Je t'aime, Lucressià, moi non plus!

scene da nessun matrimonio
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Je t'aime, Lucressià, moi non plus!
Prove tecniche di Megalomania

Je t'aime, Lucressià, moi non plus!

Intendiamoci...

Oh, intendiamoci, cara Lucrezia, amore platonico. Adoro le tue fobie, le tue ubbie, le tue nevrosi. Adorerò anche le tue psicosi, quando le svilupperai. Purché siano su carta. Dal vivo, adorabile Lucrezia, stammi lontano!

In giro per la rete

Silvia Ziche
il sito dell'autrice
Silvia Ziche aggiunge un nuovo capitolo alle (dis)avventure della sua Lucrezia, ormai prossima agli anta, e vieppiù tormentata da parenti improbabili, ex fidanzati parassiti, amici perdutamente innamorati, amiche stolidamente prole-centriche. La Nostra appare un po' meno alla ricerca del Principe Azzurro, ma siamo sicuri che sotto sotto non è proprio così. I suoi terrificanti superpoteri, cose del genere della Lagna Ammorbante e del Senso di Colpa Paralizzante, girano a mille e invadono ogni pagina del nuovo libro, Prove tecniche di megalomania. Perché sì, Lucrezia è anche megalomane. Il classico genio incompreso - pardon: inespresso. Lucrezia è un genio inespresso, il passo evolutivo successivo all'incomprensione: l'incompreso - poverello - ci prova, e nessuno - bastardi! - lo capisce; l'inespresso non ci prova. Genio puro. Ma le tavole zichiane non sono affollate solo dei superoici poteri del Genio Inespresso: a infestarle - non bastassero appunto le manifestazioni dell'Inespressa, ci sono i suoi amici e parenti. E subito rivaluti Lucrezia. A incontrarne la nonna c'è da restarci secchi, il solo modo per avere a che fare con la tremenda vegliarda sarebbe di abbatterla a vista; i genitori di Lucrezia farebbero augurare a chiunque l'essere orfano; Luca, lo storico, ormai ex, fidanzato, ha dato un nuovo senso alle parole scroccone e cialtrone - un senso molto, ma molto più ampio del più ampio gli abbiate mai dato; dalle amiche mi guardi iddio, che dalle nemiche mi guardo io; e lui, Beppe, il Povero Amico continua e continuerà a guardarla, sempre più bovinamente innamorato, sempre più ovviamente senza speranza.

Silvia Ziche
La mamma di Lucrezia... cioè, no! Insomma, avete capito :-)


(c) degli aventi diritto

Silvia Ziche<br>La mamma di Lucrezia... cioè, no! Insomma, avete capito :-)<br><i>(c) degli aventi diritto</i>

Ma allora perchè...

Ma allora, perché Lucrezia è adorabile? Perché iniziare a leggerne le tavole e le vignette significa mettersi d'impegno a superare Usain Bolt per arrivare in fondo? E perché, arrivati in fondo, si resta depressi perché non ce n'è più?

Ma perché Lucrezia è nostra sorella, è l'amica di tutta una vita, è la ragazza che piange sulla nostra spalla (per il contrario ci si deve attrezzare altrimenti: chiedere a Beppe), è la donna a cui vogliamo bene (mica è masochista solo Lucrezia, vero Beppe?). In ultima analisi perché ciascuno di noi è Lucrezia (mica è masochista solo...).

