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DOPOLAVORO
GIUGNO 1999

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Dialoghi nella rete

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Bonelli e la tradizione

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Gea n.1

Dopolavoro
Dialoghi nella rete  

Quanto � tradizionalista Bonelli? E i suoi lettori? Se non seguite abitualmente i newsgroup non perdetevi questa bella discussione tratta da it.arti.fumetti.

Bonelli e la tradizione


interventi di Marco Pesce, Moreno Roncucci, Kumagoro, Moreno Burattini (dal Newsgroup it.arti.fumetti)

Marco Pesce:
Il pubblico Bonelli � tradizionalista.
Lo dice Sergio Bonelli stesso nell'introduzione a Gea 1:
"Da instancabile appassionato di scommesse fumettistiche, mi sono allora chiesto quale sarebbe stato il risultato dell'impatto tra il pubblico tradizionalista della nostra Casa editrice e una nuova creazione dello sceneggiatore-disegnatore che si stava facendo largo nella piccola folla dei nuovi autori."
Non male come provocazione, eh? :-)
Come rispondera' il pubblico a questa domanda?

Moreno Roncucci:
Beh, senza troppo stupore: il pubblico Bonelli in genere si _considera_ tradizionalista! ;-)

Kumagoro:
Perch� E' tradizionalista! Come lo chiami chi oppone un "vade retro" a Bacilieri?

MR:
E tutti quelli a cui invece Bacilieri e' piaciuto, non sono "pubblico Bonelli"? ;-) Io mi riconosco in pieno nel termine "tradizionalista" nel senso che, pur seguendo tutte le novita' e le nuove "tendenze", non considero una cosa "nuova" aprioristicamente "migliore" E che le "tradizioni" le conosco, e quindi e' difficile gabbarmi con le solite minestrine riscaldate di tante "novita' editoriali" E tradizionalista non vuol certo dire reazionario, chiuso a riccio, o roba simile.

K:
Certo non vuol dire l'opposto, comunque.

MR:
Mi interessa molto di piu' far notare una nuova aggiunta alla "solita lista" di fumetti preferiti da Sergio Bonelli....

Che a Bonelli piacciano Torpedo (ma perche' non lo pubblica lui in Italia, allora? Sigh...), Conan e il Punitore (piu' come personaggi che come ultime storie, penso...), non e' una novita', l'ha detto tante volte, e' puo' stupire solo quelli che non avendo mai letto nulla di suo lo considerano un vecchietto fermo agli anni 50.

K:
Lui pu� anche andare in giro in motorino e farsi il piercing, ma la sua regolamentazione artistica parla un'altra lingua. Quella del "voi" e del "maledizione".

MR:
Stai confondendo quello che pubblica con quello che legge. Torpedo non si esprime proprio con "maledizione"... ;-)

K:
Le sue letture saranno anche nobili, ma poi lascia che il linguaggio delle sue serie stia fermo a canoni stilistici d'altri tempi (una delle cose che non gli perdono, qualunque cosa tu dica).

MR:
Canoni stilistici d'altri tempi? Cosa intendi dire?

K:
Intendo dire che il LINGUAGGIO degli albi Bonelli non corrisponde alla realt� che vuole rappresentare. Bonvi se n'� accorto. Fino a quando non si risolver� questo problema, non potr� considerare meglio di cos� i Bonelli ATTUALI (e non parlarmi degli anni '60, ti prego. Sto giudicando la situazione ADESSO, trent'anni dopo tutte le rivoluzioni non-evolutive). E come ti ho gi� detto, li stimo per molti motivi. Tu mi dirai che, ad esempio, nemmeno il linguaggio del maistream americano � libero di esprimere tutto quello che dovrebbe. Be', ma io considero appunto i Bonelli come qualcosina di pi� del mainstream americano.

MR:
La gabbia di 3 striscie non e' un "canone di altri tempi", e' una maniera di narrare. Usata (e in maniera molto piu' accentuata) anche da Alan Moore in Watchmen, fra l'altro.

