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" Il gigante"

TESTI
Tiziano Sclavi
DISEGNI
Giampiero Casertano

Pagine correlate:

E� pi� puntuale della donna del mese: la predica, immancabile, torna regolarmente sulle pagine di Dylan Dog.

BASTA!
recensione flash di Vincenzo Oliva


S�, basta. Ormai � impossibile leggere un albo di Dylan Dog , scritto da Sclavi o da Ruju, senza che salti fuori "l�angolo della morale": la solita filippica contro tutti i cattivi e i mali del mondo. Per carit�, anche in quest�occasione Sclavi avr� detto cose giuste; ma giuste o sbagliate le ha dette, � questo il problema. Scrivere vuol dire comunicare, e dunque uno scrittore comunicher� il proprio pensiero attraverso ci� che scrive; c�� per� una bella differenza tra inserire armonicamente il proprio pensiero nella narrazione, suggerendo al lettore la propria interpretazione, e sbattergli in faccia la propria visione del mondo. Meglio, molto meglio lasciare che il lettore tragga le proprie conseguenze da solo.

E� un peccato vedere ancora una volta una storia - non eccezionale, ma sicuramente gradevole - rovinata dal pistolotto del mese. Pistolotto che - ancora una volta - � oltretutto pesante, inutile e posticcio, dal momento che ben poco c�entrava con la storia fin l� narrata. Ma tant��: l�attuale lettore dylaniano non pu� abbandonarsi al fluire della storia che legge, bella o brutta che sia, senza che l�intermezzo moralistico venga a spezzargli la tensione e fargli cadere le braccia sconsolatamente.

"Lanciamo un appello per salvare Dylan dal pericolo di diventare il Savonarola del fumetto!"
   
Peccato, ancora una volta. Avremmo potuto parlare di un soggetto che pur abusato (visto e rivisto sulle pagine di DD), mantiene comunque una sua vitalit� e un suo appeal: nonsense, ribaltamenti della realt�, giravolte concettuali, intrecciarsi di storie surreali - in una parola l'indeterminatezza del reale -; tutto questo fa parte del bagaglio classico di Dylan Dog, e, pur rappresentando un tipo di storia che ribadisce la relativa debolezza dello Sclavi soggettista, ha permesso allo stesso Sclavi di dar vita a pi� di una buona storia, perch� lascia mano completamente libera allo Sclavi sceneggiatore, infinitamente superiore. Ed infatti la sceneggiatura si dipana con il brio abituale di queste occasioni: dialoghi leggeri ma divertenti, personaggi sviluppati con la mano felice di narratore del surreale. Avremmo potuto... ma Sclavi per primo pone l�accento sulla sua predica, facendo la storia de "Il gigante" veicolo di quella. Ribadisco, dunque, quanto detto nella recensione del numero precedente : "Il voto alla sceneggiatura non �, quindi, tanto un voto che si riferisce alla presente storia, quanto piuttosto la stigmatizzazione di questo continuo "inquinare" gli albi di Dylan con il "buonismo" pi� deteriore. Voto che ripeter� ad ogni "predica" di Dylan (o di chi per lui)."

Inferiore alle sue (notevoli) possibilit�, Casertano. Sicuramente buoni i suoi disegni dei personaggi e degli ambienti fatati e le scene oniriche, resi in modo da trasmettere tutta la carica di mistero o inquietante angoscia dei momenti; meno buone le scene realistiche, un po� troppo piatte e senza vita. Come scarsamente espressivo risulta Dylan, troppo spesso oscillante tra il vagamente perplesso, l�attonito e l�allucinato, ma senza profondit� emotiva: un p� stereotipato. Ad un Bloch notevolmente incisivo ed energico, reso con tratto sicuro, fa da contraltare la figura un p� troppo bamboleggiante e banale di Darby, priva di una vera personalit� grafica, a differenza di quella (fortemente tipizzata ma decisamente delineata) fornitale da Sclavi.

Chiudo ripetendo che la storia stava parlando di tutt�altro prima dello sproloquio di nonno elfo a pag.72, sproloquio che riporto integralmente:

"... ma anche nella realt�, molta gente crede di vivere, e invece non esiste..."

"... sono i potenti e i prepotenti, i violenti, i tiranni, i manager, i presentatori televisivi... e tanti, tanti altri... non esistono perch� nessuno li ama, e nessuno sentirebbe la loro mancanza, se non ci fossero..."

"... e viceversa, ci sono tanti che credono di non vivere e invece esistono... sono le persone infelici, sole, povere, umili, emarginate..."

"... nessuno d� loro importanza, mentre � proprio per loro che va avanti il mondo: non per chi si illude di essere grande e dominare la storia..."

"... ma per le piccole storie riflesse nelle lacrime di chi � triste, abbandonato, dimenticato... se gli uomini lo capissero, allora s� che si andrebbe verso un futuro migliore...".

Sclavi sa scrivere, la sua storia lo dimostra: perch�, allora, infarcire i suoi racconti con simili prediche fuori luogo e fuori tema?

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
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