Vola, Amelia, vola!

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Vola, Amelia, vola!
Martin Mystère 289 "ultimo viaggio di Amelia Earhart, L'"

Scheda IT-MM-289

Nessun BVZM, in queste pagine. Solo Martin Mystère.
Nessuna Earhart, icona e leggenda dell’aviazione al femminile. Solo Amelia.

Nessuna presenza “narrativamente ineludibile” (nel senso che purtroppo sembra non se ne possa proprio fare a meno!) di Diana e Java. Solo le due persone più care a Martin che vengono da lui allontanate, al fine di “renderlo tanto rapido e determinato in condizioni eccezionali, quanto è lento e indeciso in quelle normali” (parafrasando le parole del maestro Guan Lo a pag. 78).

Amelia Earhart
illustrazione di F.Grimaldi

(c) 2007 SBE

Amelia Earhart<br>illustrazione di F.Grimaldi<br><i>(c) 2007 SBE</i>

Nessun eroismo “da copertina” (il riferimento va alla cover di Alessandrini, la quale dal canto suo deve come sempre svolgere il suo compito presentando una sorta di sintesi delle tematiche affrontate nell’albo).
Solo le vicissitudini di uomo come tanti, che pure si contraddistingue per il suo curriculum ormai più che ventennale di imprese fuori dell’ordinario, il quale semplicemente si rimbocca le maniche e parte – prima per comprendere, e poi per risolvere – un potenziale pericolo, costretto da verosimili motivazioni personali piuttosto che da esaltazioni finto–patriottiche o similia.
Un eroe a là Hitchcock, nel senso più sano e vero del termine.

Nessun avversario extradimensionale o creatura aliena apparentemente invincibile. Solo il resoconto di turpitudini innominabili compiute da esseri umani quali noi stessi siamo.
Solo la memoria di un ricettacolo di orrori che – e questo è ciò che è più agghiacciante – la mente umana è effettivamente in grado di concepire ed attuare, incarnando il più estremo controsenso nell' uso delle tecnologie più avanzate solo al fine di gettare all’aria quella lentissima marcia che nei libri di storia passa come “il progresso delle civiltà”.
Eppure nella lingua latina il prefisso pro– del verbo progredior aveva un accezione ben diversa. Ma forse è il caso di convincersi che fossero solo sfumature, sofismi grammaticali.

Unità 731
illustrazione di F.Grimaldi

(c) 2007 SBE

Unità 731<br>illustrazione di F.Grimaldi<br><i>(c) 2007 SBE</i>
Nessuna tirata gratuita su paranoie e cospirazioni di matrice militare. Solo l’arido scorcio di una delle tante facce dell’arrivismo politico, perpetrato a scapito dell’esistenza di migliaia di individui che probabilmente non hanno mai varcato i confini della piccola regione che li ha visti nascere, e che pertanto non sembrano neanche valere lo sforzo, da parte di chi può manovrare occultamente nazioni e destini, di provare a concepirne l’esistenza.

Nessun BVZM, in queste pagine...
Nessuna di queste cose.

Nonostante ciò, siamo di fronte ad una storia come si deve del Detective dell’Impossibile, capace di rispettare il mix collaudato di elementi caratteristici del personaggio e del suo mondo, ivi compresa quella capacità di sciorinare un’esauriente base di documentazione che mai come in questo caso è lungi dallo sfociare nella pedanteria. Anzi, l’abilità con la quale Morales delinea le due sequenze più “divulgative”, all’inizio ed alla fine della storia, fa sì che questi documentari (perché di veri e propri documentari si tratta, e di buona fattura, per di più) inducano il lettore quantomeno a cercare di saperne ancora qualcosa, anche al di là della pur sempre ottima rubrica di approfondimento curata da Castelli.

Amelia 2007
illustrazione di F.Grimaldi

(c) 2007 SBE

Amelia 2007<br>illustrazione di F.Grimaldi<br><i>(c) 2007 SBE</i>

E, cosa ancora più importante, una storia che sa finalmente gestire al meglio l’aumentato numero di pagine. Un soggetto robusto, capace di amalgamare realtà storica ed attendibile fantapolitica, e che quindi non abbisogna di demandare sforzi improbi in sede di sceneggiatura per garantire un minimo di coerenza e congruità alla trama. Al contrario, ritmo e verve si mantengono costanti, privi di quelle lungaggini che già più volte questa nuova impostazione editoriale ci ha costretto a sopportare, assieme a finali piuttosto raffazzonati e/o insipidi.

Per quella faccia, ci vuole quel naso”, recitava una antico detto popolare, evidentemente ignaro del futuro avvento delle mirabolanti performances della chirurgia plastica. Un detto che però qui, riferendoci ai disegni, va ripreso integralmente. Non è un semplicistico giudizio a posteriori, quello di ritenere il tratto di Grimaldi come il più adatto per le atmosfere immaginate da Morales. È un sodalizio, il loro, che va avanti da troppo tempo per non aver dato origine ad una sorta di osmosi. Sui volti di Martin, ma soprattutto di Amelia, si legge la fragilità dell’essere umano, o meglio, dell’essere uomini.
Il disagio che prorompe tra le lacerazioni della carne e la paura di rimanere soli, nelle vittime del lebbrosario in Manciuria, trova analoga espressione nelle rughe del dissidio interiore di chi militare, da all’altra parte dell’oceano, è stato chiamato a scegliere tra coscienza e dovere. È un tratto particolareggiato ad insieme semplice, che non indugia troppo nel perfezionismo anatomico, ma si lascia condurre da ciò che la plasticità dei sentimenti e la dinamica dei contesti richiedono; che anzi sussurrano, perché emozioni e circostanze non avvengono, né divengono, quanto, più semplicemente, sono.

Black end
illustrazione di F.Grimaldi

(c) 2007 SBE

Black end<br>illustrazione di F.Grimaldi<br><i>(c) 2007 SBE</i>

E la storia scorre, in un (anche qui osmotico) rapporto di rispetto della dignità del lettore, verso un finale “reale”, e pertanto (come sembra sia inevitabile scrivere in casi come questo) amaro quanto ineluttabilmente plausibile.

Martin Mystère n.289 - L'ultimo viaggio di Amelia Earhart Febbraio 2007 - Testi di Morales; Disegni di Grimaldi. - Sergio Bonelli editore - 16 x 21 cm, brossurato, B/N, 154 pagine - 4,40 € - bimestrale

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