K:
Alan Moore non l'ha usata in tutte le opere he ha scritto, per�. Seagle e Kristiansen (e non stiamo parlando dei pi� grandi geni del fumetto americano, o di quelli dotati del pi� grande potere contrattuale) hanno voluto fare un episodio fuori schema per House of Secrets, e l'hanno fatto. La gabbia di 3 strisce � una maniera di narrare? Bene, la si usi, ma perch� sempre? Ogni tanto variare � deleterio? E' questo il conformismo, e hai ragione in pieno a indicare i responsabili in primis nei lettori abitudinari e chiusi e in secundis negli autori pigri e soddisfatti dello status quo. Pu� darsi che se gli arrivassero proposte diverse Bonelli le accetterebbe.

Gea ha movimentato il layout? Speriamo, non l'ho ancora preso. Intanto Faraci ha messo ben in chiaro che la sua sceneggiatura per Dylan Dog � stata revisionata varie volte, perch� erano state dette "alcune cose non consone alla politica editoriale vigente". Ha ammesso che alla Disney � abituato a regole ben pi� selettive, ma comunque � passato da un Manualetto del Perfetto Sceneggiatore Rispettoso a un altro.

E questa "politica editoriale vigente" da quanto vige? Sono passati i decenni, la societ� � cambiata, la gente � cambiata, i lettori sono cambiati, ma i personaggi continuano a darsi del voi? (Gea da del voi alla gente? O Enoch � riuscito a ottenere anche questa PAZZESCA innovazione?). Negli anni Novanta si pensa ancora che i lettori si scandalizzerebbero se Dylan Dog a un certo punto esclamasse "Merda!". (Coro di "Oooooh" dei lettori bonelliani...). Non comprerebbero pi� quella pubblicazione di Satana?

MR:
Nelle serie nuove viene tranquillamente violata (vedi l'ultimo Gea, per esempio), mentre in quelle tradizonali viene conservata, appunto, la tradizione. Non viene snaturato tutto alla forsennata ricerca della "moda" del momento (tu come lo vedresti un Tex manga?)

K:
Inutile e stupido, ovviamente. Ricerca della moda � un conto, credibilit� in un contesto reale un altro. Non girare la frittata a tuo favore. Di' quello che vuoi, ma il linguaggio delle serie Bonelli � una pietosa ipocrisia.

MR:
Cose piu' "sperimentali"? Leggiti i vecchi Orient Express. Mi pare ovvio pero' che gli esperimenti non li fa certo nelle testate piu' popolari e vendute, mica e' un suicida...

K:
NO! Le voglio ADESSO! E le voglio diffuse, non limitate a piccoli contentini annuali di grandi maestri riconosciuti! Voglio che ogni sceneggiatore sia libero di fare come Bonvi. E vorrei che anche Bonvi fosse stato libero di usare tutte le parole che avrebbe voluto usare.

E, soprattutto, non parlo assolutamente di esperimenti azzardati e intelletualistici. Parlo di un sacrosanto "Merda!" quando il personaggio sta per essere squartato da un demone. Parlo di Sclavi che scrive una sceneggiatura simile a uno dei suoi romanzi e ne tira fuori un volume di 150 pagine in formato graphic novel. Disegnato da un Roi libero di gestirne il layout come decide lui, se ancora si ricorda come fare. E se opter� per la gabbia di 3, saranno lui e Sclavi ad averlo scelto. Parlo di criminali che non si esprimono come educande. Parlo delle scene oniriche di Napoleone realizzate in maniera un po' pi� spregiudicata. Parlo di cose semplici che sembreranno mostruose al pubblico bonelliano.

MR:
Inoltre, parlando di "novita'", quante di queste sono arrivate in Italia sulle testate del "tradizionalista" Bonelli? Dall'idea stessa del fumetto come di oggetto da conservare in libreria (prima serie gigante di Tex, 1957), all'idea che il fumetto potesse trattare convivere con il rigore storico (Storia del West), all'idea che si potesse fare fumetto _rigoroso_ SULLA storia (I protagonisti), all'idea che si possa legare impegno sociale e rigore morale al fumetto (Zagor, meta' anni 60...), al primo vero anti-eroe del fumetto italiano (Mister No, 1974) al "caso" Ken Parker (in cui nel 1976 vengono usate tecniche narrative che gli americani sono ancora convinti che abbia inventato Alan Moore nel 1986...), alla coraggiosa collana "Un uomo un Avventura" (li hai gia' letti tutti?), fino all'inconcepibile Dylan Dog (che infatti spiazzo' tutti...), etc.

