Qui, la Legione


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Chi sono i protagonisti?

Colonnello Max Chevalier. Il più giovane colonnello della Francia e soprannominato cavallo di ferro dai suoi subalterni. È un esperto stratega e ottimo militare, che però odia la burocrazia e la diplomazia, cosa che lo porta sempre ad essere in contrasto con i politici e lo stato maggiore e sempre sull’orlo d’essere degradato. Temuto e odiato dai suoi nemici, ma che riconoscono il suo valore, tanto da soprannominarlo il leone bianco. Allo stesso modo è odiato dai suoi legionari, per la sua disciplina ferrea, ma amato perché marcia e attacca insieme a loro in prima linea oppure perché li riceve, li ascolta e li conosce tutti personalmente. In battaglia non si tira mai indietro, tanto d’affrontare in prima persona lo sceicco Ben-Omar e anche Behanzin nel Dahomey, ovviamente entrambi uccisi da Chevallier.

Capitano Francis Didier. Il bello e dannato del gruppo. Didier si caratterizza per la ferita che ha sul naso, ma anche perché è sempre circondato di belle donne, anche aristocratiche, che lo portano ad essere al centro di scandali. Incallito bevitore e fumatore, non è strano trovarlo in qualche cella. In battaglia viene chiamato dai suoi nemici Didier il leone, per la sua destrezza nel combattimento.

Capitano Jacques De Fontenac. L’aristocratico e uomo di cultura del gruppo. Porta sempre il suo monocolo ed il suo frustino con sé, ed è soprannominato il principe da Chevallier stesso. Tra i quattro centurioni del colonnello è l’ultimo ad unirsi, durante la guerra con la Prussia nel giugno del 1870. Non esita a rispondere alla chiamata in Algeria, piantando la sua promessa sposa ed il suocero influente e gettando alle ortiche un futuro da diplomatico per le roventi sabbie dell’Africa.

Capitano Renè Bosch. Alias Mille Facce e principe delle spie, Bosch conosce tutti i dialetti berberi, le loro abitudini ed è un esperto nel camuffarsi. La sua arma principale è l’astuzia. Ha un carattere tranquillo ed è di poche parole, ma i suoi occhi non stanno mai fermi e vive sempre tra le ombre.

Capitano Kozakovitch. Il colosso dalla testa rasata. Anche se è belga, tutti lo chiamano polacco per via del suo cognome. Inizialmente non risponde alla chiamata di Chevallier, perché in cerca della figlia, che si è unita ad una banda di criminali. Purtroppo la figlia muore, per salvargli la vita, e lui si unisce ai suoi vecchi compagni che sono venuti fino in Francia per cercarlo. Lo stesso cognome sarà utilizzato per Max Kozakovich, il polacco del duo Kozakovich & Connors, sempre degli autori Wood-Garcìa Duràn. È temuto da tutti per il suo temperamento rude e la sua forza bruta. La sua arma caratteristica è una mazza ferrata, mentre tiene la pistola nell’altra mano. Stranamente, stringe amicizia con padre Moreau, riconoscendo il coraggio del piccolo prete. Kozakovich muore in un fortino nel deserto, per salvare la vita ai suoi soldati, durante l’assedio dei berberi.

Capitano Alexis Konstantinos. Il gigante greco. Viene introdotto da Fernàndez per colmare il vuoto lasciato da Kozakovich, dato che ha lo stesso carattere impulsivo ed è dotato da grande forza fisica. A rimarcare questo fatto, anche lui usa la stessa mazza ferrata del polacco. Passa a formar parte degli angeli della guerra di Chevallier, durante la spedizione nel Dahomey.

Tenente Jean Pierre Legrand. Aristocratico che prima disprezza i legionari ma poi si offre volontario per servire sotto gli ordini di Chevallier dove viene contagiato dal virus della legione. Muore nel sesto episodio.

