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Le ultime (o le nuove?) avventure di Gregory Gregory Hunter è morto. No, non il personaggio, ma la serie, chiusa col numero 17 "L'ultima sentinella". |
Nelle ultime 32 pagine di questo numero (nel capitoletto intitolato "Una scelta difficile" GH 17) Serra sceglie di congedarsi dal suo pubblico proiettando Gregory e Badger verso avventure il cui svolgimento è lasciato all'immaginazione degli stessi lettori. Un finale certo imperfetto (che bisogno c'era di svelare la vera natura del Monaco errante?) e senz'altro non del tutto appagante (si preannuncia che Badger ritroverà la sua amata Na'hal Nah, ma non si dice, ad esempio, se Gregory riuscirà a liberarsi di Brynner), eppure al tempo stesso commovente con quel "continua!" pronunciato nell'ultima vignetta di pag.98 dallo staff di Gregory al completo e col suo implicito dimostrare il rimpianto, da parte di Serra, per non aver potuto continuare a raccontare egli stesso le avventure che affida alla nostra fantasia. In questo stesso commiato, fa però capolino Gigi Simeoni per pubblicizzare l'uscita nelle edicole (il 3 agosto, ovvero a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione de "L'ultima sentinella") di un Maxi Gregory Hunter contenente due sue storie del Ranger dello spazio, "La terra delle lunghe ombre" GH m1a e "Il nido del crotalo" GH m1b. Un paio di storie senza infamia e senza lode da smerciare - in un periodo favorevole alla lettura com'è quello estivo - soltanto perché Sime le aveva ormai completate?... Tutt'altro! Se questo è il canto del cigno, viene da augurarsi che l'agonia editoriale del personaggio si protragga ancora a lungo :-). Queste storie (realizzate interamente - testi e disegni - da Simeoni) sono infatti quanto di meglio si sia potuto leggere riguardo Gregory, accanto ad alcune parti della storia di esordio ("Il ranger dello spazio" GH 1-3), al surreale capitolo in cui Brynner racconta le proprie origini (al termine de "Le origini dello spettro" nel n.4), alle scoppiettanti 96 pagine de "La barriera stellare" GH 7 e a buona parte de "Il tempio della paura" GH 11-12. Tutto quello che negli albi della serie regolare funzionava sporadicamente, qui funziona alla perfezione, dalla prima all'ultima delle 334 tavole (salvo un paio di tempi morti, ininfluenti sulla resa globale). Ponendosi come scopo quello di offrirci, essenzialmente, avventura e divertimento (le due storie sono, per certi aspetti, un semplice pretesto per inanellare gag e scene d'azione), Simeoni sfrutta nel migliore dei modi gli elementi caratterizzanti la serie.
Ma ancor più è da apprezzare la caratterizzazione di Gregory. Anche nei migliori numeri della serie regolare, Gregory appariva un personaggio un po' legnoso. Troppo granitico, troppo chiuso in sé, troppo eroe privo di personalità se non, addirittura, di identità (malgrado si siano potute leggere ben due storie sul suo passato). Nelle storie del Maxi, invece, Gregory è senz'altro un duro, ma non affronta imperturbabile le missioni che gli sono affidate, come dimostra il suo colloquio finale col re dei washak, al termine de "La terra delle lunghe ombre", o il dialogo con Akee nel corso del duello all'ultimo sangue imposto dal Crotalo. Senza rubare la scena a Badger, Gregory dimostra di essere anche un tipo dalla battuta pronta, al limite dell'autoironia metafumettistica ("Non uccidermi!", implora uno sgherro del Crotalo, vedendosi puntare la pistola contro... E Gregory, dandogli una botta in testa per toglierselo di torno: "Sono un eroe positivo, io, che diamine!"). Senza timore di esagerare, vedo nel Gregory di Sime il vero erede dello Zagor al quale rinviava Serra citando, a pag.8 de "Il ranger dello spazio", il primo albetto a striscia dello Spirito con la scure. O vedo anche, in lui, una sorta di fratello maggiore dello Swan di Hammer (la serie di fantascienza della Star Comics per la quale Sime scrisse due storie, il n.4 "La montagna che canta" e il n.8 "Miraggio, coraggio").