K:
Dylan Dog a parte, cos'� cambiato negli ultimi 25 anni? In positivo, intendo. Ci sono nuove testate che seguono la moda in maniera pedestre e squallida. Ma non mi esalterei molto per queste belle innovazioni. E Dylan Dog stesso � praticamente rientrato nei ranghi.

MR:
Adesso si e' un po' messo in disparte, lasciando maggiore carta bianca agli autori. Da una parte si puo' capire, dopo 40 anni passati a rinnovare il fumetto italiano uno puo' anche stufarsi. Dall'altra il pubblico "moderno" ha fatto chieramente capire che le novita' non le vogliono e desiderano sempre la solita minestra (sara' per questo che criticano Bonelli?)

K:
No, � per questo che continuano a comprarne e leggere meccanicamente gli albi. Saltando quelli di Bacilieri. Bonelli ingabbia i suoi autori con regole soffocanti che contribuiscono a renderli artigiani invece che artisti.

MR:
Regole soffocanti? Invitiamo Ade Capone e Luca Enoch a parlare delle ampie liberta' creative che concede Bovini ai suoi autori? Oppure ti devo fare un po' di casistica sui comportamenti tenuti da Marvel e DC (anche nella "moderna" Vertigo, con le censure a Morrison?)

Ci sono cose che non mi piacciono nella casa editrice Bonelli. Le tavole e i volti ridisegnati, per esempio. Ma non sono cosi' ingenuo da credere che il resto del mondo sia una culla di liberta' creativa. E se gli autori di fumetti in Italia hanno quel po' di indipendenza che hanno ora (per poca che sia) e' anche merito di Sergio Bonelli che a differenza di altri non li tratta come pezze da piedi...

Inoltre, nessuno vieta ad un autore Bonelli di andare a fare una storia "come gli pare" per il centro fumetto Andrea Pazienza, o per Glamour, o per Blue. Certo, guadagnerebbe (solo per quelle poche tavole, fra una produzione Bonelli e l'altra) un po' di meno (o proprio niente). Perche' sono cose che si vendono meno.

Pero', chissa' perche', non vedo la coda di autori che vogliono farlo. Si contano sulle dita di una mano. Sara' che il richiamo dell'arte e' minore del richiamo dell'artigianato ben retribuito? O il crimine di Bonelli e' appunto quello di pagarli troppo bene?

Vuoi vedere Bonelli sperimentare di piu', aprire al fumetto francese, americano, a nuovi formati, ad autori come Battaglia, Bilal, Moebius? Arrivi tardi, l'ha gia' fatto. Con risultati (a suo dire) molto deludenti.

K:
Mi basta molto meno. Mi basta che lasci liberi i suoi autori di creare senza uniformarsi.

MR:
Secondo te lo ha detto lui a Sclavi di fare Dylan Dog?

K:
Secondo te Sclavi l'avrebbe fatto tal quale se avesse avuto la possibilit� di non frenarsi?

MR:
Guarda che se Bonelli costringesse i suoi autori a pubblicare solo quello che piace a lui, Nathan Never, Brendon e Legs chiuderebbero domani (emm... a ripensarci Bonelli lascia TROPPA liberta' creativa agli autori...) Dici che si sarebbe dispiaciuto se Memola avesse creato un nuovo Ken Parker o un nuovo Mister No (come innovazione e livello artistico, non come personaggi...) invece di Jonathan Steele?

K:
Non quello che piace a lui, non � questo il problema. Quello che risponde allo Stile Bonelliano. E poi avr� anche collaboratori, no? (Mi dicono che Canzio la pensi esattamente come lui, comunque). Chiss� quanto gliel'avranno menata con il tormentone "la fantascienza vende! Facciamo questa serie di fantascienza e sar� un successo!". Non lavora mica per la gloria, se l'affare c'era (e indubbiamente c'� stato), era naturale che lo si portasse a compimento.

