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Ammettiamolo, � dura mandar gi� un finale che pare uscito fuori dal cilindro (ovvero dalla stanca penna) di un autore televisivo iperpressato dai tempi ristrettissimi di produzione e dalla necessit� di riportare in vita un personaggio imprudentemente fatto uscire di scena; per questo un corto circuito mentale pu� suggerire l�ipotesi di un�interpretazione ardita. Molto ardita. Praticamente da matti ;-)
Ciao Julia, ti presento Giancarlo (forse. . .)
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Laura Zuccheri, in primis. A me la disegnatrice pare aver raggiunto la piena maturit� stilistica. Espressioni, sfondi, scansione dei tempi, attenzione narrativa ai
particolari sono impeccabili. Quel che manca, come quasi sempre in Julia, � una pi� riconoscibile impronta personale del disegnatore.
Venendo ai testi, ci si chiede subito che senso ha questo finale, caro a certo Dylan Dog, nell'economia di una serie come Julia, generalmente improntata ad un rispetto sacrale del realismo e della verosimiglianza sino al punto da richiedere la maggior uniformit� possibile ai realizzatori grafici delle storie.
A far inizio dall'idilliaca tavola d'apertura fino al climax dell'assalto di Meg/Annie alla gola di Julia, i tempi narrativi sono scanditi con cronometrica precisione. Gli sviluppi sono prevedibili, ma il racconto � perfetto. L'angoscia e la tensione nascono come piccoli battiti attutiti e ovattati, e poi montano con il rafforzarsi - con il verificarsi - del sospetto. La goffaggine, l'obesit� pacioccona di Meg/Annie, i suoi sbalzi d'umore e tensione emotiva, nascono tutti come caratteristiche patetiche; il lettore si sente spinto a stringere al seno l'ingombrante e infelice creatura. Ma poi, pian piano, i sospetti prendono corpo: il tarlo rode. Si vorrebbe ancora non credere all'evidenza, si cercano alibi psicologici per la povera Meg, senza per altro nascondersi che anche Julia ha le sue - ottime - ragioni. E' diabolicamente abile, Berardi, nel costruire l'altalena emotiva: non si riesce a non fare il tifo per entrambe.
Poi gli eventi precipitano: la morte di Chuck era attesa, era scontata (non necessariamente di Chuck, ma una qualsiasi morte), eppure vorremmo non crederci ancora, abbiamo bisogno, noi e Julia, di una verifica materiale, della prova tattile di San Tommaso: � solo quando i fogli da 1000 ci vengono sbattuti in faccia che, infine, crediamo. E a questo punto, dopo averci portati per mano dalla serenit� all'orrore attraverso tutte le stazioni intermedie, Berardi ci racconta che � stato uno scherzo. E' davvero cos�? Apparentemente s�. Da qui in poi, per�, si possono tentare delle ipotesi, o meglio, come anticipavo, delle ardite � e un po� folli - teorie (anche perch� spiace troppo ricordare un racconto narrato in modo cos� cristallino con un senso di fastidio). Restano ipotesi, teorie. Mi rendo conto per primo come non siano del tutto convincenti. O meglio: come siano impervie. Le sedute di Julia con la psicanalista sembrano svolgere una funzione analoga a quella del mondo onirico in Napoleone, (e gi� questo contaminarsi del vero e proprio naturalismo di Julia con situazioni "� la Napoleone" disturba): i sospetti e le insicurezze della criminologa rafforzano, precedono ed accompagnano la narrazione dell'albo e danno il l� nel lettore alla continua altalena dei sentimenti. Di pi�. E' possibile arrivare addirittura ad una lettura metanarrativa di queste sedute? E' possibile che alle pagg.27-31 la scena sia occupata da "Julia/lettori di Ken Parker�, che trasferisce il suo odio per i "genitori/Berardi" sulla sorellina "Norma/Julia" che ha preso il suo posto nell'attenzione degli stessi "genitori/Berardi"? Con "nonna/Sergio Bonelli" che non ha saputo adeguatamente proteggere "Julia/lettori di Ken Parker".
Se entriamo in questa ottica, infatti, possiamo osare un volo ancora pi� pindarico. All'inizio della vita editoriale di Julia (incipit della storia), i lettori orfani di Ken Parker (Julia nella sua solitudine) scoprono che il loro Berardi ("Meg") � tornato. Nel prosieguo della storia della testata (il racconto), i lettori scoprono che Berardi nasconde loro qualcosa, che qualcosa � cambiato, fino a che scoprono che il Berardi di Ken Parker ("Meg") � profondamente diverso dal Berardi di Julia (Annie), al punto da aver �ucciso� le speranze dei lettori di Ken Parker ("morte" di Julia). O forse no. Perch� in realt� i lettori non possono ancora dire di sapere davvero chi sia oggi Berardi (e infatti: chi bussa alla porta?). Forse � stato tutto un sogno dal quale devono svegliarsi, e quindi prepararsi a conoscere il vero Berardi (un Berardi antico? Nuovo? Chiss�...), questo (s)conosciuto che ha appena bussato alla porta ma della cui identit� non si ha certezza (a chi, Julia, ha davvero aperto la porta?). Se questa lettura vi pare eccessivamente folle, � probabile che abbiate ragione; per�, perch� accontentarsi di quello che l�occhio coglie a prima vista? ;-)
Vedi anche la scheda della storia.
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