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" La nuova stirpe"

TESTI
Pasquale Ruju
DISEGNI
Corrado Roi

Pagine correlate:

Che "Essi" siano tra noi non � certo una novit�; ma questo non vuol dir niente. Purtroppo anche il Dylan di questa storia non � una novit�, e cos� un buon racconto "annega" nel buonismo di maniera....

Mamma mia quant�� buono Dylan! (per tacere di Lord Wells . . . )
recensione flash di Vincenzo Oliva


"Essi" sono tra noi: da sempre. Specie diversa da quella umana, ma che con l�uomo condivide le stesse paure, speranze, i comuni dolori.

Un�idea abbastanza simile � alla base de "Il figlio della notte" (1948) (noto anche come "Il signore delle tenebre", una delle migliori opere dell�americano Jack Williamson ; Pasquale Ruju, per�, la sviluppa secondo i canoni "dylaniani", basati sui buoni sentimenti.

E fin qui niente di male: la doppia equazione mostri=buoni e gente normale=veri mostri � un caposaldo dell�estetica dylandoghiana, e - se confinata sullo sfondo - � un normale elemento narrativo, condiviso o meno che sia dal lettore. I problemi insorgono a pag.83, quando dobbiamo sorbirci l�ENNESIMO pistolotto di Dylan: un Dylan come non mai in versione "bimbo buono" e spalleggiato pienamente da Lord H.G. Wells. In una sola tavola Ruju riesce a svilire un lavoro altrimenti ben fatto. Ormai questi interventi sono totalmente fuori luogo, sempre pi� estranei al contenuto (se non anche alla forma) delle storie. Oltre ad essere caratterizzati da una pesantezza condivisa da tutte le espressioni di quel moralismo che � cosa diversa e ben lontana dalla morale.

Un peccato, perch� la storia ha molto di buono. Oltre a un soggetto ben congegnato e ricco di spunti e personaggi poi molto ben sviluppati - compreso il reverendo Blacklaw (storia nella storia) in funzione di deus ex machina finale -, anche una sceneggiatura ben confezionata, caratterizzata da un ritmo elevato, impreziosito dal frenetico alternarsi degli scenari, inframezzato dalla lunga sequenza centrale in flashback, con il racconto di Patricia. Una storia classica e se vogliamo anche banale, per certi aspetti; ma coinvolgente, fluida, "giusta".

"Lanciamo un appello per salvare Dylan dal pericolo di diventare il Savonarola del fumetto!"
   
Decisiva � per� quell�"infelice" pag.83: non tanto in s�, poich� una sola tavola non pu� rovinare del tutto una storia altrimenti buona, ma in quanto esempio del manifestarsi, ormai ossessionante, della vocazione predicatoria degli autori di Dylan Dog (sar� un caso che a sottrarsi all�andazzo sia stato l�"esterno" Michele Medda nel n.154 "Il battito del tempo"?). Il voto alla sceneggiatura non �, quindi, tanto un voto che si riferisce alla presente storia, quanto piuttosto la stigmatizzazione di questo continuo "inquinare" gli albi di Dylan con il "buonismo" pi� deteriore. Voto che ripeter� ad ogni "predica" di Dylan (o di chi per lui).

A "consolare" il lettore, c�� per� Corrado Roi, tornato, se non al meglio, a buoni livelli.

Volendo essere pignoli qualche volto appare troppo rigido, qualche vignetta un po� affrettata (ma quanto lavora Roi?!); ma sono peccati veniali: ritratti come quello di Dylan a pag.29, di Patricia a pag.36, di Bird a pag.59 e a pag.74, o la sequenza a pag.69 dell�attacco di Dottie, valgono l�albo tranquillamente; e ci ricordano chi sia Roi.

La capacit� di Roi di rappresentare il mistero, di trasmettere al lettore le sottili e meno sottili inquietitudini di una storia e comunicare l�orrore fisico e metafisico del Male, sono qui al servizio di un testo che gli fa sicuramente "gioco"; ed hanno perci� modo di risaltare. Difficile ipotizzare che l�artista sia sulla via per tornare in modo costante ai suoi livelli ottimali, ma certo il suo lavoro risulta, per l�occasione, in un gran bel guardare! :-)

Vedi anche la scheda della storia.
 

 


 
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