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" L'incubo della porta accanto"

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Una storia piatta, dallo sviluppo prevedibile... e quando finalmente sembra esserci una piacevole svolta ecco che sorge una domanda...

. . . ma perch� quel finale?
recensione di Daniele Frantellizzi



TESTI
Sog. Giancarlo Berardi
Sce. Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza
   

Il tema guida dell'albo � l'alcolismo: gi� in passato pi� volte Berardi ha utilizzato la "sua" Julia per trattare dall'interno alcuni temi sociali pi� o meno attuali: l'ultima occasione in ordine cronologico, nel caso dei dei desaparecidos argentini, nel n.48 "L'uomo di Buenos Aires".

Tutto l'episodio � quindi poco pi� di un pretesto per mostrare le terribili conseguenze che possono derivare dall'abuso di alcol, con l'unica eccezione delle ultimissime pagine, che ci "regalano" un inaspettato finale a sorpresa, che tuttavia, nella sua banalit�, non pu� che deludere lasciando un fortissima sensazione di "gi� visto".
Ma andiamo con ordine.

"Fin dall'inizio � ben evidente l'importanza che avr� l'alcolismo nella storia..."    

Fin dall'inizio � dunque ben evidente l'importanza che avr� l'alcolismo nella storia che ci si appresta a leggere: infatti gi� nelle primissime pagine si vede il giovane Hap Moon (il protagonista dell'episodio) alle prese con delle allucinazioni che, considerato il realismo della serie, si intuisce immediatamente non possono avere riscontro nella realt�. A confermare l'impressione che la fonte delle "visioni" di Hap sia l'alcol, intervengono i primi piani di una bottiglia vuota di whisky in bella mostra sul tavolo dell'appartamento di Moon. Da pag.18, infine, gli autori escono definitivamente allo scoperto: Julia � impegnata in una lezione universitaria, e sta spiegando ai suoi alunni proprio gli effetti devastanti che possono derivare dall'abuso di alcolici. Ed al suo fianco c'� il dottor Anthony Mostley, esperto in materia ed altra figura-chiave dell'episodio.

Chiariti gli intenti, la storia si sarebbe potuta tranquillamente sostenere grazie alla consueta professionalit� di Berardi, ma anche per quanto attiene alla sceneggiatura, questa volta, siamo i risultati sono deludenti. Esile lo spessore narrativo: gli accadimenti che si susseguono sono piatti ed abbastanza prevedibili, e non vi � nessuna "scossa", nessun colpo di scena, fino a pag.102!

"Esile lo spessore narrativo: gli accadimenti che si susseguono sono piatti ed abbastanza prevedibili..."    

Pagina dopo pagina, i personaggi non riescono a suscitare coinvolgimento emotivo nel lettore, e probabilmente se ne accorgono anche gli stessi autori, visto che in pi� occasioni si cerca di "vitalizzare" l'attenzione del lettore con delle inedite "parentesi rosa" del glaciale Alan Webb! Inedite perch� per una volta non riguardano solamente il suo platonico amore per Julia... ma una sua nuova "amica": e se queste sono le pagine dell'albo che pi� attirano l'attenzione e la curiosit� di chi legge, � facile intuire lo spessore delle precedenti... ;-)

Poi, improvviso, il tanto atteso, invocato, sperato... colpo di scena: il dottor Mostley viene ucciso! Ecco che le restanti 30 pagine potrebbero divenire pi� intense ed interessanti! Le varie ipotesi sul presunto assassino iniziano ad invadere la mente del lettore: possibile sia stato il timido e buono Hap, che finora aveva ricoperto il ruolo di "vittima" della societ�? Ma no, saranno stati i coniugi Castevet, apparentemente troppo buoni e disinteressati per essere veri.

Insomma, le premesse per un finale accattivante, quanto meno pi� delle vicende precedenti, ci sarebbero state tutte. E invece eccoci alla sorpresa (assolutamente banale) del finale cui accennavamo all'inizio. Berardi e Calza ricorrono all'inflazionato, classicissimo nonch� stravisto, espediente della gelosia: fanno recitare il ruolo dell'omicida alla segretaria di Mostley, che (alla terz'ultima pagina e senza nessun indizio precedente!) si scopre essere l'amante del dottore, ora tremendamente ingelosita dal fatto che quest'ultimo abbia appena deciso di lasciarla per tornare tra le braccia della moglie...!

Perch� ricorrere a questo movente? Ma proprio non era possibile inventare un altro finale, con un movente e delle dinamiche un p� meno banali? Da un narratore abilissimo e navigato come Berardi, � lecito attendersi di pi� di un finale come questo, soprattutto visto che la storia costruita aveva comunque creato le premesse per qualcosa di nuovo; magari sfruttando maggiormente il tema dell'alcolismo, colonna portante di tutta la vicenda e improvvisamente abbandonato al momento di tirare le somme, a beneficio dell'omicidio passionale.

"Gli autori ricorrono al pi� inflazionato, classico e stravisto dei finali..."    

Da notare, inoltre, che Monica Stowell (la segretaria) prima della scena della confessione finale era apparsa nell'albo solamente per 4 pagine! Era, insomma, un personaggio quasi totalmente estraneo alla vicenda, e l'aver fatto ricorso a lei per poter imbastire il finale fa pensare ad una certa superficialit� nella gestione del plot giallo. Impressione, questa, rafforzata anche dal classico "falso-finale" in cui vengono erroneamente incriminati i Castevet: non ce ne voglia il buon Berardi, ma l'espediente del diamante nascosto � da cinematografia americana di second'ordine e fa pensare ad un espediente messo l� alla svelta solo per creare un diversivo in una trama che stava diventando sempre pi� piatta.

Come gi� accaduto in passato (vedi la recensione del n.42 "Il giorno delle spie"), Berardi si affida al classico movente di "gelosia da amante" per risolvere una situazione che aveva tutte le premesse adatte per creare qualcosa di nuovo, e questo, onestamente, lascia un p� l'amaro in bocca.



DISEGNI
Mario Jann�    

Jann�, alla sua terza prova nella serie (dopo i n.33 e 43), si conferma ottimo soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, riuscendo spesso a conferire ad essi una buona dose di personalit�. Particolarmente riuscite le rese grafiche di Hap Moon, che con le sue espressioni rivela molto bene tutto il carico di disagio che nasconde, e del dottor Mostley. E' perfetto inoltre nel far apparire correttamente "eccessivi" i personaggi che sono inseriti nella storia solo in chiave comica, come Veronica Cassidy (l'amica di Webb) e la solita straripante Emily.

Il tratto di Jann� ben si sposa con il realismo della serie: oltre alla buona resa dei personaggi, risultano molto curati anche gli ambienti, ricchi di dettagli e mai banali.



GLOBALE
 

Un soggetto poco accattivante ed uno svolgimento quasi scolastico: per una volta Berardi delude anche nella sceneggiatura, campo in cui � un indubbio maestro.

La copertina di Marco Soldi �, al contrario, molto bella ed intensa. L'espressione terrorizzata di Julia, unita al bel gioco di luce-ombra ed al titolo inquietante, cattura l'attenzione alla prima occhiata e conferisce spessore emotivo a tutto l'albo.

Vedere anche la scheda della storia
 

 


 
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