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" L'Isola dei Morti"


Pagine correlate:

C'era una volta un grande scienziato, medico e filosofo, c'era una volta un grande pittore, c'era poi un alchimista che cercava la vita eterna e invece creò...

L'isola dei matusa
recensione di Emanuele De Sandre



TESTI
Sog. e Sce. Andrea Pasini & Marco Berrini    

Tante suggestioni ma troppa confusione. Questo in sintesi il sapore probabilmente piacevole ma anche esageratamente intenso che l'avventura ci lascia. Le componenti essenziali per imbastire un'ottima indagine mysteriosa ci sono tutti: alchimia, arte, crimine, tecnologia e l'imprescindibile mistero impossibile. Il tutto nel consueto contesto transtorico e transtemporale prezioso marchio di fabbrica della fucina castelliana. Però la cosa più difficile per uno sceneggiatore, una volta che è in possesso degli elementi su cui vuole costruire una storia è saperli dosare.
In questo caso Pasini e Berrini dimostrano di saper costruire una trama interessante su un'ottima idea (seppur non originalissima), ma la appesantiscono, a nostro avviso, inserendo troppi personaggi, troppe location e troppi salti spazio-temporali.

"Un'avventura immensamente suggestiva, ma anche immensamente frammentaria"
   
Cerchiamo di spiegarci:
  • l'idea:suggerire che un grandissimo scienziato e medico, ma anche con buona probabilità grande conoscitore delle arti alchemiche, come Paracelso si sia interessato al raggiungimento dell'aristotelica entelechia (stato di perfezione di un ente che ha attuato pienamente il suo essere in potenza, più o meno), e che 350 anni dopo qualcun'altro abbia ripreso quelle ricerche sfruttando l'arte di un grande pittore come Bocklin, vuol dire poter contare già in partenza su di un sostrato di suggestioni storiche, filosofiche e artistiche di assoluto livello.
  • la trama: l'intreccio è sufficientemente intrigante, e narra di come Martin Mystère debba scoprire chi ruba le varie copie dell'"Isola dei morti" attraversando i muri delle più sicure cassaforti del mondo e perchè.
  • gli inghippi: data per scontato il pieno possesso delle tecniche di sceneggiatura di Pasini e Berrini, ci teniamo a sottolineare alcuni degli elementi che secondo noi fanno un po' perdere quota all'avventura, e che, come detto, non hanno a che vedere con la tecnica in senso stretto, ma con il ritmo, la quantità di personaggi e alcune scelte fondamentali.
    Il ritmo imposto dagli autori prevede lunghissimi dialoghi e rapidissimi cambi di scena, spostamenti non solo temporali ma anche spaziali.Si passa, ad esempio, dalla Basilea del 1527 alla stessa Basilea del 1877, poi alla New York di Martin, poi ancora a Basilea, ma due anni dopo il flash back precedente, poi il presente, ma a Fiesole e con gli stessi innumerevoli protagonisti che avevamo più o meno visto a Basilea nel 1800. Da Fiesole 2000 si torna alla Fiesole 1880, Gennaio, in cui si racconta degli eventi nella Fiesole 1880, ma Novembre. E questo solo nelle prime 40 pagine. Troppo. Nulla di inaccettabile, sia chiaro, anche perchè le didascalie indicano con precisione tutte le date. In nessuna di queste linee temporali avviene però un evento di portata drammatica tale da incollare all'albo. Il girare le pagine ci restituisce così una serie di eventi interessanti freneticamente intervallati, nessuno dei quali però con il pathos "giusto".
    I personaggi, tra primedonne e comparse, sono veramente innumerevoli (vedere anche la scheda). Molti compaiono giusto il tempo per presentarsi e morire, o avere un malore. Anzi a quasi tutti i coprotagonisti presenti nell'albo viene un malore. E sempre dello stesso tipo! Oltre a questo si aggiunga il fatto che nelle due linee temporali principali ci sono non un protagonista, ma due: nel presente abbiamo Martin e la coppia di anziani che aspettano l'entelechia, nel passato Von Balthasar e Bocklin. Ma il lettore ha difficoltà ad immedesimarsi con qualcuno di questi, perchè ciascuno dei suddetti sembra avere quasi la stessa importanza ai fini della prosecuzione dell'avventura, e questo "ritardo" nell'immedesimazione, pur non togliendo fascino alla narrazione, penalizza, a nostro avviso, l'emozione del lettore.