Sergente Schwartz. Il leggendario sergente dalla voce di tuono e incubo di reclute e soldati. Dal fisico possente e fiero in battaglia. Durante una missione è salvato da una donna musulmana, di nome Fadiah, che diventa sua moglie e con cui avrà un figlio. Custodisce i suoi legionari come fossero figli suoi, tanto da morire per salvare una giovane recluta durante un attacco alla casbah.

La morte del sergente Schwartz

(c) Editorial Columba / Eura Editoriale

La morte del sergente Schwartz<br><i>(c) Editorial Columba / Eura Editoriale</i>

Sergente Mulele. È un algerino da tempo al servizio del colonnello Chevallier, tanto da diventare il suo braccio destro. È un esperto di coltelli, del deserto e della lotta contro i berberi. È l’unico a non portare il chepì della legione, ma il classico fez o tarbush dell’Africa del nord.

Sergente Portugal. Fa parte dei Bat D’Af, i battaglioni punitivi della legione, conosciuti anche come gli allegri. Severo ma molto protettivo con i suoi soldati. Protagonista di un piccolo ciclo di storie insieme al freddo e fiscale sergente Zulù ed i legionari più indisciplinati del reggimento, tra cui Jacques Brias (morto in una rissa per la pugnalata di un malavitoso), Angelo Pisano, il giocatore d’azzardo Pierre Rumas e il guercio Luois Piquet. Portugal muore ucciso dagli stessi criminali che uccisero Brias, durante una spedizione punitiva per vendicare il compagno caduto.

Legionario Renato Andreani. Italiano che odia tutti i suoi superiori e non sa cosa sia il rispetto, tanto da farsi tatuare la parola "porco" sulla mano, facendo vedere la scritta ogni volta che fa il saluto militare. Per questo scherzetto viene mandato in carcere per due settimane dallo stesso generale che stava per promuoverlo. In particolare, Andreani ha sempre dei continui battibecchi con il sergente Schwartz, anche se i due si apprezzano sotto la loro scorza di veterani. Uno dei migliori soldati del reggimento e il trombettiere ufficiale, che durante il funerale del tedesco non riesce a suonare e scoppia in lacrime per la perdita dell’amico.

Didier e De Fontenac sbalorditi dal saluto di Andreani
Sulla mano si legge porco

(c) Editorial Columba / Eura Editoriale

Didier e De Fontenac sbalorditi dal saluto di Andreani<br>Sulla mano si legge porco<br><i>(c) Editorial Columba / Eura Editoriale</i>

Legionario Smith. Un ex-pugile inglese, che durante una scommessa tra Chevallier ed un ufficiale tedesco deve difendere l’onore della Legione affrontando un gigantesco pugile teutonico. Contro tutti i pronostici riesce a vincere ed è portato in trionfo dai compagni. Successivamente morirà nel deserto per mano dei berberi.

Legionario Maurice Regis. Figlio del governatore del Dahomey che si unisce alla Legione, contro la volontà del padre. Sua sorella s’innamora di Chevallier, ma muore durante la battaglia finale con le tribù africane.

Infermiere Pierre Legrasse. Questo strano medico è perennemente ubriaco ed attaccato a qualche bottiglia, cosa che lo porta ad essere sempre in contrasto con i suoi superiori. Nonostante tutto è un ottimo elemento che svolge al meglio il suo lavoro. Si mormora che era un medico di fama mondiale, ma non si conoscono le ragioni per le quali si sia arruolato nella legione o sia sempre ubriaco. I legionari feriti sanno che arriveranno vivi a Sidi-Bel-Abbes perché, come spiega lo stesso Legrasse, ha scommesso una bottiglia di vino per ogni ferito che riesce a riportare con vita.

