ubcfumetti.com
Indice del SitoNovità !Cerca nel SitoScrivi a uBC
InteractiveInterviste




uBC INTERVISTA



Mi-ti-co. Oggi tutto � mitico: dal rapper 17enne che ha inciso 3 canzoni, all'ultimo snack con le scaglie di cocco. In mezzo a tanto abuso, ci sia consentito di usare l'aggettivo, per una volta non a sproposito. Chiunque abbia memoria storica del fumetto italiano e di quella che oggi � la Sergio Bonelli Editore, non potr� non associare il nome di Gino D'Antonio all'aggettivo mitico. Rubandogli una mezz'ora nei corridoi di Via Buonarroti, si scopre per� che altri sarebbero gli aggettivi pi� adatti a questo vitalissimo 73enne: modesto, semplice, schietto, innamorato del suo lavoro. Ecco quello che ci ha raccontato, rinunciando per chiacchiarare con noi a una visita di lavoro allla redazione de "Il Giornalino".

Intervista a Gino D'Antonio
articolo di Paolo Ottolina

Per la biografia dell'autore vedere la Scheda del Database.

(13k)
Storia del West, disegno di D'Antonio
(c) 2000 SBE
   

C'� una cosa che risulta molto evidente, leggendo la Storia del West, ed � il fatto che alle prime avventure scanzonate e ingenue (vedi il Pat MacDonald bambino che, in puro stile "Piccolo Sceriffo" conquista la ribalta dell'azione e si fa beffe di cattivi-macchiettistici), segua poi un crescendo molto pi� drammatico, finch� non arrivano i toni cupissimi di "Vento d'autunno". Il tutto si accompagna alla perdita dell'ingenuit� e della verginit� politica e morale degli Stati Uniti: questa progressione parallela fu a lei ben presente sin dal concepimento della Storia del West o venne da s�, senza un progetto predefinito?

Quest'atmosfera di tristezza e di malinconia che c'� nell'ultima parte non era una scelta, era semplicemente dovuta al fatto di dover raccontare una serie di eventi oggettivamente tristi. Intendiamoci, le lotte tra bianchi e indiani, con morti da ambo le parti, ci sono sempre state, per� allora era uno scontro normale tra un tipo di cultura e un'altra, che sempre � avvenuto nella storia. Alla fine, invece, c'� proprio un'atmosfera di tramonto, perch� gli indiani, che non sono mai stati capaci di formare un popolo unico, di offrire una resistenza unitaria, si avviano alla scomparsa. E allora � logico che il periodo eroico, affascinante delle scoperte e della frontiera scompare a vantaggio di questo tramonto. Un tramonto che non tocca solo gli indiani, per�. Se guardiamo ai cowboys del Texas, questa era gente che oltre a farsi un mazzo cos�, respirava avventura, scoperte, vicende vere. Quando poi nascono i Baroni del bestiame, � come passare dal negozietto all'ipermercato: questa spersonalizzazione � la fine del West.

Dal punto vista narrativo la cosa che balza all'occhio � il progressivo diradarsi dell'uso della didascalia. Ha incontrato resistenze, da parte dell'editore?

No, non ricordo particolari problemi. Anche perch� ho continuato a usarla, in certe occasioni. Mi davano particolarmente fastidio le didascalie come "Il giorno dopo...", "Nel frattempo...", perch� pensavo si dovessero risolvere con la sequenza grafica. Anche adesso, se ne avessi la necessit�, le userei. Perch� un "pezzetto di letteratura", senza voler essere troppo ambizioso, � un qualcosa che pu� aiutare lo spirito del racconto.

Nello stesso periodo in cui le didascalie iniziavano a sparire dalle sue sceneggiature, lo stesso accadeva su Ken Parker. � lei che ha influenzato Giancarlo Berardi o il contrario?

Quando � cominciato "Ken Parker", io facevo la SdW da un pezzo. Penso che ognuno impari da quello che lo precede, scelga qualcosa e ne scarti altre. Ma � una cosa normale. Non per questo mi qualifico come maestro. Per� penso che qualcosa della SdW l'abbiano visto e apprezzato, perch� il sistema narrativo era indubbiamente diverso da quello in voga.