Prove tecniche di megalomania
La cover

(c) Rizzoli/Lizard, disegno di Silvia Ziche

Prove tecniche di megalomania<br>La cover<br><i>(c) Rizzoli/Lizard, disegno di Silvia Ziche</i>
Tic, nevrosi e parenti colorano anche le nostre vite, e anche per noi è impossibile trovare la varechina. Quanto meno nei frangenti in cui la sfiga ci perseguita o cediamo al Lato Oscuro (del Vittimismo Cosmico, altro terribile superpotere lucreziano; oppure dell'infingardaggine). Perché, anche, Silvia Ziche è ormai padrona assoluta del suo personaggio, e plasticamente lo manovra per esplorare ogni riposta piegolina dell'esistenza quotidiana di un'ordinaria umana urbanizzata del (per pochi anni ancora) florido mondo occidentale. E l'arma, o meglio il rompighiaccio che usa per insinuarsi tra quelle spire aggrovigliate che sono le fisime di un'umana del genere, è l'umorismo. Sempre misurato, garbato ed equilibrato; ma mai scontato, delicato e flebile. Lo sguardo è benevolo, anche l'autrice non può fare a meno di volere bene alla sua creatura, ma non per questo buonista: Lucrezia, poverella, può fare ben poco per nascondere la sua vita, le sue frustrazioni e le sue magagnucce. Però non nasconde neppure la sua ironia e autoironia (perché a sprazzi prende coscienza di sé.. ;-)). E quando è ironica la sua lingua affetta bene chi le capita sotto. Lo sguardo di Silvia Ziche è in fondo benevolo anche nei riguardi degli altri umani urbanizzati occidentali che popolano il suo fumetto; con loro, però, lo staffile penetra più addentro le carni: scoprite anche voi perché un eventuale pargolo di Lucrezia farebbe lo psicanalista. La vecchiarda che Lucrezia si ritrova per nonna è letterariamente adorabile perché è una bastarda senza cuore; la mamma perché è un'egoista da manuale (tale madre, del resto..). Ma entrambe lasciano trapelare qualche botta che la vita ha dato loro e certo ha inciso sul risultato finale di quel che sono: si limita a descrivere la realtà, Silvia Ziche; e lo fa con grande aderenza alla medesima, utilizzando lo specchio deformante della satira solo per focalizzare la nostra attenzione là dove è necessaria. E come le due antenate di Lucrezia, tutti gli altri personaggi. Oddio, anche a lambiccarsi per benino il cervello è difficile trovare giustificazioni per l'ex di Lucrezia e la sua neghittosità. Le donne hanno la vendetta ustionante ;-). Certo, al fondo c'è molto di un rimirarsi l'ombelico in queste pagine. Però c'è modo e modo di contemplarselo: a saper leggere, il fuoco della camera di Silvia Ziche è allargabile dal carneo circoletto alla nostra intera noosfera di cittadini di un occidente intrappolato nei miti e riti della agonizzante civiltà del consumo; e soprattutto orbati di un progetto esistenziale che evada dai limiti dell'immediata gratificazione personale. E in questo l'ironia non è guarnizione o effetto speciale: è programma costitutivo, è l'allargarsi del diaframma dall'ombelico al mondo esterno.

Chiodi fissi
Quando proprio non si trova il Principe Azzurro...

(c) aventi diritto, disegno di Silvia Ziche

Chiodi fissi<br>Quando proprio non si trova il Principe Azzurro...<br><i>(c) aventi diritto, disegno di Silvia Ziche</i>

Je t'aime...

Fondamentale per l'amore smodato che si prova verso Lucrezia e il lombrosario che le gravita attorno è infine il disegno. Ancora una volta Silvia Ziche non nasconde nulla dei suoi personaggi, a partire dall'amore che anche lei prova per loro. Li ritrae bruttini, mediocri, perfino sgraziati: proprio come davvero essi sono. E ugualmente sa renderceli simpatici, piegando del giusto la loro realtà con quel farne dei pupazzi incredibilmente umani e incredibilmente cartooneschi. In modo che non ci riconosciamo in loro. Be', che non ci riconosciamo al punto di sentircene depressi, ma anzi al punto di ridere in primo luogo proprio di noi stessi. Poi arriva anche il turno di Lucrezia&co., perché di loro si ride di cuore. Nitido e dettagliato, il disegno comunica dinamismo e nevrotica vitalità. Tutti i personaggi sono illuminati da un'espressività che è tanto fisica e gestuale quanto mimica. Il tratto umoristico, come accennato, non mina in nulla il realismo profondo delle loro personalità e azioni; il netto bianco e nero conferisce vigore al segno.

Je t'aime, Lucressià, moi non plus! Ma patti chiari e niente scherzi, stammi lontana, baby...

Prove tecniche di megalomania, testi e disegni di Silvia Ziche, edito 2009 da Rizzoli / Lizard - prezzo €14,00.