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Dopolavoro
Nov.1997
      

Vecchia aria nuova per Mister No


intervento di Paolo Ottolina

Se ancora non lo avete capito, se ancora non lo avete letto su Fumo di China o Dime Press, ve lo diciamo noi: Mister No se ne torna a casina sua. Bye bye grigia New York, Jerry torna ad annusare i profumi della tropicale Manaus. Perch�? Gli autori, in quel di Lucca, sono stati un tantino reticenti, ma tra le righe era possibile capire che pi� che dal pubblico (diviso sulla nuova ambientazione, ma non ostile in massa, anzi), il ritorno � stato determinato dai mugugni di un recalcitrante editore, poco soddisfatto del trattamento riservato al suo "bambino". Dietrologia a parte, la lunghissima storia in corso di completamento, � stata riarrangiata nel finale: Jerry avrebbe dovuto lasciare la Grande Mela, che per lui diventer� off-limits dopo la messe di intrighi in cui il nostro � coinvolto, per viaggiare un po' on the road per le highways nordamericane. Invece, far� tosto ritorno in Brasile, dove la cara Manaus lo rivedr� all'opera con un'avventura firmata da Mignacco (e intitolata, paradigmaticamente, proprio "Manaus").

E le trame lasciate aperte? E i legami coi nuovi personaggi? E, guardandola da un punto di vista logistico, le storie gi� pronte o in produzione ambientate a New York che fine faranno? Sembra che stavolta, usciranno i Mister No Bis o Maxi Mister No gi� annunciati ai tempi del nuovo corso, e mai realizzati. Saranno volumazzi da 3 storie l'uno, trimestrali o quadrimestrali; ne usciranno probabilmente tre, e in uno di essi, finir� un'avventura importantissima per la biografia del nostro. Questa storia, una doppia, chiarir� il difficile rapporto tra Jerry e il padre, a cui il nuovo corso ha accennato in un paio di occasioni. Alle matite � gi� all'opera il bravissimo Giovanni Bruzzo. Altra news � che l'occhio privato Jerry Drake, visto all'opera nei racconti pulp (molto pulp, pure troppo ;-) "scritti" dall'amico Phil Mulligan (cfr. n.263, "Detective Story"): Colombo sta scrivendo una sua avventura che finir� in uno degli albetti allegati agli speciali.


Abbiamo accennato alla maxi-storia attualmente in corso: gi�, uBC si � scordata di Mister No? Ma neanche per idea, solo che la nuova linea editoriale ha giustamente deciso che una recensione completa si pu� scrivere solo su una storia completa.
In effetti per una storia come questa "Agli ordini della CIA" (il titolo del secondo albo mi sembra ben riassumere il sale della vicenda), sarebbe sciocco e fuorviante dedicare analisi ai singoli albi, perch� gli autori hanno voluto fare un passo fuori dall'autoconclusivit� degli albi per riallacciarsi ai "gloriosi" anni in cui bisognava attendere mesi per leggere la fine di una storia.

Ancora una volta mi permetto di lodare lo sperimentalismo e il coraggio di osare di Masiero & C.: sembra assolutamente folle programmare una storia su cui lavorano 2 sceneggiatori e ben 3 disegnatori (se non conoscete i ritmi "industriali" di un fumetto popolare... provate a immaginarli), uno dei quali cubano (con conseguente invio di fax e controfax Italia/Cuba Cuba/Italia).

Che cosa abbiamo letto finora? Un plot complicatissimo scritto tenendo sulla scrivania i kilometrici tomi del James Ellroy seconda maniera (quello di "American Tabloid", nella fattispecie). Un battaglione di personaggi nella miglior tradizione del neo-noir, ugly & dirty. Un succedersi di avvenimenti fin troppo incalzante che avvince il lettore, e nel contempo lo confonde tra cento rivoli narrativi diversi.