Il fulcro della saga � Pat MacDonald. Che cosa rappresenta questo personaggio nella SdW?

Lo sviluppo del West � una storia senza un protagonista unico. Lui collegava un po' tutti gli eventi e i personaggi. Serviva da collegamento fra le varie storie. E incarnava l'animo pi� avventuroso, pi� rude, tutto d'un pezzo, del West. A differenza del figliastro, Bill Adams, che ad esempio si faceva molti pi� scrupoli, era pi� problematico.

A fare i pignoli, alla fine della saga Pat MacDonald va ancora in giro a menare le mani nonostante dovrebbe avere 80 anni suonati...

Beh, quella � una licenza narrativa (ride, NdR). Anche se in verit� gente come Picasso o Anthony Quinn ha fatto figli dopo gli 80 anni...

Come mai, tra tutti i personaggi storici, scelse di elevare al rango di protagonista proprio Wild Bill Hickok?

No, solo perch� offriva pi� possibilit� di evoluzione. E anche di essere associato alle avventure dei vari MacDonald. Poi, aveva un fascino che altri non avevano, secondo me. Carson, ad esempio, indipendemente da come � rappresentato in Tex, ha fatto varie cose: la guida, il trapper, ha combattuto con gli indiani, � stato agente indiano, ha comandato truppe. Ma non aveva quell'aria romantica che gli � stata costruita intorno. Poi, in effetti, per la saga c'era all'inizio solo un progetto di massima...

Provi a raccontarcelo.

C'era l'idea di una saga divisa in tre parti, ognuna delle quali aveva al centro una generazione di famiglia MacDonald. Insieme a questo, feci una selezione degli avvenimenti che, nella loro successione, potevano dare un'idea chiara della storia. Per�, poi, sono intervenuti tanti cambiamenti in fase di lavorazione. Ad esempio, quando scoprii la storia dei cammelli portati nel deserto del sudovest, decisi subito di fare una storia su quello (� il n.15 "Missione pericolosa", NdR). Io avevo sempre una gran paura di annoiare, perch� trovo che le riduzioni storiche non siano molto avvincenti.

Allora, a questo proposito, vorrei chiederle un giudizio sui "Protagonisti" di Rino Albertarelli.

Albertarelli era un uomo e un artista di gran valore. "I Protagonisti" era, senz'altro, una serie molto documentata. Forse troppo documentata.

(32k)
D'Antonio e i suoi personaggi in un omaggio realizzato
da Lidia Tacconi

(c) 2000 degli autori
   
 

Parlando di West e di Bonelli, lei ha mai avuto offerte o ha mai chiesto di lavorare su Tex?

No. Ora lo scrive Nizzi, e sono storie pi� costruite. Allora i tempi erano diversi (ride e gesticola come a dire "che tempi!", NdR). Non voglio fare il critico, ma allora il lavoro era molto alla buona. E molti, compreso Gianluigi Bonelli andavano avanti a braccio. Non facevano una programmazione precisa, almeno per quel che sapevo. Insomma, per me era un modo di lavorare abbastanza noioso, poco stimolante. Di scriverlo non � mai venuto in mente, anche perch� disegnavo molto ma scrivevo meno di oggi. E di disegnarlo non me la sarei sentita. Se avessi avuto necessit� lo avrei fatto, ma ho avuto occasioni di lavorare su storie che mi divertivano di pi�.

Le dispiacque il fallimento di Bella & Bronco?

S�, quella � cosa che mi ha dato fastidio. Io mi divertivo molto a scriverla. Si divertivano i disegnatori. E io penso che fosse una serie gradevole. Forse, questo formato delle 64 pagine... Eppure credevo e credo che non conta il numero delle pagine, ma offrire una storia completa, ben costruita...

Passando ai suoi lavori pi� recenti, come si � trovato a lavorare su Julia? Sappiamo che Berardi esige un controllo ferreo su chi mette mano ai suoi personaggia...

