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" I padroni del Caos"

TESTI
Alessandro Russo
DISEGNI
Esposito Bros.

Pagine correlate:

Un'Idea, un concetto, un'idea. . .
recensione di Marco Spitella

finchè resta un'idea... Consentitemi l'omaggio a Gaber, particolarmente appropriato, visto che sono le idee il fulcro di questa storia. Anche se...

Anche se di idee sembra sprovvisto l'autore, per lo meno per quanto riguarda il soggetto, che si rivela assai poco consistente, non molto originale e un po' superficiale.

Cominciamo da un fatto: da sempre si dice che le idee non muoiono, che si possono uccidere gli esseri umani ma le loro idee sono immortali, e così via. Il più evidente difetto nelle scelte dell'autore, secondo chi scrive, consiste nel fatto che in questa storia le uniche idee a cui vengano attribuite immortalità, eternità, interscambiabilità, ecc. sono le idee direttamente legate alle scienze "pratiche", come la fisica, la matematica, l'ingegneria... Sinceramente ci sembra un panorama piuttosto limitato e limitante, sicuramente non adeguato ad un personaggio come il BVZM che ha fatto della larghezza e della "lateralità" di vedute uno dei punti fermi della sua esistenza.

"...soggetto assai poco consistente, non molto originale e un po' superficiale..."
   
Il "genio incompreso", il compagno di studi "regolare" e inquadrato chiaramente ostile a quest'ultimo, il professore che sottovaluta, tutte cose viste e riviste (mi viene in mente, pensando a Derril, il film "Will Hunting, genio ribelle"...) che abbattono clamorosamente la forza della storia che prosegue stancamente, non senza logica e coerenza, verso un finale piuttosto deludente. E al filone della non originalità, anche se si potrebbe interpretare come un rafforzamento di posizioni precedentemente assunte (vedere MM G4, "La maledizione del Sahara"), si ascrive anche la scelta finale di Martin, per lo meno per come la raccontano i misteriosi incappucciati (a proposito, sono esseri umani, sono idee anche loro, sono una setta come dice Debeau?.. Non ci è dato saperlo, visto lo scarso approfondimento loro riservato da Russo), che preferisce ottenere la conoscenza attraverso lo studio e l'impegno piuttosto che riceverla in regalo.
Sul versante dell'inutilità si pone, invece, la morte cruenta di Grey. Che razza di minaccia poteva rappresentare per Debeau, che lo considerava poco più di un buffone? La sua mente non era stata in grado di accettare il Caos ed aveva ceduto, per cui, nella migliore delle ipotesi, sarebbe stato inoffensivo, ma qui abbiamo anche una palese incongruenza: stanti le premesse, la posizione di Grey era molto più vicina a quelle di Debeau di qualsiasi altro personaggio agente nella storia (tranne, forse, il solo Stoddard...), rendendolo un possibile alleato e non un nemico da eliminare per il matematico...

La caratterizzazione dei personaggi risulta, nella migliore delle ipotesi incolore, rimanendo quasi sempre in superficie, quasi a livello di "schizzo", senza dare ai lettori la possibilità di conoscere personaggi che pur essendo in alcuni casi destinati a prematura e subitanea morte, avrebbero meritato un maggior spessore. Derril è un giovane genio, Olsen si avvia a seguire le sue orme, il professore è un Uomo in Nero ma è anche un valido matematico, ma di tutti loro conosciamo solo l'involucro, il primo strato. Ci viene in mente, ad esempio, che la figura di Stoddard, acceso rivale di Derril, avrebbe potuto essere utilizzata più ampiamente, fornendo un "utile idiota" ai disegni e alle mire di Debeau, oppure che Olson avrebbe potuto assurgere al ruolo di continuatore della rivoluzione del suo altrettanto sfortunato compagno... Ma questa sarebbe stata un'altra storia.

La sceneggiatura "fila" abbastanza ma, penalizzata dalla pochezza del testo, non riesce mai a decollare, limitandosi alla mera creazione del quadro spazio-temporale in cui le vicende si svolgono. Nessun pathos, nessun momento emozionante, solo una sequenza di eventi, coerente quanto si vuole ma senza alcuna vitalità.

I disegni, in parte, si emancipano dallo scarso risultato e sono l'unica componente di questo albo a gudagnarsi un giudizio chiaramente positivo anche se, a nostro parere, lo stile degli Esposito Bros. sarebbe stato più adatto ad un altro tipo di storia. Interessante, comunque, la "sfocatura" degli emissari che diventano perfettamente visibili solo quando si abbandonano i pregiudizi e i preconcetti.

Come conclusione non ci resta che citare, purtoppo, quanto scritto per MM nn.249/250 "La perla nera": speriamo in una migliore prossima prova degli autori, anche separatamente. Questo prodotto non è certamente all'altezza degli standard mystèriani...
 

 


 
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