Come giudicare? Soppesando attentamente intenzioni e risultati. Non malaccio la prima parte, con un Masiero che si conferma buon ritmatore di dialoghi. "Gang" non � l'originalit� fatta fumetto, questo � certo: le bande, l'amore adolescenziale contrastato, una figura maschile forte e intraprendente che entra in un nucleo familiare "monco" diventando amante e padre, un innocente capro espiatorio di un omicidio, un tapino incastrato in un'ingranaggio pi� grosso di lui. Tanti (troppi) i riferimenti e le citazioni: da "West Side Story" al recente "Romeo+Giulietta", da "Il principe delle maree" (o qualunque altro film sull'amico della mamma)ai tanti film su bande & mafia, dal bel Leonardo Di Caprio (che presta nome e volto a Leo) a Dylan Dog (che presta nome e volto a Dylan).

Con la seconda parte, "Agli ordini della CIA" tutto si complica improssivamente, dopo 96 pagg. tutto sommato lineari. Sicuramente, � conseguenza del passaggio di consegna nei testi a Marzorati, inguaribilmente "frammentato" nelle sue storie. Pesanti alcune accelarate sul pedale della retorica (v. i dialoghi affettatissimi tra Jerry e Darlene o tra Jerry e Leo), pur nella drammaticit� degli eventi; francamente discutibili alcuni tocchi eccentrici (v. il cane amante delle vecchie foto, smaccato espediente per introdurre i ricordi del corpulento Myrtle Evans, una sorta di Pete Bondurant -cfr. American Tabloid- pi� malinconico). Il finale, con il coinvolgimento personale nella vicenda del povero Harvey Fenner, mi � sembrato eccessivo: era necessario mettere altra carne fuoco?
Buona, invece, la caratterizzazione di Delia e dell'agente FBI Dale Cooper (nome, volto e ruolo rubati papali papali a Twin Peaks).

Con la terza parte, un nugolo di facce nuove si aggiunge alle molte gi� viste in precedenza. Per�, un'azione pi� incalzante, e una maggior presenza in scena di Jerry aiutano il lettore a raccapezzarsi pi� agilmente. A patto che prima sia andato a sfogliarsi i due numeri precedenti...:-). Non vorremmo accanirci, ma un'impressione si fa via via una certezza: Marzorati riesce a sceneggiare in 96 pagg. quello che un qualunque altro sceneggiatore poteva scrivere in 60-70. Le vignette sono addirittura soffocate dai ballons. Quando proprio i personaggi non hanno nulla da dire, Marzorati li fa pensare, con delle cogitazioni cos� lunghe e dettagliate da far invidia al pi� produttivo dei filosofi. E' cos� eloquente il silenzio nei fumetti, perch� assordarci di chiacchiere? Pessimo l'effetto della citazione da Pulp Fiction, assolutamente fuori contesto e per niente buffa (se questo era lo scopo).

I disegnatori. Valdambrini ci offre una New York molto "storica" (grande il lavoro di documentazione) col suo tratto graffiato e non convenzionale. Meravigliose le sue donne: mai vista una Delia cos� bella. Le chine del primo episodio sono pi� coprenti, il secondo suo nr. sembra pi� abbozzato e sporco. Da rivedere alcune anatomie nelle scene pi� dinamiche.

Suarez � invece l'emblema della difficolt� nel coordinare il lavoro con matite tanto diverse tra loro: i volti sono ovviamente assai diversi da quelli di Valdambrini, soprattutto quello di Leo. Il cubano ci sembra stavolta meno preciso e rigoroso che in precedenti storie, con la faccia di Jerry che presenta poca uniformit�. Il dubbio amletico �: ma non c'era una matita italiana a disposizione per questa "quintupla"?

Volendo azzardare dei voti provvisori, diciamo 4/7 di stima al soggetto (nel senso che speriamo in bene, ma per ora l'effetto polpettone � in agguato...), 5/7 alla sceneggiatura di Masiero e 3/7 a Marzorati. 5/7 per Valdambrini e 4/7 a Suarez.
 

 


 
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