Anche a livello di sceneggiatura, ho trovato ottimo l'uso delle didascalie. Né sovrabbondanti come negli Zagor e nei Tex di 40 anni fa (e come, almeno in fase di progettazione, Serra voleva che fossero per Gregory), né completamente assenti come nelle sceneggiature dei "moderni" Ken Parker e Dylan Dog. Sime sceglie il giusto mezzo. Ovvero didascalie che vengono inserite solo quando sono effettivamente necessarie, col risultato di sveltire i tempi, di mantenere alto il ritmo (quando invece delle didascalie sovrabbondanti e pleonastiche - rispetto a quanto già visibile nelle vignette - non avrebbero fatto altro che rallentare lo scorrere della trama). Perfetti anche i disegni. Sime sceglie, anche in questo caso, il giusto mix fra realismo e grottesco (i volti non sono quasi mai eccessivamente caricaturali). Il tratto, abbastanza rapido senza essere sommario e senza dar luogo ad approssimazioni, mantiene altrettanto rapida l'azione. Più in generale, sono rimasto colpito da una certa versatilità dell'autore, che conoscevo solo per i suoi lavori realistici realizzati per Hammer e per Nathan Never. Qui, per adattarsi allo spirito della serie, Sime rinuncia al suo cavallo di battaglia (i retini: vedere "Un nuovo futuro" NN g3 per credere) per rifarsi un poco anche a serie apertamente grottesche come Alan Ford (quello di una volta) e persino, mi pare, alle antropomorfizzazioni della produzione Disney più recente. Fra le due storie, entrambe godibili, merita senz'altro maggiore attenzione la seconda. Dopo una partenza lenta, "Il nido del crotalo" cresce - in velocità dell'azione, in comicità, in inventiva - sempre più. Merito, innanzitutto, dell'entrata in scena dei fratelli Clucher, versione aliena degli attori Bud Spencer e Terence Hill all'epoca di film come "Lo chiamavano Trinità..." e "Altrimenti ci arrabbiamo". Ma merito anche di efficaci riadattamenti di ambientazioni western (la stazione orbitale Margarita come terra di frontiera, col suo sceriffo, il suo robot-vecchietto...) e di ottime rielaborazioni di materiali già visti, come gli scontri nella giungla con degli alieni alla "Predator", con passaggio dalla medesima tensione del film interpretato da Schwarzenegger (i membri dell'equipaggio della Brigante sembrano cadere impotenti e smarriti, uno ad uno, sotto gli artigli dei rettiloni) ad una sorta di versione parodistica di questo stesso spunto. Come chiudere quindi questa recensione se non con un andate e comprate? :-)
Ma - mi spingo oltre - il successo (di critica e di pubblico) delle due storie di Sime potrebbe addirittura far rinascere davvero il personaggio, consentendogli di vivere una nuova e più fortunata avventura editoriale. Slegato dalla continuity (si noti, ad esempio, in questo Maxi, l'assenza della sottotrama legata a Brynner, personaggio eliminato per un curioso malinteso), slegato dal peso di dover risolvere la crisi del fumetto (vedi le dichiarazioni di Serra nell'anteprima/intervista pubblicata da uBC due anni fa), Gregory potrebbe rivivere una tranquilla esistenza di fumetto d'evasione di qualità in Maxi o speciali da pubblicare una volta l'anno (slegandosi quindi dal peso delle 96 pagine da pubblicare obbligatoriamente ogni mese) in cui si alternino ai testi e ai disegni autori che si pongano come unico scopo quello di creare storie dinamiche, scanzonate, divertenti.
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