    "Alcune scelte tolgono pathos agli eventi"
       
    Le scelte fondamentali accennate prima che gli autori hanno compiuto, e che secondo noi tolgono ulteriore pathos allo svolgimento, sono tre:
    rendere sostanzialmente inoffensivo da subito il villain: a pag. 22 Balthazar, vecchio, fa delle affermazioni così piene di buon senso e di desiderio di non belligeranza da smontare qualsiasi speranza di conflitto nel lettore, e questa è una brutta mazzata per chi spera in ardite e malefiche trame, e in gravi e mortali pericoli per il protagonista;
    la seconda scelta è quella di lasciare Martin Mystère quasi estraneo agli eventi, di farlo partecipare solo marginalmente. Nonostante Martin sia puntualmente coinvolto in sparatorie e teletrasporti esoterici, ciò non toglie che l'albo, essendo sbilanciato sugli eventi del passato, ci offra poco detective dell'impossibile e tanto di tutti gli altri coprotagonisti;
    terza scelta discutibile: gli avversari sono dei vecchi malandati, e l'inquietante Isola dei Morti diviene una sorta di ospizio extradimensionale, un'"isola dei matusa", dove al fascino arcano dei defunti si sostituisce il pietoso sofferente trascinarsi della terza età. Non c'è nulla in quei morituri che incuta timore, nulla che faccia scattare le antenne del pericolo imminente.

    "Intrighi nazisti, spionaggio e sentimentalismo: un finale di spessore"
       
    Per fortuna il finale è di ottima fattura, arrivano un po' di intrighi nazisteggianti, un po' di sano spionaggio e quel tanto di sentimentalismo tale da soffiare un po' di vita in un doppio albo fino a qui abbastanza freddo e incapace di coinvolgerci.
    A sottolineare ulteriormente la sensazione di "si poteva fare di più" ci sono anche le scene svolte sull'Isola dei Morti, in una splendida atmosfera onirica che resta però soffocata nel susseguirsi di salti spaziotemporali di cui sopra.

    Nonostante tutte le "macchioline" qui sottolineate con forse fastidiosa meticolosità, ce ne rendiamo conto, gli aspetti positivi della narrazione superano quelli negativi, e il ricordo che si serba dell'avventura è complessivamente piacevole. Anche perchè l'ultima sequenza che vede protagonisti Paracelso e un passerotto, e che potete gustare più sotto, è scintillante nella sua saggia umanità.

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    Martin sbarca sull'Isola..., disegno di Coppola - (c) 2000 SBE




    DISEGNI
    Dis. Luigi Coppola    

    Perfettamente funzionali. Coppola ha mestiere da vendere, e ne fornisce grande prova in questo doppio albo. Lasciando da parte ogni velleità di spettacolarizzazione il disegnatore ha la grandissima capacità di mantenere costantemente alta la leggibilità del suo tratto, curando in modo continuo e uniforme tutte le 188 tavole. Le scenografie sono sempre appropriate e significative pur senza risultare maniacali nel dettaglio, e i volti delle decine di coprotagonisti sono tutti ben caratterizzati ed espressivi. Buone anche le sue interpretazioni delle varie "L'Isola dei Morti". Il tutto tenendo conto che, anche volendo l'autore non avrebbe potuto spingere ulteriormente il dettaglio delle tavole, data la già persistente pesantezza dei testi: spingere sui particolari e sulle finiture avrebbe significato rallentare ulteriormente la lettura fino a renderla quasi insostenibile.

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    Il Genio, la Saggezza e la Natura..., disegno di Coppola - (c) 2000 SBE



    GLOBALE
     

    Complessivamente una storia che si fa apprezzare e ricordare, sia per quello che narra, sia per tutto quello che avrebbe potuto regalarci e non ci ha regalato. Ci sbaglieremo, ma con tutta la carne messa sul fuoco, forse lo spazio più adatto per una tale avventura sarebbe stato il gigante annuale, dove sia i disegni, qui soffocati dai testi, che le trame avrebbero potuto trovare il respiro che meritavano.

    Buona la prima copertina e il primo titolo, insignificanti quelli del secondo albo, il più cinque proviene proprio dalla potenza evocativa ingabbiata a fatica dai due albi, quella di Martin all'Isola dei Morti avrebbe dovuto essere una "gita" molto più lunga ed emozionante. Ma non disperiamo di vedercelo tornare in futuro, magari per impedire qualche altra bizzarria esoterica di Balthazar e i suoi, ufficialmente defunti durante un suicidio di massa, ma forse divenuti ospiti eterni del capolavoro di Bocklin... Magari proprio nel giugno del 2001, per mano di Klaus e dei suoi compari, proprio come sembra preannunciato a pag. 96 di "Oltre la soglia".
     

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