Ho fatto una storia e rester� l'unica. � stata abbastanza rimaneggiata. Ed � anche giusto che Berardi richieda una certa uniformit� di atmosfera agli altri sceneggiatori e ai disegnatori. Per� non rifarei un'altra storia. � il solito punto: finch� uno deve lavorare per forza a una testata... Ma se posso scegliere, preferisco evitare e fare altro. Non corrispondono al mio modo di raccontare queste sequenze ultra-prolungate che ci sono. Che uno per bersi una birra ci metta tre tavole, perch� deve prima alzarsi, poi aprire lo sportello del frigo, stappare la lattina... Ora che arriva a berla, praticamente non ha pi� sete! Io sono stato disegnatore e so quanto sia frustrante lavorare su tavole del genere. Si vede che i disegnatori di oggi sono pi� bravi di me. O pi� mansueti (sorride, NdR). Preferisco una narrazione pi� sintetica. Penso di riuscire a mettere sempre un bel po' di roba in 94 pagine. Certo, a volte, 10 pagine in pi� farebbero comodo. Ma la dimensione classica per me � ottimale.

Quindi la sua collaborazione, ora, in Bonelli, � limitata al solo Nick Raider. Come si trova nella gestione del personaggio, che negli ultimi tempi sembra aver messo in congelatore i personaggi di contorno? Lei ha sempre scritto dei Nick Raider in cui al giallo si affiancano scorci di commedia umana.

In effetti la mia idea � che un giallo racconta sempre la stessa storia. Uno ammazza un altro, e bisogna scoprire chi � stato. Di per s� diventa ripetitiva. Quando uno vede e legge "Il silenzio degli innocenti", capisce che � un qualcosa che si avvicina al massimo raggiungibile in quel campo. Per� se devo leggere, o scrivere, tre storie consecutive di serial killer, allora mi rompo. Quindi credo proprio che quello che rende una storia diversa sono proprio i personaggi di contorno. Quando mi � stato chiesto di collaborare alla serie, mi parlarono dell'87� Distretto di McBain per capire come impostare il lavoro. Io non l'avevo mai letto, perch� ho smesso di leggere gialli da molto tempo. Me ne hanno prestati molti, di quella serie. Ma li ho trovati noiosi: secondo me, l� � sbilanciato nell'altro senso. C'� troppo peso per i problemi personali e la storia � ridotta al minimo. Per� quella � la strada. Non � concepibile un distretto in cui lavorano in due. Perch� uno � vecchio (Art, NdR), un altro sta solo alla scrivania (Jimmy, NdR)...

Una delle storie pi� riuscita della serie � proprio il suo speciale (NRsp7) "Una giornata nera".

Tento sempre di dare un po' di peso agli altri agenti. C'� la Sala Agenti, e cosa fanno l� dentro? Giocano a scopa? Si raccontano le barzellette? Evidentemente stanno l� a rubare lo stipendio, senza far niente. In quel caso ebbi l'idea di ambientare l'intera storia all'interno del Distretto, e penso con risultati interessanti. Il mio sforzo, comunque, � quello di fare sempre storie corali e di dare spazio ora a questo ora a quel personaggio. C'� anche un altro problema, che � quello della riconoscibilit� dei co-protagonisti. Ad esempio, c'� una poliziotta, Mary Ford, che avr� cambiato faccia 40 volte. Quando la devo far disegnare, do disposizioni che si rifacciano a quella di Brindisi, di "Una giornata nera".

Oggi, lei ha definitivamente appeso la matita al chiodo e si dedica solo pi� alle sceneggiature?

S�, perch� ho molte richieste. Oggi ci sono pi� sceneggiatori, ma il numero non � sufficiente. Scrivere una storia a fumetti non � cos� semplice come potrebbe sembrare. Disegnare mi piace, ma per me adesso � pi� faticoso. Ci vogliono tante ore di applicazione e l'et� pesa.

Qual � stata la sua ultima storia da disegnatore?

Oh, beh, cos� su due piedi non ricordo... Deve essere stato sul Giornalino, dove facevo un personaggio che si chiamava Susanna. Ho scritto tutte le storie ma ne ho disegnate solo una parte, e l'ultima anche in tempi relativamente recenti, una decina d'anni fa circa. Comunque, se devo fare un disegno non ho difficolt� ma il lavoro vero e proprio di disegnatore l'ho messo da parte. Per�, chiss�, non si pu� mai dire...
 

 


 
(c) 1996 uBC all right reserved worldwide
Top
http://www.ubcfumetti.com §