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" Il gioco di Morte"

TESTI
Bartoli e Recchioni

DISEGNI
Venturi e Burchielli

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Scheda n.22
Scheda n.23
Scheda n.24

Il vecchio John Doe cede la strada a uno nuovo... ma senza Morte.

Il cerchio si chiude!
recensione di A.Pons

Dopo 24 numeri si � chiuso il primo ciclo narrativo di John Doe, com'era gi� stato annunciato a suo tempo dal duo Bartoli e Recchioni. Prendendo a prestito un'espressione cara agli amanti dei serial americani, potremmo dire che John Doe sia arrivato alla fine della sua prima stagione. In genere, arrivati all'ultima puntata, tutti i buoni telefilm chiudono gli interrogativi rimasti in sospeso e ne aprono altri, in modo che lo spettatore sia invogliato a proseguire nella visione della serie seguente. John Doe non sfugge a questa regola anche se allo scopo un episodio non basta, e ne occorrono ben tre.

In questi ultimi tre albi Recchioni e Bartoli decidono di dare un'accelerata alla serie facendo finalmente tornare all'azione Joh Doe che, nei numeri precedenti, sembrava essersi perso in una serie di storie che non facevano evolvere la vicenda principale in nessun modo e nemmemo davano l'impressione di portare il protagonista verso un particolare finale. Col numero 22, invece, si assiste da subito a quello che sembra un epilogo definitivo al tira e molla con Tempo e alla decisone di John di recuperare la falce dell'Olocausto.

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John Doe e la falce dell'apocalisse
disegno di Walter Venturi
   
 

Ovviamente, con Tempo dalla propria parte, era possibile nascondere la falce in un qualsiasi punto della storia e del mondo. Recchioni e Bartoli hanno optato per un posto in cui non sfigurasse un ospite d'eccezione, una guest star di notevole peso che ha portato a un cross over interessante e inaspettato. John Doe ha infatti affidato la custodia della falce a Dago, il giannizzero nero, creato dal duo Robin Wood e Alberto Salinas e pubblicato abitualmente sulla testata omonima edita dall'Eura Editoriale. Dago non fa una mera comparsata, nel numero 23 � un coprotagonista a pieno titolo, e Recchioni e Bartoli si spingono addirittura, con il beneplacito di Wodd, a rielaborarne le origini narrandoci di un incontro tra Morte e lo stesso Dago, quando quest'ultimo stava annegando nelle acque veneziane.

Ma, oltre alla presenza di Dago gli albi 22 e 23 non hanno molto da dire se non di un'epica battaglia, moltissimi contro pochissimi, che si lascia vedere ma non aggiunge nulla di nuovo al genere. I protagonisti cercano di emergere e di diventare epici e di lasciare gloriosi ricordi di s� con le azioni e le parole, ma ogni tanto sembrano prendersi troppo sul serio, stridendo un po' con i toni scanzonati e surreali tipici dell'intera serie.

L'ultimo numero, il 24, porta John a scontrarsi con tutti i suoi nemici e, non crediamo di anticipare nulla di inaspettato a rivelarlo, a sconfiggerli. E non potrebbe essere altrimenti, visto che John viene aiutato da subito dal...Destino. E poi lui � l'eroe della serie, lo abbiamo sempre saputo noi e l'ha sempre saputo lui. E' proprio questo l'asse portante della serie: il protagonista � sempre stato conscio di essere un predestinato, di essere l'uomo sotto la luce dei riflettori e non si � mai sottratto. Anzi, gli � sempre piaciuto essere un vincente e non si � mai fatto troppe paranoie mentali, del tipo supereroe americano moderno, se gli altri sono pi� deboli, indifesi e, in sostanza, delle semplici comparse.

"Anche tu lo sai come andr� a finire, eh? Dai, l'avrai sicuramente letto da qualche altra parte o visto in qualche film"
   
Questa convinzione � stata abilmente stemperata dagli autori (forse fino all'abuso) attraverso lo stratagemma di fare di John uno dei pochi personaggi a fumetti che dimostri di aver letto altri fumetti, libri e di aver visto parecchi film. Sembra essere l'unico personaggio che quando si trova in situazioni trite e ritrite, che siano esse citazioni volontarie o semplici mancanze di originalit�, sappia strizzare l'occhio al lettore dicendogli: -"Anche tu lo sai come andr� a finire, eh? Dai, l'avrai sicuramente letto da qualche altra parte o visto in qualche film".

A questo punto il lettore entra decisamente in sintonia col protagonista, � stato dimostrato che hanno qualche cosa in comune, e ci� che far� dopo passer� in secondo piano anche se sar� una cavolata... lo si perdoner� come si perdona un amico. Recchioni e Bartoli non hanno mai nascosto le loro fonti di ispirazione, anzi, in ogni albo dedicano una intera pagina a spiegare le fonti delle loro "citazioni". Una volta che ti scopri cos� non � pi� molto importante cosa hai da dire, ma come lo dici, come lo rielabori, e in queste rielaborazioni di situazioni e generi John Doe ha fatto il suo cavallo di battaglia.

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Dago e John Doe
disegno di Walter Venturi

Per concludere con un giudizio globale sulla serie potremmo dire che Recchioni e Bartoli hanno avuto sicuramente una buona idea ma non sempre sono riusciti a svilupparla al meglio, concedendosi alcuni punti bassi di troppo. In aggiunta troppi albi sono risultati del tutto avulsi dalla trama principale, e se ci� � ammissibile in una lunga serie mensile, riteniamo che in una miniserie gli albi "riempitivi" debbano essere estremamente limitati. Inoltre, alcune volte le trame degli episodi si sono dimostrate fragili e poco coerenti, anche per una serie sopra le righe come questa, quasi a dimostrare una incerta e continua ridefinizione del personaggio e del suo background, durata praticamente fino agli ultimi albi.

I disegni si sono sempre mantenuti su di un discreto livello, senza tuttavia raggiungere mai vette eccelse. Ma questo va messo in conto quando a disegnatori giovani ma gi� talentuosi come Emiliano Mammuccari, Andrea Accardi, Maurizio Rosenzweig, Giuseppe Manunta, Walter Venturi, Riccardo Burchielli e Elisabetta Barletta si affiancano alcuni esordienti assoluti o con pochissimi lavori alle spalle. D'altra parte iniziative di questo tipo servono anche a lanciare nuovi talenti, e questa non � cosa da poco. Un discorso a parte meritano le copertine di Massimiliano Carnevale, sempre ad altissimi livelli per tutta la serie. Con tutto l'affollamento che c'� in edicola, distinguersi immediatamente � indispensabile, e un copertinista come questo pu� rivelarsi un valore aggiunto.

In sostanza se questa prima serie ha gettato delle buone basi, nella prossima gli autori dovranno spingere ancora di pi� l'acceleratore sulla qualit� cos� da permettere alla testata di decollare definitivamente e prendersi di diritto un posto tra le alternative bonelliane.

 

 


 
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