Dietro il quadro

una storia di genere contro le storie di genere
Recensione di  |   | martinmystere/

Dietro il quadro
Martin Mystère 291 "Codice Caravaggio, Il"

Scheda IT-MM-291

Ci sono diversi modi di leggere questo episodio, come diverse possono essere le reazioni che suscita: c'è chi magari potrà addormentarsi prima di giungere a pagina 158, chi si divertirà a cercare le incongruenze o le citazioni sparse all'interno dell'albo, chi giudicherà l'albo bello e denso e chi un polpettone. E, tutto sommato, ognuno avrà un po' di torto e di ragione.

Quello che ci preme, però, è sottolineare come in fondo la questione presentata come principale - ovvero il presunto mystero nella vita del pittore Michelangelo Merisi detto Caravaggio - sia tutto sommato irrilevante, in quanto parte di una specie di gioco che l'autore, Alfredo Castelli, compie nei confronti dei lettori.

Già il titolo, un espresso richiamo al fortunato romanzo "Il codice Da Vinci" di Dan Brown e che può essere ritenuto dai meno vicini alla testata una ingenua e spudorata manovra pubblicitaria, illustra in parte l'idea di divertissement che questa storia è, nonostante si conservi seria ed a tratti drammatica... Basti considerare i siparietti con Aaron (a proposito: la sequenza in cui quest'ultimo si domanda come mai le televisione venga sempre utilizzata come paragone negativo mi ha riportato alla mente le innumerevoli discussioni-fiume sull'uso dispregiativo del termine FUMETTONE...).
La copertina, poi, una collaborazione tra Castelli e Alessandrini ove il contributo di quest'ultimo si riduce ad una rielaborazione di una copertina più antica, è più evocativa che fedele al contenuto: un Alof De Wignacourt che ha abbandonato il proprio quadro contempla sornione il detective dell'impossibile e il suo preistorico aiutante; sullo sfondo, la tela orfana del proprio soggetto mostra una sagoma bianca e vuota ov'era prima il Gran Maestro dei Cavalieri di Malta.

Il punto principale in fondo è che la storia ruota attorno alla vita di Caravaggio, ma nella vita pur turbolenta e affascinante di quest'artista non c'è nessun "mystero con la y". Cosa che per Martin Mystère potrebbe anche andar bene - tant'è vero che lo ribadisce più volte - ma che non è pensabile per il suo produttore, che pretende che un mystero invece esista o che almeno si possa inventare. Poco ci vuole, una semplice equivalenza di quelle che insegnavano alle elementari, a rapportare Martin al suo sceneggiatore e Aaron a... A chi? La risposta più logica sembrerebbe: a Sergio Bonelli, l'editore. Eppure è ben altro il pensiero che viene in mente, ovvero che a pretendere la storia di genere sia soprattutto il Lettore, seguace e al tempo stesso datore di lavoro di chi i fumetti li scrive!
Ecco, pertanto, una storia in cui fin dalle prime battute si mostra ai lettori che in qualche modo avranno da essa quanto si aspettano, compresi i trabocchetti, le soluzioni "laterali" agli enigmi e il classico finale ad effetto, in cambio di una carrellata su alcuni momenti di uno fra i più grandi pittori di tutti i tempi.

Al di là delle intenzioni, di certe ottime intuizioni narrative e dei disegni del bravo Caluri, corrisponde però una sceneggiatura con ancora molti di quei classici difetti che la bimestralità non è riuscita ad evitare: un Martin Mystère verboso come sempre è in quanto tale perdonabile, ma buona parte della narrazione passa tra dialoghi e flashback interessanti ma dispersivi, e se i nostalgici del Java di un tempo potranno godere le sue acrobazie, si rimane piuttosto perplessi dalla sequenza raccontata nelle pagine 62 e 63 in cui Java a bordo di una nave riesce a posare il cellulare, spaccare la vetrata di protezione, afferrare l'accetta, correre verso il proprio amico e tagliare la corda un attimo prima che il suo amico faccia una fine piuttosto brutta.
A concludere il quadro, infine, una vera e propria incongruenza sciupa un soggetto di per se buono: il mystero attorno a cui tutto ruota riguarda un luogo nascosto a cui si può accedere attraverso l'immancabile passaggio segreto, che nel caso in questione è indicato dalla posizione di una certa ombra ad una determinata ora del giorno. Però l'ora indicata è mezzogiorno (XII), e come tutti sanno quello è l'orario in cui il sole si trova al culmine e le ombre son più corte, mentre nell'albo queste si allungano di diversi metri, e la sola risposta sembra provenire dalla vignetta 2 di pagina 118, da cui si intuisce che il sole si rifletta su qualcosa da cui parte un fascio di luce... ma il particolare non è approfondito.
Il vero errore, pertanto, non sta nella posizione del sole, ma nel fatto che l'indicazione dell'orario è presa da una miniatura del 'Duecento circa, mentre l'attuale misurazione del tempo (dalla mezzanotte a quella del giorno dopo) si è diffusa, a partire dalla Francia, solo cinque secoli più tardi; nel medioevo si usavano invece sistemi diversi, quali le otto ore canoniche o soprattutto quelle italiche, che consideravano il tramonto come inizio del giorno seguente. Secondo questo metodo, pertanto, posto che ai primi di luglio il sole tramonta intorno alle 20:50, la dodicesima ora del giorno successivo corrisponderebbe all'incirca alle nove del mattino. L'impressione è che Castelli abbia forse in un primo tempo tenuto in considerazione questo particolare, per poi dimenticarsene nel corso della sceneggiatura.

In conclusione, tralasciando certe imprecisioni e considerando come principale obiettivo della sceneggiatura non il mystero ma il disvelare "come" le trame del genere possano sorgere anche dove il mystero non vi sia, nonché il merito di aver descritto senza edulcorazioni episodi della vita del Caravaggio, resta tra le mani un albo più che godibile, ben documentato e descritto, e supportato da un disegnatore di razza che speriamo di rivedere presto all'opera.

Martin Mystère n.291 - Il Codice Caravaggio Giugno 2007 - Soggetto di Fabrizio Ottone; Sceneggiature di Castelli; Disegni di Caluri - Sergio Bonelli editore - 16 x 21 cm, brossurato, B/N, 154 pagine - 4,70 € - bimestrale

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