Guarda, io sono convinto che la produzione seriale bonelliana sia qualitativamente una delle migliori del mondo, se non LA migliore (parlo delle serie lunghe pi� di 100 uscite, non degli esperimenti coraggiosi e/o economicamente fallimentari come "Un uomo, un'avventura" o l'attuale "I grandi comici del fumetto"). Di certo superiore a quella americana Marvel e DC. E anche alla media di quelle giapponesi.

Eppure proprio in Giappone, tanto additata terra dei bampa, societ� conformista e massificata, agli autori � permesso gestire la propria creazione liberamente.

MR:
Dici? Io ne dubito. Ho visto TROPPE serie partire in maniera tanto commerciale da essere ripugnate (Berserk, per esempio), e solo DOPO diventare qualcosa di meglio.

K:
E questo cosa c'entra? E' stato il consiglio di un editor a fargli cambiare strada, pensa un po'. Mr. Editor Illuminato ha indirizzato Mr. Autore Promettente ma Niubbo e Debilitato da Trascorsi Bronsoniani. Bisogna fargli un monimento a gente cos�. Ma non gli ha mai detto che le situazioni erano troppo crude o il linguaggio troppo aspro o la costruzione della tavola troppo libera. Patti chiari: tu, Autore, sei qui per vendere. Coraggio, vendi. Ma per farlo, scegli tu come. Hai questa serie fantasy in mente? Disegni decentemente? Bene, al lavoro. Se vendi, ti pubblichiamo, se non vendi sei out (non da un giorno all'altro, comunque. Diciamo che la serie diventa una mini-serie). Se poi per vendere ti inchini al volere del pubblico, affari tuoi e della tua coscienza artistica, se sai cosa sia.

Figurati che una delle svolte in Berserk � stata l'eliminazione di un sacco di elementi inseriti per sdrammatizzare (l'elfetto malefico) o esaltare (le avventure giramondo dell'invincibile guerrierazzo spaccatutto) o attirare i bampa (i vari mostroni fine-livello).

MR:
Anche in Giappone mi sa che per farti prendere da Shohen Jump devi presentargli una proposta MOLTO commerciale...

K:
Infatti Berserk non viene pubblicato su Shonen Jump. La differenza � che TU AUTORE mi presenti una proposta che IO EDITORE giudico degna della mia attenzione e delle pagine della mia rivista (e in futuro dei miei tankobon). Ti dico "Facciamola". Poi ti lascio farla, giusto controllando che non esageri e scantoni nell'illegalit�. E che rispetti il target prescelto.

Ma non c'� un linguaggio predefinito, n� una struttura della pagina predefinita. Se vuoi copiare Tezuka, e vendi, sei libero di farlo. Se non vuoi farlo, e vendi, sei libero di farlo. Apri una rivista nipponica e trovi comunque un sacco di stili selvaggiamente diversi. Altro che "i manga". Hai visto Pulp. Ikegami si pu� confondere con l'otomiano Yoshida o con quela sorta di underground di tal Matsumoto? Ed � tutto materiale della stessa casa editrice, probabilmente prodotto dalla stessa rivista (condividendo genere e tipo di pubblico).

MR:
Poi immagino che se uno non vuole essere commerciale ci saranno altre case editrici piccole per cui pubblicare. Come in Italia... eh, no, in Italia non ci sono. Tutte fallite per scarse vendite, o dedite solo a ri-impacchettare roba fatta da altri, o molto piu' commerciali di Bonelli.

Effettivamente, io credo che Bonelli abbia avuto in un certo senso un effetto deleterio sulle piccole case editrici italiane. I suoi fumetti sono fatti TROPPO bene, sono TROPPO innovativi, hanno un livello tanto alto da soddisfare anche il pubblico che vuole qualcosa di piu' di Dragonball. Alle piccole case editrici rimane poco da fare, e devono adattarsi negli spazi rimasti liberi (sperimentalismo estremo, traduzioni, cartonati, etc.)

Se al posto di Bonelli ci fosse stato Bovini, o qualcun altro dedito a fare robetta commerciale pre-masticata, ci sarebbero molti piu' lettori schifati in cerca di altro...