L'infermiere Legrasse

(c) Editorial Columba / Eura Editoriale

L'infermiere Legrasse<br><i>(c) Editorial Columba / Eura Editoriale</i>

Padre Jean-Luc Moreau. È il cappellano assegnato al secondo reggimento della Legione. Piccolo, gracile e con gli occhiali, quello che gli manca in fisico gli avanza nello spirito. Dall’animo nobile, tanto da aiutare e medicare anche i nemici, e prendersi varie pallottole per fermare gli stessi dal far saltare il forte. Questo merita il rispetto dell’erculeo Kozakovich, e tra i due nasce un’amicizia condita con lunghe chiacchierate di fronte a un buon bicchiere di vino. Ha dei modi poco ortodossi per obbligare i legionari ad andare a messa e soprattutto per tenerli svegli durante le funzioni.

Bevuta tra Padre Moreau e il capitano Kozakovich

(c) Editorial Columba / Eura Editoriale

Bevuta tra Padre Moreau e il capitano Kozakovich<br><i>(c) Editorial Columba / Eura Editoriale</i>

Chi sono gli avversari?

Berberi. Durante la prima cinquantina di episodi non c’è mai un avversario ricorrente, ma la Legione affronta di volta in volta una diversa tribù del deserto. In questa lunga lista spicca lo sceicco Ben Omar, che sfida a duello e muore per mano di Chevallier. Molto dopo apparirà anche lo sceicco Halem che, in una miniserie, riunisce le varie tribù beduine e affronta la Legione dopo il loro ritorno dal Dahomey, morendo crivellato dai legionari mentre carica con la scimitarra sguainata dopo la sconfitta dei suoi. Altra citazione necessaria è quella delle donne dei berberi, torturatrici dei prigionieri, sempre con i loro ferri roventi pronti e terrore dei legionari.

Kurt Brohm. L’emissario tedesco che fornisce armi ed istiga la rivolta di Behanzin nel Dahomey.

Wolbe, il tedesco. Il Braccio armato di Brohm. Muore per mano di Renè Bosch.

Behanzin. Il capo tribù dei nativi del Dahomey. Un gigantesco uomo di colore, sanguinario e crudele che guida i suoi contro i francesi, grazie all’aiuto dei tedeschi. I suoi guerrieri sono sconfitti dalla legione e lui muore ucciso in duello dallo stesso Max Chevallier.

In giro per la rete

Connessioni fuori dal sito UBC:
Editoriale Aurea
Il sito ufficiale della Casa Editrice, subentrata all’Eura nella gestione del parco testate.

Robin Wood (in spagnolo) sito ufficiale del creatore di "Qui, la Legione", con la scheda di tutti i suoi personaggi, oltre a molte anticipazioni e curiosità.

Guida alla lettura

Le storie di Qui la Legione in Italia sono pubblicate dalla Eura Editoriale (oggi Editoriale Aurea) in due diverse collane:

  • Skorpio. Settimanale. Pubblica tutta la serie a partire dal 1982 in ordine cronologico. Pubblica anche la ristampa dell’epoca Wood-Garcìa Duràn e i primi episodi di Fernàndez, come inserto omaggio, tra il n.44 del 1990 e il n.52 del 1991.

  • Giganti dell’Avventura. Mensile. Pubblicato dal 1996. Albi brossurati (formato cm 21x29, 240 pagine circa) che con cadenza variabile ripropongono in sequenza cronologica le avventure di Qui la Legione, fermandosi sempre agli episodi disegnati da Garcìa Duràn. L’intero blocco, con alcuni episodi omessi e togliendo quasi sempre la prima e l’ultima pagina, è stato proposto in tre volumi, i n. 11, 14 e 20 della collana.

Dicono di loro

"..l’attenzione dell’Eura si concentrò [..] su una serie dalle caratteristiche decisamente più popolari. Qui la legione narra le vicende avventurose di un gruppo di legionari ben caratterizzati, guidati dal carismatico Max Chevalier."
[da "Wood in Italia: le tre fasi della sua presenza", articolo di Luca Lorenzon su Fucine Mute]
"..è il primo e unico fumetto corale di Wood: i protagonisti non sono solo il colonnello Max Chevalier e i suoi ufficiali, ma anche la truppa dei semplici legionari."
[Marco Pesce in "Robin Wood", biografia dello scrittore]