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E� pi� puntuale della donna del mese: la predica, immancabile, torna regolarmente sulle pagine di Dylan Dog.
BASTA!
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S�, basta. Ormai � impossibile leggere un albo di Dylan Dog , scritto da Sclavi o da Ruju, senza che salti fuori "l�angolo della morale": la solita filippica contro tutti i cattivi e i mali del mondo. Per carit�, anche in quest�occasione Sclavi avr� detto cose giuste; ma giuste o sbagliate le ha dette, � questo il problema. Scrivere vuol dire comunicare, e dunque uno scrittore comunicher� il proprio pensiero attraverso ci� che scrive; c�� per� una bella differenza tra inserire armonicamente il proprio pensiero nella narrazione, suggerendo al lettore la propria interpretazione, e sbattergli in faccia la propria visione del mondo. Meglio, molto meglio lasciare che il lettore tragga le proprie conseguenze da solo. E� un peccato vedere ancora una volta una storia - non eccezionale, ma sicuramente gradevole - rovinata dal pistolotto del mese. Pistolotto che - ancora una volta - � oltretutto pesante, inutile e posticcio, dal momento che ben poco c�entrava con la storia fin l� narrata. Ma tant��: l�attuale lettore dylaniano non pu� abbandonarsi al fluire della storia che legge, bella o brutta che sia, senza che l�intermezzo moralistico venga a spezzargli la tensione e fargli cadere le braccia sconsolatamente.
Inferiore alle sue (notevoli) possibilit�, Casertano. Sicuramente buoni i suoi disegni dei personaggi e degli ambienti fatati e le scene oniriche, resi in modo da trasmettere tutta la carica di mistero o inquietante angoscia dei momenti; meno buone le scene realistiche, un po� troppo piatte e senza vita. Come scarsamente espressivo risulta Dylan, troppo spesso oscillante tra il vagamente perplesso, l�attonito e l�allucinato, ma senza profondit� emotiva: un p� stereotipato. Ad un Bloch notevolmente incisivo ed energico, reso con tratto sicuro, fa da contraltare la figura un p� troppo bamboleggiante e banale di Darby, priva di una vera personalit� grafica, a differenza di quella (fortemente tipizzata ma decisamente delineata) fornitale da Sclavi. Chiudo ripetendo che la storia stava parlando di tutt�altro prima dello sproloquio di nonno elfo a pag.72, sproloquio che riporto integralmente: "... ma anche nella realt�, molta gente crede di vivere, e invece non esiste..." "... sono i potenti e i prepotenti, i violenti, i tiranni, i manager, i presentatori televisivi... e tanti, tanti altri... non esistono perch� nessuno li ama, e nessuno sentirebbe la loro mancanza, se non ci fossero..." "... e viceversa, ci sono tanti che credono di non vivere e invece esistono... sono le persone infelici, sole, povere, umili, emarginate..." "... nessuno d� loro importanza, mentre � proprio per loro che va avanti il mondo: non per chi si illude di essere grande e dominare la storia..." "... ma per le piccole storie riflesse nelle lacrime di chi � triste, abbandonato, dimenticato... se gli uomini lo capissero, allora s� che si andrebbe verso un futuro migliore...". Sclavi sa scrivere, la sua storia lo dimostra: perch�, allora, infarcire i suoi racconti con simili prediche fuori luogo e fuori tema?
Vedi anche la scheda della storia.
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