D'altronde, in qusto caso, non ci sarebbe nemmeno il fumetto in Italia, visto che nel periodo fine anni 70- inizi anni 80 Bonelli ha salvato il fumetto italiano (traduzioni comprese) praticamente da solo. Se non ci fosse stato lui adesso non ci sarebbe nemmeno un fumetto in edicola, solo Topolino e il Giornalino per abbonamento...

Bonelli e' molto, molto piu' "moderno" del suo pubblico. Lo provano non solo Ken Parker, ma gli stessi Dylan Dog e Nathan Never (il fatto che sia venuta fuori una mezza schifezza non cambia il fatto che in Italia chissa' perche' gli esperimenti li fa sempre Bonelli, cioe' il piu' grosso di tutti. Non ti pare strano? Come se al cinema i film sperimentali e artistici li facesse tutti la Disney...)

K:
In questo � di sicuro da elogiare. Ma non � che abbia un granch� di concorrenti.

MR:
Li aveva. Fino agli anni 60, Bonelli era una PICCOLA casa editrice. Hai presente la Magic Press? Beh, fino all'idea geniale del Tex gigante, molto piu' piccola. Poi ha cominciato a macinare innovazioni su innovazioni, lasciando al palo tutti gli altri.

Negli anni 70, mentre Bonelli rifiutava di accettare pubblicita' sui suoi albi (aumentava il prezzo piuttosto, senza calare il numero di pagine come faceva la Marvel...), tutti gli altri editori facevano a botte per essere i primi a far pompini alla TV. La Rizzoli trasformava l'"antiquato" corriere del ragazzi in Corrier Boy, la Corno metteva i poster di Fonzie e le rubriche di Fogar, La Universo puntava alle donnine nude in copertina (fare fumetti migliori? Nah, tanto i lettori di fumetti sono un branco di fessi...)

Tutti falliti. Tutti questi "furbi", che erano "moderni", "alla moda", sempre alla ricerca delle "nuove tendenze". Kaput. Come si meritavano.

Per anni, nelle edicole italiane si trovava SOLO Bonelli. L'ultimo rimasto. Che di fronte ai giornalisti che chidevano "si dice che perda un 10% di lettori all'anno: quando abbandona i fumetti, che non li vuole piu' nessuno?" rispondeva "io continuo a fare questo mestiere finche' c'e' qualcuno che me li compra. Poi andro' in pensione" E intanto lanciava sul mercato Martin Mystere, Dylan Dog, Bronco e Bella (emm... mica sempre si puo' far successo, no? :-))

Ora l'arrivo di SANDMAN fra i fumetti preferiti di Sergio Bonelli pone ora un nuovo dubbio: come faranno ora tutti quelli che leggono solo X-Men o Manga e schifano la Vertigo a dare ancora del "tradizionalista" al Sergione Nazionale? ;-)

K:
Ma quale arrivo! Sono anni che lo definisce "uno dei pochi fumetti americani che avrei voluto pubblicare"! Il Sergione perder� la sua fama di tradizionalista quando pubblicher� un fumetto come Sandman (e non citarmi il solito Ken Parker, che non c'� pi�).

MR:
OK, allora ti cito Lucky Like, Asterix, Le leggende d'oggi di Bilal-Christin, le satire di Lauzier, Cabanes, Gli "un uomo un avventura" con Toppi, Pratt, Manara, Bonvi, Battaglia, etc, gli speciali di Bonvi-Cavazzano, i Dylan Dog dal 10 al 70, Magico Vento, Napoleone di Bacilieri, Julia (con tutte le remore sulla gestione, e' comunque una serie unica nel mondo del fumetto...), ora Gea, etc...

K:
No, intendo prodotti italiani, realizzati internamente. E serie lunghe come Sandman...

MR:
La Storia del West? 75 albi esatti.

K:
... libere esteticamente e graficamente...

MR:
Ken Parker Magazine?

K:
... nell'impostazione della tavola e nella grafica del colophon...

MR:
Pilot?

K:
... libere di mettere in copertina quello che gli pare, non una posa del personaggio che da il nome alla testata.

