Il debito (o, meglio, l'omaggio) alla letteratura gialla hard-boiled è talmente evidente che è quasi inutile parlarne... Ma non possiamo certo esimerci dal rimarcare come un soggetto così "già visto" (il giovane di talento un po' ribelle e squattrinato,
il ricco incapace ed invidioso, le attrici iene) si trasformi
nelle mani sapienti di Nizzi, che testimonia ancora una volta il suo profondo amore per il genere, in un'ottima sceneggiatura che coniuga felicemente il thriller, l'umorismo e, sotto certi aspetti, la commedia di costume (quando evidenzia le acerrime rivalità tra le dive del cinema).
Bogart-Marlowe: uno dei numi tutelari di Leo disegno di Bonfatti - (c) 2001 SBE
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I clichè del genere ci sono tutti: il detective privato scalcagnato ma bravissimo, il poliziotto duro e onesto, i gangster senza scrupoli e vanitosi, le strade sporche e piene solo di vento e cani, ma il materiale è trattato con la levità che si addice ad un fumetto umoristico, perchè tale è Leo Pulp.
Con questo non vogliamo dire che sia comico o ridicolo, ma semplicemente che le corde che pizzica non cono certamente quelle, molto più tragiche e amare, suonate da personaggi analoghi come l'Alack Sinner di Muñoz e Sampayo o, per sconfinare nella letteratura, dai detective mirabilmente ritratti da Chandler, Hammett e Ellroy.
Leo Pulp, disegno di Massimo Bonfatti - (c) 2000 SBE
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I personaggi, dai protagonisti ai più semplici comprimari, sono "vivi" e presenti in ogni azione e la sequenza delle azioni si dipana senza esitazioni o inceppamenti. La narrazione procede, infatti, fluida e sicura dall'inizio alla fine, con una sola nota stonata, della quale si parlerà nella valutazione globale.
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Massimo Bonfatti
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Ottimo lavoro, quello di Bonfatti. Il tratto è sempre sicuro e preciso e la sua attenzione per i particolari contribuisce in maniera fondamentale alla riuscita di queto albo. Una particolare menzione va all'uso del colore, raro da vedere negli albi Bonelli. L'apporto di Cesare Buffagni conferisce un importante valore aggiunto alla riuscita complessiva del lavoro.
Los Angeles Anni '40..., disegno di Massimo Bonfatti - (c) 2000 SBE
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Le vignette sono ricche, accurate e "piene" senza essere ridondanti o barocche, ed il sapiente uso di luci e ombre conferisce, pur nel tono volutamente caricaturistico delle immagini, la cupezza e la drammaticità richieste dal testo. Particolarmente apprezzabili sono la copertina e l'immagine di pagina 3, che evidenziano la maestria sia del disegnatore, sia del colorista.
In conclusione, un grande lavoro, come testimoniato anche dalla valutazione ad esso attribuita.
Citavamo, in apertura, l'omaggio degli autori alla scuola hard-boiled americana. I padri nobili di Leo Pulp sono, tra gli altri, i già citati Chandler, Hammet e Ellroy (anche se quest'ultimo è relativamente "moderno", ma solo in senso cronologico, rispetto agli altri due). L'impressione che si ricava dalla lettura di questo albo è la stessa che coglie leggendo le avventure di Sam Spade, di Philip Marlowe o del 'Bud' White di L.A. confidential (anche se quest'ultimo è un poliziotto in servizio e non un lince...).
"Un divertente hard-boiled con il solo difetto di un happy end incongruo"
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La lettura scorre piacevolmente alternando momenti drammatici a siparietti umoristici (uno tra tutti l'appostamento e la successiva fuga di Leo dai cani da guardia della Haywort), mantenendo sempre desta l'attenzione del lettore. Ci sentiamo di evidenziare un solo neo in tanta efficacia: l'happy-end incongruo per un hard-boiled, seppur umoristico, come questo. In un romanzo di Hammett, o di Chandler, il "cattivo" nella peggiore delle ipotesi avrebbe perso impedendo comunque al "buono" di vincere...
Concludiamo con l'augurio di una lunga vita editoriale a Leo Pulp, anche se al momento l'unica cosa che sappiamo è che dovremo attendere fino al maggio del 2002 per poter incontrare nuovamente un personaggio che ha tutta "la carta" ;-) in regola per diventare un beniamino per gli appassionati di fumetti.
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