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" Una cara, carissima amica"


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Ammettiamolo, � dura mandar gi� un finale che pare uscito fuori dal cilindro (ovvero dalla stanca penna) di un autore televisivo iperpressato dai tempi ristrettissimi di produzione e dalla necessit� di riportare in vita un personaggio imprudentemente fatto uscire di scena; per questo un corto circuito mentale pu� suggerire l�ipotesi di un�interpretazione ardita. Molto ardita. Praticamente da matti ;-)

Ciao Julia, ti presento Giancarlo (forse. . .)
recensione di Vincenzo Oliva

Laura Zuccheri, in primis. A me la disegnatrice pare aver raggiunto la piena maturit� stilistica. Espressioni, sfondi, scansione dei tempi, attenzione narrativa ai particolari sono impeccabili. Quel che manca, come quasi sempre in Julia, � una pi� riconoscibile impronta personale del disegnatore.

"Laura Zuccheri ha raggiunto la maturit� stilistica� se solo su Julia non si stendesse il manto della ricerca di uniformit��"
   
E' tutto perfetto, ma anche tutto "Julia Style", non ci si pu� sbagliare. Una carenza di personalit� che finisce con il conferire una certa patina di anonimato anche a una prova di sicura eccellenza come questa. Tuttavia � una caratteristica che non si pu� imputare alla sempre pi� brava artista, essendo frutto della filosofia di fondo con la quale Giancarlo Berardi ha impostato la grafica della testata. Una filosofia che toglie qualcosa alla serie, privandola di una peculiarit� di sicuro interesse del moderno fumetto seriale, la possibilit� di godere dell�interpretazione di un personaggio filtrata attraverso le differenti personalit� artistiche di pi� disegnatori.

Venendo ai testi, ci si chiede subito che senso ha questo finale, caro a certo Dylan Dog, nell'economia di una serie come Julia, generalmente improntata ad un rispetto sacrale del realismo e della verosimiglianza sino al punto da richiedere la maggior uniformit� possibile ai realizzatori grafici delle storie.

"Un finale che pare una doccia fredda�"
   
Semplice espediente per evitare la banalit� di una conclusione con l'inevitabile arresto della finta amica? (ma sarebbe stato un finale banale o pi� semplicemente realistico?). E anche cos� non sarebbe rimasta (come � comunque rimasta) una superba sceneggiatura?

A far inizio dall'idilliaca tavola d'apertura fino al climax dell'assalto di Meg/Annie alla gola di Julia, i tempi narrativi sono scanditi con cronometrica precisione. Gli sviluppi sono prevedibili, ma il racconto � perfetto.

L'angoscia e la tensione nascono come piccoli battiti attutiti e ovattati, e poi montano con il rafforzarsi - con il verificarsi - del sospetto. La goffaggine, l'obesit� pacioccona di Meg/Annie, i suoi sbalzi d'umore e tensione emotiva, nascono tutti come caratteristiche patetiche; il lettore si sente spinto a stringere al seno l'ingombrante e infelice creatura. Ma poi, pian piano, i sospetti prendono corpo: il tarlo rode. Si vorrebbe ancora non credere all'evidenza, si cercano alibi psicologici per la povera Meg, senza per altro nascondersi che anche Julia ha le sue - ottime - ragioni. E' diabolicamente abile, Berardi, nel costruire l'altalena emotiva: non si riesce a non fare il tifo per entrambe.

(10k)
Julia e Meg/Annie
disegno di Laura Zuccheri
- (c) 2002 SBE
   

Poi gli eventi precipitano: la morte di Chuck era attesa, era scontata (non necessariamente di Chuck, ma una qualsiasi morte), eppure vorremmo non crederci ancora, abbiamo bisogno, noi e Julia, di una verifica materiale, della prova tattile di San Tommaso: � solo quando i fogli da 1000 ci vengono sbattuti in faccia che, infine, crediamo.

E a questo punto, dopo averci portati per mano dalla serenit� all'orrore attraverso tutte le stazioni intermedie, Berardi ci racconta che � stato uno scherzo.

E' davvero cos�? Apparentemente s�.

Da qui in poi, per�, si possono tentare delle ipotesi, o meglio, come anticipavo, delle ardite � e un po� folli - teorie (anche perch� spiace troppo ricordare un racconto narrato in modo cos� cristallino con un senso di fastidio). Restano ipotesi, teorie. Mi rendo conto per primo come non siano del tutto convincenti. O meglio: come siano impervie.

Le sedute di Julia con la psicanalista sembrano svolgere una funzione analoga a quella del mondo onirico in Napoleone, (e gi� questo contaminarsi del vero e proprio naturalismo di Julia con situazioni "� la Napoleone" disturba): i sospetti e le insicurezze della criminologa rafforzano, precedono ed accompagnano la narrazione dell'albo e danno il l� nel lettore alla continua altalena dei sentimenti.

Di pi�. E' possibile arrivare addirittura ad una lettura metanarrativa di queste sedute? E' possibile che alle pagg.27-31 la scena sia occupata da "Julia/lettori di Ken Parker�, che trasferisce il suo odio per i "genitori/Berardi" sulla sorellina "Norma/Julia" che ha preso il suo posto nell'attenzione degli stessi "genitori/Berardi"? Con "nonna/Sergio Bonelli" che non ha saputo adeguatamente proteggere "Julia/lettori di Ken Parker".

"E se Berardi stesse �parlando� ai lettori di Ken Parker?"
   
L�ipotesi � molto azzardata, e per� seduce. Ed � comunque affascinante che una storia possa ingenerare letture non propriamente lineari ed ortodosse; e quanto pi� queste letture si fanno ardite, tanto pi� la storia cresce in appeal. L�ipotesi, inoltre, fornisce una giustificazione coerente al finale, cos� altrimenti estraneo alla storia.

Se entriamo in questa ottica, infatti, possiamo osare un volo ancora pi� pindarico. All'inizio della vita editoriale di Julia (incipit della storia), i lettori orfani di Ken Parker (Julia nella sua solitudine) scoprono che il loro Berardi ("Meg") � tornato. Nel prosieguo della storia della testata (il racconto), i lettori scoprono che Berardi nasconde loro qualcosa, che qualcosa � cambiato, fino a che scoprono che il Berardi di Ken Parker ("Meg") � profondamente diverso dal Berardi di Julia (Annie), al punto da aver �ucciso� le speranze dei lettori di Ken Parker ("morte" di Julia). O forse no. Perch� in realt� i lettori non possono ancora dire di sapere davvero chi sia oggi Berardi (e infatti: chi bussa alla porta?). Forse � stato tutto un sogno dal quale devono svegliarsi, e quindi prepararsi a conoscere il vero Berardi (un Berardi antico? Nuovo? Chiss�...), questo (s)conosciuto che ha appena bussato alla porta ma della cui identit� non si ha certezza (a chi, Julia, ha davvero aperto la porta?).

Se questa lettura vi pare eccessivamente folle, � probabile che abbiate ragione; per�, perch� accontentarsi di quello che l�occhio coglie a prima vista? ;-)

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
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