MR:
Un uomo, un avventura?

K:
Casi isolati non fanno testo.

MR:
Fammi capire, vuoi serie a termine, e quando te le dico rispondi "casi isolati"? ;-)

Moreno Burattini:
Al�, bravo Moreno, questa s� che � una arringa! E poi su IAFB dicono che sono io l'avvocato d'ufficio della Bonelli!

K:
Gi�, ma a te almeno ti pagano... ;-)

MR:
Bisogn�ra' che mi faccia assumere dalla Bonelli come Difensore Ufficiale nei Newsgroup Usenet... ;-)

Comunque, non e' Bonelli in realta' che deve pagarmi. Sono io che sto pagando un debito. Il debito che io (ma non certo solo io) come appassionato ho nei confronti della persona che ha impedito che tutto il fumetto italiano facesse la fine del Monello (morto) o di Topolino (peggio che morto)

Forse qui, veramente, mi merito la qualifica di Quarpa. Perche' mostro la mia eta'. Mostro che sono quasi trent'anni che leggo fumetti, e seguo quindi la situazione del mercato. Mostro che non sono arrivato fresco fresco in un edicola da pochi mesi convinto che lo spazio espositivo (limitato) che hanno ora i fumetti ci sia sempre stato.

E mi ricordo.

Mi ricordo quando tutti gli editori, meno uno, si sono sputtanati un patrimonio di milioni di lettori per inseguire ogni moda televisiva del cazzo che arrivava. Mi ricordo quando tutti gli editori, meno uno, trattavano gli autori come braccianti extracomunitari, costringendoli a cambiare lavoro od a emigrare. Mi ricordo quando tutti gli editori, meno uno, hanno dimostrato di non avere il minimo rispetto per i lettori. E quando tutti gli editori, meno uno, hanno mollato il fumetto perche' era stronzata per bambini ormai defunta che non rendeva abbastanza.

Poi, quando "qualcuno" ha dimostrato che il fumetto non era morto e sepolto, ma poteva ancora rendere, sono arrivati gli altri. Quelli che hanno capito che vendere fumetti rendeva di piu' che fare album da colorare (ma ci hanno messo anni a capire che sono cose differenti), quelli che tutt'ora credono di vendere patate, quelli che ieri fumetto, oggi playstation, domani carta da pacchi, purche' se magni, quelli che hanno gia' le valige pronte per andarse dal fumetto quando quei fessi di lettori smetteranno di comprare "quelle cazzate dei fumetti"...

Quelli che, come altre volte, come sempre, si dilegueranno non appena le loro politiche editoriali dissennate e a breve temine (stile "prendi i soldi e scappa") daranno i frutti che danno sempre: la delusione dei lettori e la crisi.

E, come sempre, rimarra' solo Sergio Bonelli a mantenere in piedi la baracca, inventando ancora una volta qualcosa per far tornare almeno parte dei lettori. Poi, solo poi, come sempre, arrivanno a scopiazzarlo editori piu' "giovani", piu' "alla moda", piu' "nuovi", a dare al pubblico "le ultime travolgenti novita' che solo noi possiamo fornirvi, mica quel rudere di Bonelli!". Ma lo diranno, come sempre, con la valigia in mano e il biglietto pronto nel caso non guadagnino subito i mucchi di soldi a cui mirano...

E, come al solito, troveranno tanti lettori, giovani o smemorati, ad acclamarli come quelli che "si', loro amano veramente il fumetto!" Ma se una di queste volte non ci fosse piu' il Sergione nazionale? Se una di queste volte Sergio Bonelli si rompesse i coglioni del pubblico italiano (sempre se non e' gia' successo...), e andasse in pensione a godersi i soldi invece di sperperarli in testate spesso in perdita?

Il pubblico italiano non si merita Sergio Bonelli. Non se lo e' mai meritato. Il pubblico italiano si merita Bovini (sono fatti l'uno per l'altro). Si merita Corrier Boy, le Fantalire e le cartoline shojo. Si merita Jim Lee e Todd McFarlane.

Perche' e' un pubblico bovino, gonzo e smemorato, di cui troppo spesso mi vergogno di far parte.

 

 


 
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