: la colomba salva-situazione (ma perché Java se l'è portata dietro in taxi?) e la zelante segretaria che, incontrando Jinx casualmente (ma stiamo parlando di New York, non di un paesino di montagna, sob) dà la dritta fondamentale a Martin che stava (sigh) tirando a indovinare su dove trovarlo. Le danze sono già chiuse, in pratica, a pag.68 del n.269, lasciando altre trenta tavole che rappresentano un polpettone finale che rende il tutto ancora più indigesto (le spiegazioni potevano essere distribuite più gradualmente). Nessun brivido, nessun pathos, poche sorprese. Con l'eccezione (parziale) del sogno finale di Jinx, unica sequenza a sorprendere, ma il tutto è posticcio.
La prova di Romanini ai disegni non lascia il segno e non regala brividi: proprio Jinx è il suo punto debole, cambiando troppo spesso lineamenti del volto (grassoccio nell'ultima vignetta del n.268, pag.85, mentre nell'ultima della pagina seguente è secco, gli esempi potrebbero continuare e un discorso simile vale per Doombar, il cliente, e per Meggan). Diverse vignette sono tirate via o approssimate (l'incendio nel n.269, pag.58, prima vignetta), mentre quando si cercano inquadrature insolite i risultati non convincono (la fuga del killer per le scale nella prima vignetta di pag.22, n.269, appare alquanto improbabile).
Infelici alcune espressioni (su tutte quella nel n.268, pag.90, ultima vignetta, con Jinx che dichiara il suo amore a Meggan con l'espressione di chi dice "Voglio ucciderti e farti a pezzettini"). Ma lo avevamo detto, Meggan è incredibilmente ingenua...
|
|