|
| ||||||||
Chi non muore se la prende recensione di Luigi Ferrini "Genere fantasy" significa esclusivamente "storie di cappa, spada e magia"? O ha una sua dignit� pi� profonda, che riguarda l'allegoria con il reale dietro la maschera del fantastico? Jonathan Steele in questo albo si schiera decisamente con la seconda delle due ipotesi...
|
Compiendo il suo diciottesimo mese di vita, Jonathan Steele diventa metaforicamente maggiorenne, e ci presenta perci� una storia che funge da pretesto per veicolare un contenuto decisamente "maturo". La vicenda � la rielaborazione di un topos classico: il ritorno a casa. In storie del genere, l'eroe si trova allontanato dalla sua esistenza "normale", e compie un viaggio (pi� o meno metaforico) per tornare a casa, alla sua vita di sempre. Ci riuscir� soltanto dopo aver affrontato la causa del suo allontanamento, che potr� essere un personaggio, una paura, un evento. Generalmente storie di questo tipo contengono tra le righe l'allegoria di un cammino di iniziazione, o comunque pi� in generale la necessit� che l'eroe maturi, compia una scelta, fronteggi un avversario spesso interiore. In questa storia Federico Memola ci presenta un Jonathan proiettato in una dimensione parallela, trasportato in essa per compiere una scelta, nella fattispecie la scelta di uccidere il Divoratore di Anime, ponendo fine al contempo alla vita della bambina che il Divoratore mantiene magicamente viva con lo scopo di utilizzarla come nutrimento. Una situazione dichiaratamente fantastica, ma proprio per questo particolarmente efficace nel descrivere le conseguenze di una scelta di tipo etico, quale quella dell'eutanasia. Perch�, � chiaro, dietro la facciata del Divoratore di Anime e della scelta di Jonathan (porre fine alle sofferenze della bambina o mantenerla in vita pur sapendola destinata a consumarsi sempre pi�?) si nasconde una presa di posizione molto decisa da parte dell'autore.
Peccato che da tutto ci� esca sacrificata la storia a fumetti. Si percepisce chiaramente come tutte le pagine che precedono la scelta finale siano solo un tentativo di allungare il brodo delle 94 tavole per arrivare al clou della vicenda. Molte sequenze sono banalmente posticce (come per esempio quella delle pagine 65-73, cio� il combattimento con il cavaliere mostruoso, assolutamente ininfluente nella dinamica della storia). La sceneggiatura ha inizialmente un certo mordente, mentre il lettore tenta di capire che cosa stia succedendo, ma piano piano si appiattisce in una serie di incontri successivi, anche slegati tra loro, che si limitano ad annoiare. Anche la scena finale, con Selene deus (� proprio il caso di dirlo!) ex machina, che arriva giusto in tempo per spiegare tutta la verit� a Jonathan, stride con l'impianto di azione pura della parte precedente dell'episodio, e finisce col dare una certa immagine di disorganicit� di fondo. Dalla sceneggiatura si salvano alcune trovate interessanti, come il combattimento tra le auto a pag.25, e la bella sequenza finale, nella quale lo sguardo di Jonathan contro il cielo � decisamente emblematico: l'esatta interpretazione di tale sguardo � lasciata alla sensibilit� del lettore.
Prova mediocre per Sergio Giardo, che ci ha spesso abituato ad altri livelli di cura delle tavole. Le creature fantastiche sono prive di fascino, specialmente gli scagnozzi senza nome del Divoratore di Anime; ma anche il serpente marino non � da meno, e a tratti appare pure ridicolo e grottesco pur se inserito in una scena dal sapore parzialmente drammatico. Scarsa la cura dei fondali, anche nelle scene urbane che invece avrebbero richiesto un'enfasi maggiore per rimarcare lo straniamento di Jonathan, che si trova nel suo mondo ma contemporaneamente fuori di esso. Poco riuscito infine anche l'effetto di "congelamento" che prelude l'arrivo di creature male intenzionate. L'aspetto del Divoratore di Anime, pur dovendo rispecchiare alcune indicazioni (che trovate nella scheda della storia), risulta quasi ridicolo e assai poco minaccioso, anche nella sua versione di "demone incappucciato", che ricorda quasi il simpatico e assai poco minaccioso Orko di Masters of the Universe!
Molto bella la copertina di Giancarlo Olivares, una delle migliori della serie. Degno di lode inoltre che si affrontino tematiche "difficili" all'interno di una serie decisamente
"leggera" quale � Jonathan Steele, sfruttando per questo le possibilit� del genere fantasy,
che permette di "mascherare" dietro al paravento della magia temi altrimenti difficili
da affrontare direttamente.
|
|